Il Pornoshop della settima strada (Joe D'Amato, 1979)

Esistono versioni cut e uncut? Suppongo di sì… Era uscito illo tempore x Shendene, o erro?

L’unica versione uncut di questo film esiste in vhs. Chiedere a Franco Grattarola per delucidazioni circa le versioni e l’esistenza della Shendene.

Più che di uncut parlerei di versione insertata.Originariamente era solo un’erotico,poi la produzione ha aggiunto scene hard in cui gli attori venivano controfigurati in pose “oltrecensura”(quella edita dalla Shendene).La Petronio fece causa per questo motivo;Massaccesi dal canto suo spergiurava di non aver girato lui le sequenze più zozze.

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Visto nel '99. Uno dei Joe D’amato più interessanti secondo me, ricordo quasta storia delle scene hard insertate dopo e se non mi sbaglio nel film si nota, cambia proprio la grana della pellicola. Comunque uscì per la Shendene.

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Quindi la versione + completa ha l’hard, giusto? Oltre alla Shendene, altre edizioni? Conosco quella della AVO, con fascetta fuorviante e titolo diverso…

si la Shendene oltre che un ottimo master è quella con gli insert hard. Ti confermo anche una edizione Avo con copertina nera e il titolo cinematografico scritto in giallo nel retro della cover. Riguardo a questo master non so dirti di più avendolo visto a noleggio quando possedevo già la Shendene

La versione Avo non contiene gli inserti hard.

Esatto. Come tutte le edizioni Avo.
Non troverete mai un’ Avo contenente scene hard o quantomeno dove vi sia anche una sola scena che una perchè la Bulath, come precisa scelta editoriale, ha abolito il cazzo dai suoi cataloghi.

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Il nostro mitico Aristide sicuramente sarà incolpevole nell’assurda rieditazione del film con gli inserti hard alla buona. Comunque, con o senza inserti, ci troviamo di fronte ad un grande regista che ha spaziato in tutti i campi della cinematografia.

Non esageriamo: un grande mestierante più che un grande regista.

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grandissima verita.
Di tutti i ripescati nel boom cultarolo è l’unico di cui non riesca ad individuare il “capolavoro”.
Vabbè de gustibus…

Solo nell’hard, a mio giudizio, Massaccesi ha diretto due bei film (“Sesso nero” e “Super climax”). Il resto dalla sua produzione, hard compreso, va dal poco più che decoroso al mediocre.

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figurati come lo vedo io che di hard non capisco una ceppa.

Il pornoshop…è uno dei migliori film di D’amato che mescola bene azione e sesso. La storia è congegnata dignitosamente e c’è la splendida Anne Marie Clementi, purtroppo eclissatasi troppo presto.
Condivido comunque che Joe d’amato è stato fin troppo sopravvalutato: era un bravo artigiano, bravissimo, ogni tanto aveva idee e intuizioni da autore, ma alcuni hanno esagerato a restituirgli importanza.

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per i miei gusti un film per lunghi tratti noioso ed inconcludente, con vistosi cali di ritmo e tempi morti. Soprattutto nella seconda parte, ambientata nella casa fuori città, è abbastanza chiaro che non esista una sceneggiatura degna di questo nome, si procede per inerzia, gli spettatori come i personaggi attendono stancamente che venga il mattino. Ogni fotogramma è finalizzato alla copula, ma le scene sono così brutte e insignificanti da non stuzzicare nemmeno un opossum tenuto a stecchetto per settimane. Pure le musiche mi sono sembrate anonime, e dire che qui sarebbe bastato un po’ di funkettone micalizziano per ravvivare l’ambaradan, soprattutto nei bellissimi scorci descrittivi della New York di fine anni '70 (vero punto forte della pellicola).

Abbastanza ridicoli tutti i personaggi femminili, banalmente caratterizzati in modo univoco: sempre disponibili (anche e soprattutto quando fanno le ritrose) a soddisfare il piacere del maschio. La Clementi pare la controfigura di Cher in questo film. Molto interessante questa sua intervista raccolta da Nocturno, nella quale racconta aneddoti legati al film, a D’Amato (“era un po’ stronzo con me”) e alla sua carriera in generale.

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Secondo Thrauma in uscita a ottobre per Cinekult (…uncut?)

Forse editeranno l’edizione soft, e piazzeranno le scene hard fra gli extra. Lo hanno già fatto…

il master Dahlia era molto buono

di una tristezza infinita l’intervista alla Clementi (alias Romoli). Al di là dello stordimento dei primi minuti (irriconoscibile, sempre una bella donna, ma totalmente diversa da quella del Porno Shop o degli altri film dell’epoca, sembra veramente un’altra persona…e quella boccuccia sospetta!), il punto non è l’aspetto estetico, quanto la Clementi come tipo. Pare una fatina scesa da Marte, tutta mossette e risatine, OVVIAMENTE timida, OVVIAMENTE con una “problematica” tutta sua con l’intimità “erotica”, non si spoglia nemmeno con le persone con cui sta insieme, figuriamoci… e via di pudore, candore e ingenuità virginea.

Rimase scioccatissima dagli insert porno (di cui però era a conoscenza), scioccatissima del titolo che conteneva la parola “porno” (di cui era al corrente), scioccatissima di dover simulare una fellatio, perché ASSOLUTAMENTE il porno per lei era ed è una roba impensabile. Una madonnina capitata lì per caso, che non aveva la più pallida idea di niente e di nessuno, del cinema, di Massaccesi (con cui però aveva già lavorato, sempre nuda, in Emanuelle e gli Ultimi Cannibali) e che avrebbe continuato a spogliarsi pure dopo ma sempre “senza rendersi conto”. Pupupidu.

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Delle due, una: o è una idiota completa, o è una grandissima ipocrita. .