È il Miyazaki all’ennesima potenza, il Miyazaki che supera sé stesso; ritrovi gli elementi più caratterizzanti, affascinanti ed appassionanti del suo cinema in un mix sovrabbondante e frenetico. Un film che sbrodola Miazakitudine da tutte le parti insomma, ricco di elementi fantastici e grotteschi, al contempo struggente e divertente, a cavallo tra realtà, memoria, sogno e fantasia ad occhi aperti.
Come sempre adorabili i personaggi, tutti questi animali/spiriti antropomorfi irresistibili, dotati come al solito di una magnifica caratterizzazione, al contempo sopra le righe ma densa di approfondimento psicologico.
E, a fare da cornice a tutto quanto, quel singolare ed inimitabile mood emotivo che è il trademark di Miyazaki, in costante equilibrio tra l’eccitante avventura mozzafiato e la malinconia del ricordo d’infanzia.
Secondo me è un po’ diverso dalle altre opere di Miyazaki, ancora più ostico se non addirittura incomprensibile a tratti. Resta un’atmosfera onirica che personalmente apprezzo molto, ma non fa per tutti. Sembra quasi un Fellini dei più acidi o un Kurosawa anni '80.
Sicuramente la trama non è lineare e ci sono dei passaggi che non seguono le leggi della logica né quelle della fisica, per questo evidenziavo anche la rilevanza della sua componente “onirica”.
La domanda, la faccio. Ma temo di sapere già, la risposta. Anche per questo film del Maestro l’edizione italiana sarà curata da quel pirla di Gualtiero Cannarsi? Ho detto pirla, eh. Evitando con cura espressioni più pesanti, e volgari. Che sarebbero state comunque appropriate, nei confronti della sua persona…
Negli ultimi 20 anni, Cannarsi ha curato le traduzioni italiane di tutte le opere del Maestro. Con esiti sovente discutibili, quando non spaventosi. Cerca un po’ su Google e YouTube, e ne troverai di tutti i colori, su quel salame…