[SIZE=2][FONT=Tahoma]Saprofito, agg., detto di organismo vegetale che vive in un ambiente pieno di sostanze organiche in putrefazione.
Saprofitismo, s.m., particolare tipo di nutrizione di alcuni organismi vegetali a spese di organismi in decomposizione o di sostanze di rifiuto di altri organismi.
(Dizionario Sandron della lingua italiana - I.G. De Agostini)
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RIASSUNTINO:
[FONT=Tahoma][SIZE=2]Parsifal è un adolescente disabile, secondogenito di un nobile padre ex-gerarca fascista, malato di sifilide e divenuto, col tempo, sessualmente impotente e di una piacente nobildonna, accentratrice ed altera che non manca, però, di viziare in tutti i modi il suo pargolo. Il giovane sa bene che la sua menomazione è causata dalla malattia del padre e cresce nel risentimento, sfogando i suoi complessi e le sue sofferenze interiori facendo del male (sia fisico che morale) al prossimo. A fargli da attendente, un bel giorno, viene assunto Ercole, bel ragazzo ex-seminarista anch’egli disabile (un’accentuata balbuzie gli impedisce di comunicare col prossimo, così sceglie il mutismo). Ercole fa perdere la testa alla baronessa, adorata madre di Parsifal, con la quale intreccia una relazione sessuale di cui tutto il paese, nel giro di un breve periodo di tempo, viene a conoscenza. Anche Parsifal sa della relazione tra i due ma sembra accettarla in quanto trova in Ercole delle affinità con la sua condizione. Un pellegrinaggio al santuario miracoloso di Lourdes, però, si trasformerà in tragedia.
"Nasca era un genio…lo conoscevo prima ancora che facesse il regista […] Siccome uscivamo spesso insieme, lui mi raccontava delle storie che aveva in mente di scrivere ed erano una più bella dell’altra, delle cose bellissime, intelligenti, rivoluzionarie, che non avevano niente di blasfemo […].
(Dada Gallotti - brano tratto dall’intervista in Cine70 N° 3 - Coniglio Editore)
Pretenzioso. Non è che non abbia qualche freccia al proprio arco, comunque da questo film mi aspettavo tanto e invece mi ha, in parte, deluso.
L’organismo in decomposizione in cui vive il sapròfita-uomo del film di Sergio Nasca è la società dei ricchi aristocratici ma anche dei poveri sotto-proletari ridotti ad elemosinare pochi vestiti e un tozzo di pane - la madre di Ercole con le due gemelline che banchettano sul cadavere del defunto barone rende bene l’idea di una società in cui il saprofitismo è unico sistema di sopravvivenza. L’ambiente in putrefazione che è la società in cui viviamo è habitat naturale per il sapròfita che consuma i suoi rapporti sessuali persino sul letto di morte. E’ come se la morte, il disfacimento fisico ma soprattutto morale dell’essere umano, desse energia vitale a Ercole e al suo doppio Parsifal anche se esiste una piccola differenza tra i due: in Parsifal è contenuto un barlume di speranza, c’è una tendenza alla vita, mentre il cinico Ercole (che è morto a livello interiore, infatti non proferisce verbo per ca. 90 minuti), bello e spietato, sembra essere destinato all’ (auto)annullamento finale. Così non sarà, scelta coraggiosa da parte del regista. Tra decomposizione della famiglia tradizionale, dei valori morali e dei tabù ancestrali (l’adolescente Parsifal, così come il leggendario personaggio di Chretien de Troyes, vive immerso nelle cure amorose della madre che lo vorrebbe, a sua volta, diverso dal padre, ex-militare e noto viveur. Ma il ragazzo interiormente sogna le avventure paterne brandendo la sciabola come il pene che non può usare a causa della sua condizione d’invalido. Toccherà ad Ercole, “stirneriano” alter-ego di Parsifal, accoppiarsi con la madre. Una verniciata edipica sui personaggi a dir poco plateale) ,il grido d’allarme del regista gronda livore e disgusto nei confronti di una società profondamente viscida, marcia e unicamente dedita alla concupiscenza, una società moralmente corrotta e corrutrice di candide quattordicenni con vaghi sogni di gloria televisiva. E la straordinaria attualità sembra essere il pezzo forte di questo film: a ben guardare e col senno di poi, le accuse (per nulla velate) circa una diffusa omosessualità tra i rappresentanti del clero apparivano, gia all’epoca, più che fondate anche se spesso si scade in una rappresentazione del tutto sopra le righe, rasentante il grottesco (il flashback della lezione al seminario con tanto di rivista pornografica che gira tra i pretini è in puro stile Nando Cicero, così come il “duello” canti religiosi/cori da stadio tra pellegrini e tifosi alla stazione). Da notare come la (IMHO eccessiva) ferocia iconoclasta del regista si abbatta anche e direttamente contro il credo religioso visto, da Nord a Sud, come inutile insieme di rituali superstiziosi, un credo che anziché guarire danneggia e…addirittura uccide! (la scena della vasca a Lourdes e quella iniziale del guaritore)E qui arrivano i problemi. Sergio Nasca non era Maselli e ancor meno Pasolini: pur dimostrando di possedere buona volontà e qualità tecniche interessanti, la smania di mettere alla berlina lo squallore della società contemporanea lo porta a strafare e aggiungere sempre più “carne al fuoco” (maluccio la seconda parte), finendo per perdere il filo tra flashbacks, trame e sottotrame dei (forse) troppi personaggi e comprimari in scena. Terminato il film, dei protagonisti si sa ancora poco o nulla (lo shock di Ercole deriva - forse - da un abuso sessuale? Rimane irrisolta la storia con la baronessa), restano impressi giusto alcuni momenti forti del film. Uso delle luci buono ma non sempre significativo, stacchi di montaggio troppo netti, principalmente durante il primo tempo, rendono difficoltoso “l’ingresso dello spettatore nel film” - ma questa è un’impressione del tutto personale - mentre, in generale, un diffuso didascalismo e una certa propensione all’erotismo fine a sé stesso, alla lunga, diventano fastidiosa ostentazione e nulla più. Abbozzata anche l’interessante figura del personaggio interpretato Da Janet Agren, meraviglioso “angelo purificatore” (è la seconda volta che la si vede in quel ruolo nel giro di pochi anni, vedere: La più bella serata della mia vita di Scola) che, in qualche modo, intercede affinchè la grazia divina venga concessa ad Ercole, innescando il decisivo sacrificio di Parsifal. Mediocre la prova di Valeria Moriconi (che sparisce per tutto il secondo tempo); Al Cliver poco espressivo come sempre (in dubbio per la parte sino all’ultimo); molto bene il giovane Giancarlo Mariangeli, invece.
Il DVD della Cinekult offre un buonissimo master (aspect ratio dichiarato 1,66:1; a me sembra più un 1,77:1 full-screen) restaurato piuttosto bene per quanto riguarda la parte video, appare, invece, tutt’altro che perfetto per quanto riguarda la parte audio: fruscio di fondo e difettucci dovuti probabilmente all’usura della colonna audio, si presentano di tanto in tanto. Niente di trascendentale, comunque.