Il Trucido E Lo Sbirro (Umberto Lenzi, 1976)

Ok, è un po’ che non ho una tv 4:3, chiedo venia. Ma quindi anche se hai settato il dvd correttamente (per TV 4:3 no P&S) ti fa vedere le figure allungate?

proprio così.

Azzz. Ok, scusate l’intervento, non pensavo. Sarà che troppe volte ho sentito strafalcioni su dvd “comodamente scalabili da telecomando”. :slight_smile:

Buon Poliziesco di Lenzi(l’unico suo che non avevo ancora visto),un po’ sottotono Cassinelli che invece di solito adoro

Questo film lo stavo evitando pensando che fosse troppo comico per i miei gusti ma anzi non lo è, si tratta di un ottimo poliziesco-thriller. Uno dei migliori di Lenzi, inferiore solo a Milano Odia e Napoli Violenta, secondo me. Film davvero divertente, ritmo frenetico, scene d’azione ben girate, non ci si annoia nemmeno per un secondo, la colonna sonora è tra le migiori del poliziottesco. A differenza della Banda Del Gobbo, che è l’unico film di Lenzi che non mi piace, questo film è davvero ben scritto, ha una trama interessante, coinvolgente e personaggi ben costruiti e molto interessanti. Dardano Sacchetti sa davvero scrivere.

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Rivisto stasera su Cine34 a distanza di poche settimane dal BR della Severin.
Che dire?
Secondo me qui c’è veramente il cast perfetto del poliziesco all’italiana… Henry Silva, Tomas Milian ma anche e soprattutto le spalle, i caratteristi con quelle facce scolpite nel granito: Biagio Pelligra e Robert Hundar in ruoli semplicemente perfetti, Giuseppe Castellano, Tano Cimarosa, ma anche Riccardo Petrazzi, Torrisi, Massimo Bonetti e Corrado Solari… facce da cinema vero, un catalogo così variegato di caratteristi che sembra fatto proprio per creare - almeno a livello iconografico - il poliziesco “definitivo” anche se definitovo non lo è di certo. Forse è la parte dei “buoni” che risulta più debole col monoespressivo Claudio Cassinelli e il troppo bonaccione Renato Mori ma, ragazzi… mi chiedo come mai Robert Hundar alla fine ne abbia fatti veramente così pochi di polizieschi, con quella faccia che si ritrovava. Sadico, perverso, sanguinario, un ruolo da bastardo perfetto. E il Calabrese con dialoghi che farebbero invidia a Godard o Kieslowski con frasi - con la sua tipica voce roca dialettale - “da capo una minchia, m’avete rotto i coglioni”, “brescianelli me lo cerco da solo ora e voi ve ne andate a fanculo” che son vette di cinema sublime suggellate da quel “ti sventro” a fine scena che veramente mi impressionano sempre quando li sento. Cinema-verità? Pasolini portato nel poliziesco? Sicuramente Lenzi sapeva perfettamente scegliere le facce e cosa mettergli in bocca. Ed il pubblico apprezzava proprio per questo. Un cinema di facce iconiche, psicologie rudimentali ma efficacemente archetipe e linguaggio da vera periferia criminale.

In realtà il film è molto più cinico e violento di quello che si può pensare, al di là del Monnezza che fa le prove generali per la svolta più commediarola che sta già evidentemente costruendo. La violenza c’è, gli omicidi gratuiti, la criminalità urbana dei giovinastri - dura e cruda, i cattivi che non si fanno scrupoli e progettano anche senza troppi rimorsi di fare fuori una bambina che ormai è diventata solo un peso…

insomma, forse non è La Banda del Gobbo (che, dirò una eresia, per me rimane il miglior poliziesco di Lenzi assieme a Napoli Violenta), sicuramente i “buoni” sono (volontariamente?) poco carismatici ma il film scorre duro, cattivo fino alla fine nonostante alcuni siparietti comici del Monnezza. I bastardi rimangono tali fino alla fine ma sono loro i veri protagonisti del film, Biagio Pelligra e Robert Hundar sopra tutti. Un’ora e mezza che scorre via, nella migliore tradizione del Lenzi-style, veloce e dritta come una pallottola

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Concordo sui caratteristi azzeccati, ma Cassinelli alla fine non mi dispiace. Scanzonato e leggero come in altri polizieschi (La Polizia ha le mani legate, Morte Sospetta…) che sono tra i miei preferiti. Certo tenere testa a Milian nel “cazzeggiare” è dura. :slight_smile:

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Beh, non dimentichiamo che il primo film di Lenzi, il cortometraggio di diploma al CSC Ragazzi di Trastevere, era a tutti gli effetti un’opera direttamente ispirata a Pasolini ed al suo stile.
E, come sappiamo bene, in fin dei conti i vecchi amori non si scordano mai…

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guarda, concordo. Anche perchè subito a ruota mi son visto “La città gioca d’azzardo” di Sergio Martino: attori ingessati, dialoghi stereotipati ed anche un pò forzati e mi ha sempre dato l’idea (Sergio Martino, intendo) di abbozzare personaggi sempre settati su scale sociali altoborghesi o comunque mai riconducibili al proletariato (se non al sottoproletariato) urbano come invece faceva Lenzi, dal quale pescava ed attingeva a piene mani. Su questo - se pensi a Milano odia, Roma a mano armata… si, c’è veramente una ricerca del linguaggio e della psicologia sottoproletaria che erano veramente il punto di forza (e di successo al botteghino) dei suoi film

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reprise estiva 1980. nuova edizione integrale?? what?

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