che magnozzi dà dei contributi alla storia d’Italia del secondo dopoguerra, e cerca di far andare diversamente le cose nella società questo è indubbio.
Ho l’impressione che molto del giudizio di questo film derivi dall’atteggiamento del singolo spettatore sulla società italiana. Personalmente credo che lo sguardo di Risi fosse soprattutto accusatorio verso questa, ma ritengo anche, come avviene varie volte, che un film vada anche al di là dello sguardo del regista.
Detto altrimenti: se uno, d’abitudine, pensa che gli italiani siano questo e quest’altro (in negativo specialmente), allora probabilmente vedrà nel film un personaggio che forza la realtà per migliorare le cose. Altri probabilmente, pensando diversamente, vedranno l’ingiustizia di questa forzatura, che si somma a tutte le altre e varie ingiustizie.
Personalmente, come ho detto, ormai credo che nel film il magistrato guardi con disprezzo tutti gli italiani, secondo un pessimo costume che si somma all’altrettanto pessima abitudine al pressapochismo, magari furbo. Non si può negare che non lo faccia, perché è evidente nel film. Il personaggio di Tognazzi vede nell’italiano comune un essere spregevole, non solo furbo come il personaggio interpretato da Gassman. Un personaggio ipocrita, rumoroso e volgare che merita di venir colpito. Il finale è quello. Non c’è alcuna “giustizia nazionale” in favore del popolo, ma solo nichilismo, perché si punta ad imporre una visione, piuttosto che la realtà. Visione che non è neanche ideale. Altrimenti non si spiega perché il tutto sia condito da mille Santenocito. Se il magistrato voleva migliorare la società, colpendo gratuitamente un furbo, perché ciò si accompagna con quello sguardo? Ha poi senso quello sguardo? E ritorniamo al modo in cui noi spettatori vediamo le cose e la nostra società.
Ripeto, non so le intenzioni di Risi, ma il film è molto più ambiguo.
se sul piano professionale il magistrato del film sbaglia a mettere insieme opinioni personali e lavoro inquirente, gli si poteva dar torto sulla sua visione esclusivamente personale della società italiana?
ancora oggi ce ne accorgiamo: dai governi che ci ritroviamo dopo che gli italiani escono dalle cabine elettorali; dalle comiche cifre delle dichiarazioni dei redditi.
non si tratta di razzismo: si tratta del fatto che, adesso come trent’anni fa, l’Italia è ancora lontana dall’uscire da una logica di furbizie a scapito di altri.
in nome del popolo italiano non è naturalmente l’unico film che contiene in se aspetti ancor’oggi reali della società italiana e delle classi dirigenti che la rappresentano.
prendete anche il film un borghese piccolo piccolo: c’è una scena al termine della quale l’impiegato sordi (dopo aver parcheggiato l’auto nella piazza antistante il ministero) viene apostrofato da un cittadino: “voi impiegati state tutto il giorno seduti sulle sedie a non far niente”.
e non lo ritroviamo ancora oggi, nelle opinioni qualunquistiche e velenose del cittadino della strada aizzato da una classe politica che si fa promotrice di questo clima di divisione e scontro sociale?
quando poi, subito dopo, il film di monicelli fa capire com’è realmente la vita dell’impiegato: costretto a subìre ritmi di lavoro controllatissimi dagli uscieri (orologio alla mano); costretto a sottostare alle posizioni di potere dei capi.
in 30 anni insomma la società italiana è ancora come è stata descritta attraverso quei film ottimamente critici e per nulla buonisti.
Brevemente, per Dan880: la gente comune, ossia il grosso delle persone che conosciamo o incontriamo, è sempre qualunquista e un po’ egoista. Forse solo in certe piccole realtà tribali ci sono atteggiamenti differenti, ma il resto del mondo è fatto di piccole (piccole) grettezze. Dipingere però la stessa gente comune, italiana o no, solo così non serve a molto, perché potenzialmente e di fatto le persone sono anche altro.
La divisione sociale in Italia è frutto di una seconda guerra mondiale mai fatta finire davvero. Il dipingere gli italiani in una data maniera è prosecuzione di quella guerra con altri mezzi.
Sul borghese piccolo piccolo: così è anche altrove. Non è l’Italia, ma la logica del lavoro capitalistico che si è lasciata vincere nel tempo. In Italia di anormale c’è solo la mafia e lo spreco dei soldi pubblici in determinati ambiti. Per il resto l’Italia non è troppo diversa da altre realtà.
Non sono d’accordo, diciamo che altre nazioni hanno problemi diversi da quelli italiani, il che in un certo senso può bilanciare le cose (sono favorevole a non osannare troppo gli altri paesi).
Ma certi difetti sono tutti nostri e originano dall’avere conosciuto il senso dello stato e la democrazia in tempi recenti, dopo secoli di divisioni e dominazioni, più naturalmente l’influenza diretta del potere della chiesa e non dimentichiamo l’incidente di percorso di 20 anni di dittatura…
Rivisto qualche giorno fa nel master di SKy Cinema Classics, rimane un film attualissimo, da visione obbligatoria in ogni scuola. Ely Galleani era proprio splendida.
Inquietante il fatto che la fascetta sia la medesima del dvd “monco” della Legocart con la semplice aggiunta del logo 01: spero si tratti di un “montaggio” effettuato per mettere una copertina in attesa di quella definitiva. Staremo a vedere.
Non ci resta allora che sperare nell’edizione “double bill” spagnola, in tandem con un altro titolo di Risi (ossia Operazione San Gennaro): qualcuno del forum l’ha preso? Oppure ha notizie riguardo l’eventuale integralità del master?
Finalmente mi è arrivato nell’edizione spagnola Regia films, che pubblica una bellissima edizione del film, con master nel formato corretto 1,85:1, in italiano e ottima qualità video-audio, da come potete vedere nelle immagini che posto di seguito.
Durata del film su dvd, 1:38:36. Da avere per chi ama questo grande film di Dino Risi. Sono passati i tempi bui dei dvd italici…
purtroppo ormai, se si desiderano dei film italiani con una buona qualità audio video, occorre rivolgersi ai mercati esteri, perchè da noi ormai si contano sulle dita le edizioni che non sono un semplice riciclo dei master tv.