Incassi del cinema d' autore e il cinema di genere

Dai Alma, questo è un cliché e nient’altro.

Infatti:Antonioni non so,ma di sicuro vari film di Fellini e Visconti hanno incassato parecchio.“La dolce vita” in primis…

E perché mai, di grazia?

Perché questa è la solita cazzata che raccontano da anni i registi di genere, quelli che ne hanno avuta l’opportunità quantomeno. Siccome all’epoca venivano ingiustamente denigrati, oggi si vendicano tirando fuori la cazzata che i film dei “maestri” non incassavano un cazzo ed anzi, potevano permettersi di girarli solo perché i produttori incassavano grosse cifre grazie a loro. Come se poi chi produceva Fellini e Castellari fosse la stessa persona, vabbè.

scusate la piccola digressione OT… è una cazzata fino ad un certo punto… la questione infatti è un po’ complessa, nel senso che non tutti i film italiani “d’autore” incassavano molto, ma più che altro incassavano poco qui da noi… magari ottenendo addirittura più successo all’estero… ad esempio sia “Ladri di biciclette” che “Umberto D” qui da noi non fecero una lira… mentre all’estero, anche grazie ai molti premi vinti, furono osannati, pur non ottenendo ovviamente chissà quali incassi… diciamo che il primo grosso successo d’autore italiano fu proprio “La dolce vita”, anche se alla fine fu un successo abbastanza “pilotato” dalla trama apparentemente “superficiale” che “titillava”, oltre che i ceti sociali protagonisti che vi si rispecchiavano, anche chi la “dolce vita” romana la seguiva e “annusava” nei sogni attraverso i rotocalchi illustrati, riuscendo così, forse per la prima volta, ad accomunare i gusti della massa come quelli delle elite culturali… fino a quel momento infatti i grossi incassi in Italia si facevano soprattutto nelle sale di terza visione o parrocchiali: alla fine dell’anno i film che incassavano di più erano i melò di Raffaello Matarazzo, oppure i film di Giacomo Gentilomo (di cui è doveroso citare almeno il pregevole “O Sole Mio”, che intreccia abilmente una trama melodrammatica in una pellicola sulla resistenza), i film operistici di Gallone e quelli dei vari comici del dopoguerra come Macario, Totò e Rascel… il pubblico era soprattutto quello delle lettrici di fotoromanzi e dei ragazzini… alcuni di questi film peraltro potrebbero essere paragonabili, almeno andando a rileggersi le critiche dell’epoca, agli odierni film di Neri Parenti.
Ad ogni modo “La Dolce Vita” fece il grosso dei suoi incassi in prima e seconda visione, mentre, essendo stato boicottato perché considerato immorale dalla chiesa, non poté usufruire degli incassi dei cinema parrocchiali, a volte le uniche sale presenti nella provincia più sperduta, soprattutto al sud.
Da quel momento i film “d’autore”, complice anche la progressiva acculturazione del popolo italiano e l’accrescimento del benessere dovuto al “boom”, dei nostri “Maestri” (Fellini, Antonioni, De Sica ecc… Rossellini no in quanto si dedicò soprattutto alla tv) cominciarono a mietere successi al botteghino nostrano oltre che all’estero, grazie anche a produttori “illuminati” come Cristaldi o alle mega-produzioni di Ponti e De Laurentis…
Ad ogni modo è vero, come dice Renato, che questi produttori spesso non erano gli stessi che producevano le pellicole di genere… tuttavia il successo - anche e a volte soprattutto estero - ottenuto delle moltissime pellicole di genere o “di serie b” che venivano prodotte dalla nostra industria cinematografica, pur non arricchendo gli stessi produttori dei film d’autore, consentivano una grande prosperità al cinema nostrano in generale: all’epoca infatti, visto il grande numero di produzioni che si accavallavano (Ciccio e Franco docet) c’era moltissimo lavoro per tutti (tecnici, attori, comparse e tutto l’indotto). Una prosperità che ormai è del tutto sparita e che neanche il “riciclo” nelle fiction tv basta a far sopravvivere.

Renato, confermo quanto scritto da Mr Steed, e aggiungo: non è assolutamente un cliché né una cazzata inventata dai registi di cinema di genere, vedersi l’analisi del professor Fournier nel suo libro Comedy Italian Style (pag. 80), che ha analizzato le entrate SIAE dal 60 al 69; il grosso degli incassi veniva da Commedia all"Italiana, Spaghetti Western & Peplum, che supportavano l’intera industria cinema: fu grazie a questi che il cinema visto in Italia passo dal 41% di cinema italiano nel 1960 al 59% nel 1970. I suoi dati i basano su SIAE, Lo Spettacolo in Italia, Statistiche, 1995. Il libro di Remi Fournier Lanzoni lo trovi qua:

http://www.amazon.it/Comedy-Italian-Style-Golden-Comedies/dp/0826418228/ref=sr_1_3?ie=UTF8&qid=1300162163&sr=8-3

Te lo consiglio, scopriresti quanti molti “cliché” siano invece realtà basate su fatti concreti.

PS: tanto per fare un esempio, Il Gattopardo fu un bagno di sangue per la Titanus. E la lista è lunga.

Ma no! Vorresti forse dirmi che il grosso degli incassi in Italia in un anno veniva dai 100 film girati insieme da Lenzi Fulci Castellari Corbucci Martino Petroni Parolini Sollima ecc.ecc. e non dai 7-8 girati da Fellini Antonioni o Rossellini? Questa sì che è una notizia… :smiley:

Dai ironia a parte non ho bisogno di leggere i libro del professor Spock o quel che l’è per conoscere un po’ la situazione degli incassi dei film. Un regista che riesce a girare 20 film, come Fellini appunto,o anche Antonioni, secondo te riusciva ad incassare? Oppure i suoi produttori erano degli emeriti imbecilli che accettavano di perdere soldi in partenza, anche dopo 10-15 volte, solo perché poi avrebbero incassato con altri piccoli film che avrebbero fatto comunque?

Questo è vero, il singolo esempio non lo discuto. Peraltro sei andato a beccare un regista che era stramiliardario di suo e poteva permettersi (almeno in teoria) di fare flop anche per 50 film di fila; lui veniva da La terra trema anni prima che era stato un altro flop pauroso; se Fellini o Rossellini avessero iniziato come lui sarebbero finiti a fare un altro lavoro, ne sono convinto…

Ulteriore precisazione su “Il gattopardo”: gli incassi italiani di per sè non furono “un bagno di sangue”, anzi il film fu tra i campioni al botteghino della stagione (con un numero di spettatori che oggi i vari cinepanettoni, Benigni, Zalone nemmeno possono sognare). Il PICCOLO problema, semmai, fu che il filmONE viscontiano costò parecchio, più dei suddetti - pur cospicui, ripeto - incassi. La Titanus indubbiamente vacillò, ma si rifece con “filmetti” vari, fra cui la parodia con Franco & Ciccio, presumibilmente costata un decimo (o anche meno) del kolossal by Visconti. Tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare…

Guarda che quando si scrive una cazzata non è la fine del mondo, si può anche ammetterlo, eh?

I film dei grandi registi venivano finanziati perché portavano lustro al produttore, premi a Cannes e agli Oscar, un fiore all’occhiello da mettere bene in evidenza. Ma si mangiava grazie agli altri film.

Non è un cliché, e` un dato di fatto supportato da cifre in quantità. Poi uno può andare avanti a fare chiacchere da bar e ignorare gli approfonditi studi del settore, ma rimangono chiacchere da bar.

Ok come non detto, con te discutere è come parlare ad un muro ed incazzarsi perché non risponde.

Il giorno che nei tuoi 10mila post troverò una volta in cui tu hai ammesso di aver scritto una puttanata forse nevicherà a luglio, ma tu lo dici invece a me. E vabbè

Non mi metto a cercare le volte che ho dovuto ammettere di aver detto una cazzata perché bloccherei il database del forum.

Ma sorry, in questo caso quello che tu chiami “cliché” è un fatto provato con fior di numeri. Se poi per evitare di ammetterlo preferisci parlare di Prof Spock, bontà tua. Io una letta al libro, se hai tempo, ce la darei.

Intendiamoci poi, questo non vuol dire denigrare il lavoro di Fellini/Visconti/Antonioni etc…, li adoro. Solo è fondamentale non dimenticarsi che senza i tanti dimenticati portatori di palla e difensori, col cavolo che Platini & Maradona erano quello che erano. E l’industria cinema, che si poteva permettere certi gioielli, lo era grazie a quelli che una volta chiamavano “mestieranti” e adesso preferiamo chiamare artigiani.

Boh in realtà le generalizzazioni son sempre pericolose. Anche film di genere come Sette note in nero son stati un bagno di sangue, per i produttori; e pellicole “d’autore” come il Decameron di Pasolini invece son state apprezzate dal pubblico, da quanto ne so. Indubbiamente se fai un film di difficile fruizione per il pubblico dai per scontato che incasserà meno delle commedie natalizie con Boldi e De Sica; in questo mi pare che Almy non abbia torto, come non ce l’ha Renato nel rilevare che comunque non si può considerarla una regola ferrea. Quanto al fatto che gli incassi del cinema popolare avrebbero sovvenzionato tante produzioni “di serie A”, è vero; Ponti ha prodotto tanto i film “leggeri” con la Loren quanto cose più ambiziose, innegabilmente aver utilizzato per i secondi quattrini guadagnati con i primi non avranno fatto schifo nè a lui nè ai registi “impegnati” che ne usufruivano. Se fossero i soldi ricavati da Lenzi e Castellari non so e non m’interessa; in ogni caso non sminuisce i film che ne hanno giovato nè d’altro canto innalza il valore di quelli che hanno fornito la pecunia (alcuni exploitation erano delle vaccate, a prescindere dal fatto che abbiano incassato o no).

ps.
Attendo con libidine l’ennesima accusa di cerchiobottismo dal Sandnigga, mi ci sono messo particolarmente d’impegno stavolta. :D:almayer:

Sergio Romano non si smentisce mai. :slight_smile:

Non intervengo più, riporto solo un commento di Umberto Lenzi, sicuramente non imparziale ma a mio avviso indicativo lo stesso:

Tanto per fare un esempio, LA NAVE VA di Fellini costò un’enormità e fu un flop. L’alto costo del suddetto film, in rapporto coi mediocri incassi ottenuti in sala costituì un a perdita grave per tutto il complesso dell’ industria cinematografica nazionale, perdita riequilibrata da un Ciccio e Franco, che costava pochissimo e incassava un miliardo.

Vabbè, Lenzi spara anche a zero sul cinema italiano attuale, senza riguardi e riconoscimenti neppure per quel poco di decente che ancora si produce… non sempre risulta attendibile. Chiaro che un film a basso costo in caso di flop non incida quanto un kolossal; però fra i film costosi andati male mica trovi solo i film con pretese artistiche, anche alcuni prodotti popolari sono andati malissimo. In base a tale ragionamento, pure il Dario Argento di Opera avrebbe danneggiato il nostro cinema, dati i soldi spesi e i riscontri inferiori alle aspettative a l botteghino. Idem con patate per pellicole d’oltreoceano come La Cosa di Carpenter. E alcuni film “d’autore” del nostro cinema son costati poco, vedi periodo neorealista. Quella di Lenzi mi pare un’argomentazione un po’ forzata, anche se non priva di fondamento.

Approposito degli incassi dei Ciccio & Franco:

http://francociccio.altervista.org/Cinema/numeri.htm