Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (Asia Argento, 2004)

Partiamo da un presupposto: io ho simpatia per Asia Argento. Non per via della sua aura maudit all’amatriciana, quanto per il fatto che venga disprezzata dal 99,4% della popolazione italiana per motivi a me oscuri. Insomma, al di là di un’immagine pubblica che può legittimamente non piacere, mi riesce difficile comprendere perché riesca a mettere d’accordo nell’odio una mole così imponente e variegata di individui manco fosse un cocktail genetico fra Josef Mengele, Jeffrey Dahmer e Byron Moreno. Da fan degli outsider, quindi, ha un’enorme bonus ai miei occhi.
Non per questo non riconosco alcuni suoi limiti professionali, per quanto pure questi vengano irrimediabilmente ingigantiti - quando non del tutto inventati - dalla mai silente schiera di detrattori. Asia è oggettivamente eccessiva, in tutte le sue manifestazioni artistiche: è eccessiva nella recitazione e lo è altrettanto nella regia. Ma ha un suo stile.
Se nel precedente Scarlet Diva gli eccessi erano abbastanza ingenui nell’imbastire una serie di disgrazie e personaggi disdicevoli che gravitavano attorno alla sua protagonista, calcando in più oltremisura la mano sul versante erotico, qui non le si può attribuire colpa nella scrittura di una storia ancor più repellente, volgarmente disturbante e popolata di un’umanità viscida e disperata, in quanto il soggetto prende forma da un romanzo altrui.
Il film non è quel che si può definire bello, è pieno di imperfezioni, montato in modo non sempre lucido, ma in un modo o nell’altro lascia il segno. Perché, al netto dei non secondari difetti, è un pugno nello stomaco. E nonostante un doppiaggio discutibilissimo e dei dialoghi su cui a volte è meglio sorvolare, le interpretazioni funzionano. Nello stile eccessivo di Asia, certo, è tutto un po’ sopra le righe, ma come detto non ci si può aspettare nulla di diverso dalla discussa regista. Che, a differenza della pellicola precedente in cui era tutto un mostrare, gioca nel sottrarre all’occhio della macchina da presa alcuni fra i momenti più forti, pur senza lasciar spazio ad equivoci narrativi: la vicenda arriva forte e chiara senza margini di fraintendimento.
Non credo lo rivedrò mai, ma è giusto averlo fatto. Un’esperienza visiva che probabilmente non sono riuscito ancora a decifrare del tutto, e forse mai ci riuscirò, per lunghi tratti fastidiosa, ma che non mi ha lasciato la sensazione di aver perduto un’ora e mezza. E questo non è poco.

L’ho visto al cinema quando uscii, nel 2005 mi pare, ne ho un ricordo vaghissimo, ricordo solo a un certo punto Marylin Manson che fa il padre americano violento o una cosa simile. Dovrei rivederlo. In ogni caso la migliore prova registica della Argento è senza dubbio Incompresa, un film meraviglioso e sottovalutatissimo.

Per sfortuna/fortuna la vita non finisce a 10 anni, però penso ognuno di noi abbia una primissima “fase” da cui poi parte, più o meno, tutto il resto. Ho visto diverse volte questo film su Sky nel 2005, 2006, che in quel periodo lo passava spesso. Assieme a Mysterious Skin e Thirteen, che per diversi motivi non riesco a non collegare. Ora non lo rivedo da parecchi anni e sinceramente avrei anche un po’ paura. Non vorrei rovinarmene il ricordo. Come penso si sia intuito, il cinema per me non è mai stato un semplice hobby o una passione un po’ più intensa delle altre. Non ho avuto un’infanzia felice, ma in quei giorni, come altri, “Ingannevole…” per me era un posto dove andare.

PS: Di Asia ho poi visto Scarlet Diva, di recente, e niente più. Contro di lei non ho niente. Sentirla parlare mi trasmette fragilità, ed è ciò che me la rende simpatica. È molto punk rock, quindi di “famiglia”.

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