Internet nello spazio

Chi si ricorda o era utente Fidonet?

Internet nello spazio: e non è fantascienza

Nella notte tra martedì e mercoledì un timido (di notte si mandano le notizie che contano meno) dispaccio d’agenzia ha segnalato la messa a punto da parte della NASA del sistema Delay Tolerant Network. Che è quello che dice il nome: una rete che sopporta i ritardi. Sottinteso: senza abortire le comunicazioni che si stanno svolgendo. Nello spazio.

Uno comincia a fantasticare, a ricordare romanzi di fantascienza di quando s’era ragazzi, in cui l’astronauta parlava con la moglie e la sua bambina ma con un ritardo di mezz’ora tra una comunicazione e l’altra, una frase e l’altra. Vediamo meglio.

Un Google project - A questo progetto ha lavorato Vinton Cerf, uno dei creatori del protocollo originario di Internet e oggi membro del board of directors di Google. A proposito, sapete chi è uno dei maggiori finanziatori di questo progetto? Google. Ma non è il caso di farsi prendere da paranoie.

Il volo tortuoso del piccione - Prima però ricordiamo cos’è internet. Al contrario di quanto la nostra comune esperienza con skype o con le chat possa farci immaginare, internet non funziona come un telefono. La mia voce non giunge a te come una freccia, ma fa un giro. Testi, voci, immagini, tradotti in pacchetti di dati, seguono percorsi (i percorsi disponibili sulla rete in quel momento) per portare dal punto A al punto B il carico di informazione. Il percorso può essere anche tortuoso, e tuttavia invisibile da parte dell’utente, che pensa di star mandando il suo privato piccione viaggiatore.

Una rete con tante internet - Ora nello spazio le cose si fanno solo in apparenza più complicate. Il nuovo protocollo, che supera lo TCP/IP che incarna la rete internet, “è in realtà - ci dice Alberto Berretti, fisico e matematico a Tor Vergata Roma 2 - una rete store-and-forward, conserva e poi manda: non puoi immaginare di fare una rete a pacchetto come quelle terrestri nello spazio, perche’ (1) i ritardi dovuti alla velocita’ finita di trasmissione della luce sono notevoli (2) i router inevitabilmente fluttuano nello spazio e durante le loro orbite possono perdere la loro reciproca visibilita’ (cioè essere “eclissati” da un corpo celeste, ad esempio). L’internet interplanetaria invece di essere una internet di reti, e’ una rete di internets, se in italiano si potesse dire…”

Fino a ore di interruzione - Maggiori spiegazioni si possono leggere su Wikipedia qui (link in inglese). In altri termini, nello spazio avremmo diverse reti internet-like con tanti nodi diffusi (ad es. su una astronave, sulla luna, su marte, etc.), si tratterebbe di reti interconnesse tra loro alla meno peggio, quando possibile e come possibile, per lo scambio dei dati con interruzioni nella trasmissione che potrebbero arrivare secondo alcuni fino a 20 minuti, ma secondo altri fino ad ore di pausa. Detta in un linguaggio assai banale: anche se un asteroide si mette tra il nodo A e il nodo B la “linea non cade” e la trasmissione riprende da dove si era interrotta.

Quali sarebbero i nodi diffusi nello spazio? Satelliti, stazioni orbitanti, perfino future stazioni automatizzate distribuite sui pianeti oppure orbitanti attorno alla Luna ed altri corpi celesti (quest’ultimo elemento è ancora fantascienza).

Come una rete Fidonet cosmica…-A questo vecchio narratore di cose tecnologiche, la nuova architettura ricorda l’organizzazione della rete Fidonet (wikipedia in italiano) oppure le stazioni di posta dei secoli passati. Quando negli anni ‘80 del ‘900, internet non era ancora a disposizione della popolazione civile, ma solo appannaggio di accademici e militari, noi ci si arrangiava con la rete Fidonet. Era basata su singoli computer, che si collegavano con il telefono analogico e su un normale numero oppure utilizzavano le prime “reti a pacchetto” (qualcuno ricorderà la famigerata Itapac).

Mandavi un messaggio da Roma in Antartide e quello andava per prima cosa a Madrid, in casa di uno che teneva un pc con la rete Fidonet, magari installato in camera da letto. Poi da Madrid, magari dopo 48 ore, il messaggio andava a Lisbona e da lì a Rio. E poi a Baires. E poi, insomma avete capito. La posta elettronica poteva impiegare anche una settimana ad arrivare a destinazione. Ovviamente il paragone è letterario e non descrive in modo scientifico ciò che la Nasa sta lanciando, ma è bello vedere come i concetti ingegneristici di Vinton Cerf siano basati su semplici strutture della mente umana.