L' Ultimo Treno Della Notte

io possiedo il dvd giapponese integrale.
è integrale anche il mastrer del dvd francese?

Visto stamattina:
Ottimo il master del DVD Neopublishing, così come l’audio e la veste grafica della confezione del dvd.
I Sottotitoli francesi non disturbano più di tanto, peccato per le interviste realizzate interamente in francese, ma ci si passa sopra.Avendolo studiato qualche anno un pò lo capisco, e comunque ciò che conta è il prodotto-film.
Ottimo film: tutto ciò che ha a che fare coi treni/ferrovie mi affascina, ma mi mette anche un senso di inquietudine e forse paura e questo film rende perfettamente le mie impressioni.
Belle le inquadrature dei binari e dei treni in velocità: a me questi dettagli mi colpiscono parecchio.
Ottimi tutti gli interpreti, specialmente Salerno nel finale. Di una perversione ambivalente, dolce, glaciale e molto disturbante la brava Meril. Salerno sopra le righe nel finale, bene amche i 2 giovinastri, Bucci con la sua faccia da schiaffi perenne e De Grassi. Bene anche il Voyeur Fabrizi anche se appare per poco.
Un film che mi ha davvero impressionato e disturbato.Specie quando gettano la ragazza dal treno in corsa.
Inoltre è imho un viaggio agghiacciante dentro le perversioni e i comportamenti umani.
Molto belle inoltre le musiche del Maestro.

Prima dell’estate provvederò a fornire una traduzione integrale in italiano del commento audio che ho registrato assieme a Lado per questo dvd.
Abbiate fede…

a me pare che il dvd neo publishing non sia integrale. Ho notato almeno una mancanza, non so se ce ne siano altre sparse. Al minuto 33’30" del dvd neopublishing si passa (tra l’altro con un blocco dell’immagine per un paio di secondi) dalla faccia di una delle ragazze contro il vetro all’immagine dell’uomo con occhiali e cappotto che entra nello scompartimento. Nel dvd americano, tra le due scene, è presente un dialogo a tavola tra i genitori di una delle ragazze e una coppia di amici.

tra l’altro, considerando che in NTSC dura 94 minuti la durata in PAL dovrebbe essere 78 minuti. Invece il dvd neopublishing è di 75 minuti, giustificando così quei tagli che ho notato

veramente se il dvd NTSC dura 94 minuti, la durata Pal dovrebbe essere sui 91 minuti

ah… Io non me ne intendo e ho semplicemente pensato che se il rapporto dei frame per secondo è 30/25 allora la durata doveva essere in questo rapporto. Quindi ho moltiplicato 94 per 25 e diviso per 30… Invece come si calcola?

poi mi autocorreggo. Il dvd contiene due versioni: quella italiana dura circa 89 minuti e ha la scena a cui mi riferivo. Mentre la versione francese dura veramente 75 minuti… Un quarto d’ora in meno… Mah…

Sul serio??? io ho da poco acquistato il dvd Neo Publishing…e nn ho pagato neanche poco! In base a ciò che si sta affermando allora è una versione monca di 15 minuti circa??? come è possibile??? le edizioni Neo si sono sempre distinte per l’ottima cura dei film che editano. Come si spiega tutto questo?

No, no, come dicevo prima poi mi sono accorto che il dvd ha in sè due versioni. Se nel menu si seleziona quella italiana il film dura come le altre edizioni, cioè i normail 89 minuti. Se invece si seleziona la versione francese il film dura 75 minuti… Inspiegabile…
Comunque a questo punto il dvd neopublishing si conferma un ottimo acquisto.

Altro film di Lado che mi è piaciuto molto, un rape & revenge studiato ad arte, claustrofobico, morboso, disperato… Macha Meril è inquietante nella sua crudele freddezza, Bucci e De Grassi depravati ed incontenibili, impressionante anche l’esplosione di violenza di Salerno… sempre d’effetto la colonna sonora del maestro Morricone, ricco di pathos il motivo suonato con l’armonica da uno dei delinquenti.
Il paragone con il film di Craven è inevitabile e dico con fermezza che Lado è stato molto più esperto nel raccontare una vicenda così brutale e drammatica.

Mette i brividi la scena in cui la ragazza si lancia disperata dal treno per sfuggire all’inevitabile morte per mano dei suoi aguzzini… e subito dopo gli stessi si liberano con rapidità e indifferenza del corpo dell’altra ragazza che segue la cugina tra le rocce del paesaggio…

Consigliato a chi ancora non ha avuto l’occasione di vederlo.

Come promesso secoli fa, inizio a postare la traduzione in italiano del commentary che ho registrato (in francese) assieme ad Aldo Lado.
La traduzione è praticamente finita, va solo sistemata un po’.
Nel frattempo posto i primi 10 minuti,come aperitivo.

Salve, benvenuti al commentary de “L’Ultimo Treno Della Notte”. Io sono Federico Caddeo, moderatore di questo commento audio, e sono qui in compagnia del regista Aldo Lado.
Stiamo vedendo i titoli di testa, questa sequenza è stata girata a Monaco…

Esatto, a Monaco. Erano i giorni che precedevano il Natale perché volevo ambientare il film proprio a cavallo della notte di Natale. Nonostante sia un periodo di pace, tutto volge verso la tragedia proprio in un momento dell’anno in cui tutti festeggiano. Ho scelto la Germania, e più precisamente Monaco, per vari motivi. Innanzitutto perché non è molto lontana dall’Italia e quindi rendeva possibile il viaggio di una notte da Monaco al paese sul lago in Italia. C’era anche un’altra ragione, però, dovuta alla formazione culturale delle due ragazze. Una è tedesca e quindi ha una mentalità molto più aperta rispetto a quella di una ragazza italiana dell’epoca. C’era già una differenza di carattere e di reazioni tra le due ragazze.

In sottofondo sentiamo la canzone di Demis Roussos, intitolata “A Flower’s All You Need”, che è un pezzo molto dolce, estremamente melodico, in netto contrasto con le situazioni che vedremo nel film. Lo sentiremo anche alla fine, durante i titoli di coda, come per creare una struttura circolare nella narrazione.

È vero. Io volevo una musica gioiosa all’inizio, qualcosa che ben si abbinasse con la festa, che parlasse d’amore, di pace… Ecco perché c’è questa canzone, che peraltro è stata scritta apposta per il film. La musica è stata scritta da Ennio Morricone e la canzone è stata fatta cantare a Demis Roussos. Quando stavamo mixando il film ho deciso di utilizzarla anche alla fine anche per non lasciare il pubblico con addosso il senso della tragedia raccontata nel mio film. Volevo quindi regalare loro un momento di relax anche se era completamente in contrasto con la storia raccontata.

Queste immagini di Monaco che stiamo vedendo sono state filmate con i regolari permessi oppure sono un po’ “rubate”?

Sono tutte rubate. Io sono un ladro di immagini i.[/i] Ho rubato tutte queste inquadrature, ho messo gli attori in mezzo alla gente e ho nascosto le macchine da presa. D’altronde, credi che avrei potuto pagare tutte queste comparse? i[/i] Neanche fossi ad Hollywood!

Abbiamo anche visto per la prima volta i due protagonisti del film, Flavio Bucci e Giancarlo De Grassi, dei quali avremo modo di parlare più approfonditamente in seguito. Come è avvenuta la loro scelta per questo ruolo?

Avevo incontrato Flavio perché l’avevo già visto a teatro e tra i giovani attori italiani era quello che aveva il viso più aggressivo. Poi è un attore di grande talento, molto impegnato sia in teatro che al cinema, ecco perché l’ho scelto.
Ho scelto De Grassi, invece, perché creava un po’ di contrasto con lui. Era un giovane attore, sconosciuto all’epoca. I quattro protagonisti del film erano tutti degli sconosciuti. Irene Miracle, che vediamo adesso sullo schermo, era una giovane americana che all’epoca viveva a Roma, Laura D’Angelo aveva 18 anni, era una ragazza semplice. Ovviamente le ho scelte dopo aver fatto dei provini anche ad altre attrici.
Soltanto Flavio Bucci fu scelto immediatamente.
La scelta del cast è molto importante perché se uno fa un casting sbagliato fa male al film e agli attori stessi. Un attore che non è nel proprio ruolo non può comunicare niente di importante al pubblico.

Vediamo adesso Marina Berti, una gran signora del cinema italiano, e iniziamo a vedere l’arredamento della casa della famiglia formata appunto dalla Berti e da Enrico Maria Salerno.
È una casa molto bella, molto ricca, molto borghese, accogliente.
Non si tratta di una scenografia, immagino fosse una vera casa.

Beh sì… Era una casa che avevamo affittato per l’occasione. Corrispondeva alla casa di una famiglia borghese italiana. Il personaggio di Enrico Maria Salerno - che è il padre di Laura D’Angelo - è un chirurgo e vive in una casa borghese, ricca, con dei bei mobili e tutto il resto.

Adesso Enrico Maria Salerno sta praticando un’operazione. Questa è una vera sala operatoria?

Si, è autentica. In ogni caso non ho mai girato in false location. La sala operatoria è vera, tutti gli strumenti che vedi sono veri. Ti dirò di più: ho anche ripreso dal vero l’operazione all’appendicite.

Quindi non è un effetto speciale.

No, l’ho ripresa dal vero, nel dettaglio, perché volevo vedere la carne che viene aperta.

Quest’infermiera che stiamo vedendo adesso è Dalila Di Lazzaro.

Esatto.

Com’è stata scelta per questo piccolo ruolo?

Beh, la trovavo molto carina e molto simpatica. Poi viene dalle mie parti, io sono di Venezia. In quel periodo iniziava a lavorare facendo piccole apparizioni e le ho chiesto di fare quest’apparizione nel mio film che è in qualche modo ambigua. L’ambiguità è di Enrico Maria Salerno perché nella mia testa il suo personaggio aveva una relazione con l’infermiera interpretata dalla Di Lazzaro.

È interessante come di questa relazione tra i personaggi non se ne parli mai esplicitamente eppure appaia evidente dai dialoghi tra Enrico Maria Salerno e Marina Berti.
Adesso vediamo le due ragazze che si fanno accompagnare alla stazione, che poi è la vera stazione di Monaco alla quale è legato un aneddoto simpatico che racconteremo dopo.

i [/i]Ah sì, d’accordo!

Ora vediamo una scena importante per capire il personaggio di Enrico Maria Salerno. Parlando ad un giovane medico accanto a lui dice: “Mai dire che non c’è niente da fare in chirurgia, specialmente quando c’è di mezzo la vita di un uomo”. Questa frase ci dà l’idea della sua personalità e renderà ancora più grottesca la sua trasformazione alla fine del film.

Eh sì, è proprio così. Come medico ha fatto capire quanto consideri importante la vita di un uomo e gli sforzi che devono essere fatti per salvarla. Questo però per quello che riguarda il suo essere medico chirurgo.
Quando lui e la sua famiglia saranno toccati direttamente scopriremo un lato della sua personalità che esplode per sfociare nella vendetta. Penso che tutto questo sia molto comune presso certe persone che a parole vivono il loro quotidiano seguendo una certa etica, un certo perbenismo. A volte basta toccare appena la loro macchina e questi sono capaci di prendere una pistola e far fuoco contro chi l’ha danneggiata.

(continua…)

E grazie Giorgio !!!:giorgiob:

Un’altra decina di minuti…

Stiamo per vedere un gesto “antiborghese” dei due teppisti, che taglieranno con un coltello la pelliccia di una signora. Questo ci mostra un po’ la loro personalità, come a voler dire: ok, sono dei teppisti, deprecabili quanto si vuole, ma in fondo non fanno nulla di estremamente grave come uccidere le persone. Sono dei ragazzi con dei problemi, dei “ribelli”…

Sì, sono più che altro disgustati dalla ricchezza, dalle signore con le pellicce di visone…
La loro è una provocazione, non sono veramente cattivi, sono dei teppistelli che cercano di procurarsi qualche spicciolo per comprarsi da mangiare ed hanno una reazione negativa verso l’opulenza che li circonda.

Ecco la scena di cui parlavo prima: quando loro salgono sul treno. C’è un aneddoto a questo proposito…

Sì. Quando abbiamo girato questa sequenza avevamo nascosto le macchine da presa in mezzo ai veri passeggeri della stazione di Monaco. Il poliziotto che appare nel film è in realtà una comparsa con la divisa. Quando si è messo ad inseguire Bucci e De Grassi che correvano in mezzo alla gente, ci sono state delle persone che vedendoli li hanno bloccati. Erano degli immigrati che avevano fatto un gesto “civico”, diciamo così, verso il Paese che li ospitava.
Mi ricordo che Flavio Bucci sollevò le braccia in aria ripetendo “Stiamo recitando! Sono un attore! Sono un attore!” i[/i] per non essere picchiato.
Poi abbiamo ovviamente chiarito tutto e abbiamo girato la scena.
Tra l’altro il treno partiva veramente e i due attori sono saliti mentre era in corsa, come nella scena che avete appena visto. Una volta a bordo hanno chiuso lo sportello e sono usciti dall’altra parte, buttandosi sul marciapiede perché il treno si sarebbe fermato solo un’ora dopo! Sono stati coraggiosi, bisogna dirlo… Chapeau!

Queste scene che vediamo adesso sono girate su un vero treno in movimento. Un treno a vostra disposizione che faceva un percorso particolare in Italia…

Esatto. Tutte le sequenze sul treno sono state girate in diverse situazioni.
Avevamo noleggiato due vagoni. Uno era per i generatori, le macchine da presa, i costumi, i trucchi e tutto il resto. L’altro era per girare. I vagoni erano attaccati ad un treno che andava da Roma a Pescara, una città sulla costa adriatica. Partivamo alle 6 di mattina e arrivavamo alle 13 o a mezzogiorno, non ricordo più. Credo a mezzogiorno, comunque. Poi facevamo un’ora di pausa, nel frattempo i vagoni venivano agganciati ad un treno che tornava a Roma per arrivare la sera. Lì ho girato tutte le sequenze nei corridoi, col treno in movimento, con gli attori… Lo scompartimento dove si svolge la parte più drammatica del film, quella di notte, è stato invece ricostruito in teatro, poggiandolo su delle ruote per dare l’impressione che si muovesse.

Eravate negli studi della DEAR, presumo…

Credo di sì.

Siamo ancora nel treno e stiamo per vedere un dialogo tra le due ragazze che ci mostra perfettamente quello di cui si parlava prima: la differenza culturale tra la ragazza tedesca e quella italiana. La ragazza tedesca dice all’italiana di non essere più vergine e quest’ultima, pur essendo sua coetanea, accoglie la notizia con stupore.
Vediamo adesso Macha Méril, della quale non abbiamo ancora avuto modo di parlare. In questo film è molto importante il suo abbigliamento, in particolar modo il velo che le nasconde il volto. Questa era una scelta ben precisa sin dalla sceneggiatura?

No, non era presente in sceneggiatura. Un film si compone di diverse tappe. Innanzitutto c’è la sceneggiatura, con la storia e tutto il resto. Io ho parlato con gli attori, in particolar modo con Macha Méril, alla quale ho raccontato il suo personaggio, arricchendolo. Ho quindi riscritto la sceneggiatura in modo da renderla protagonista perché sulle prime lei non aveva l’importanza che effettivamente ha nel film. Riguardandolo ci si rende conto che la vera protagonista è lei perché raccontandole il suo personaggio sono riuscito a dargli quello spessore di cui avevo bisogno.
Poi quand’ho cominciato a vedere chiaramente questo personaggio, al momento della scelta dei costumi ho scelto il cappello con il velo. Togliendo il velo è come se togliesse una corazza. Scopre così il lato oscuro della sua personalità. Alla fine del film rimette il velo sul viso per tornare all’immagine di partenza, con la sua facciata. In tanti hanno questa facciata dietro la quale nascondono i propri sentimenti, i propri disagi interiori e persino le proprie perversioni.

È appena passata una sequenza molto buffa, con i nostalgici nazisti che vengono derisi da Flavio Bucci. È un treno molto strano per quello che riguarda l’umanità che trasporta. Ci sono questi nostalgici del nazismo, un prete con uno strano tic, tra un po’ vedremo una signora cicciona quasi “felliniana”. Questi personaggi sono stati scelti con un criterio preciso?

Era per divertirmi. Mi divertivo, fare un film vuol dire anche divertirsi. Un treno porta sempre un’umanità eterogenea, quindi ho scelto quasi dei prototipi. I preti ci sono perché la Chiesa era sempre presente nella vita politica di allora, i nostalgici servivano anche per mostrare come i due teppisti non avessero nessun interesse nella politica e sbeffeggiavano queste persone così attaccate al passato.

i[/i]

Ottimo. :cool:

Grazie per la traduzione,attendiamo impazientemente il resto…

Lavoro fantastico! Grazie Giorgio!

Aggiungo un’altra decina di minuti tradotti dal commentary al film che ho fatto con Lado. Ricordo che l’originale era in francese, rivolto ad un pubblico francese quindi ci perdonerete alcune cose che forse gli italiani troveranno scontate.

A questo proposito è interessante il dialogo tra Bucci e De Grassi quando vedono la donna con la pelliccia all’iniziodel film: Bucci dice: “Guarda questa pelliccia! Vale almeno 3 milioni!”. De Grassi risponde: “E allora?” e Bucci conclude: “Niente, ma mi disgusta”.

Eh sì…

Questo dialogo mostra molto bene quello che stava dicendo prima.

Sì, perché mostra che, allora come oggi, di fronte a persone in difficoltà ci sono persone che non esitano ad ostentare gratuitamente la propria ricchezza con gioielli e pellicce…
Una grande attrice italiana, della quale non voglio fare il nome, aveva una grande collezione di pellicce ma non le portava mai in pubblico. Le teneva in casa perché non era politicamente corretto indossarle.

“Vive la cohérence!”
Stiamo vedendo il primo incontro Flavio Bucci e le due ragazze ma ne parleremo meglio in seguito. Intanto diciamo qualcosa su Flavio Bucci, iniziamo a presentarlo.
All’epoca del film aveva 28 anni, è nato nel 1947, a Torino. Sicuramente il pubblico francese non sa che è stato un doppiatore importante. Ha infatti prestato la voce a John Travolta per “La Febbre Del Sabato Sera” e “Grease” e persino a Gérard Depardieu ne “L’Ultima Donna”, di Marco Ferreri. Oltre ad essere un attore di teatro è anche un autore perché ha scritto diverse pièces e si è formato alla “Scuola Del Teatro Stabile” di Torino. Il suo primo film è del 1971: “La Classe Operaia Va In Paradiso”, di Elio Petri. Un ruolo che l’ha reso molto celebre nel cinema di genere è quello che ha in “Suspiria” di Dario Argento, dove interpreta Daniel, il pianista cieco.
Sullo schermo è appena passato un caratterista che si vede abbastanza spesso nei film del periodo: Francesco D’Adda.

Esattamente!

Ha dei ricordi legati a lui?

Non particolarmente. Andava bene nella parte del controllore ma non ho ricordi particolari anche perché, se non erro, non ho più lavorato con lui. Comunque è vero, all’epoca lavorava molto.

Sì.
Vediamo ora una scena importante. Nello scompartimento dov’è seduta, Macha Méril riconosce un importante politico democristiano (…) e inizia a parlare con lui. Qui possiamo vedere tutta l’ipocrisia del suo personaggio perché prima abbiamo visto quando le cade la borsetta dalla quale escono delle fotografie pornografiche che si affretta subito a nascondere. Parlando con l’onorevole, invece, dice che il più grave problema del loro tempo è “il progressivo indebolimento dei valori religiosi e dell’ordine morale che ci porta inevitabilmente verso uno stato ateo ed anarchico”.

Già… Aveva visto sul giornale la foto di questo politico e l’ha riconosciuto. Questa sua tendenza ad aver un certo rapporto con le persone importanti spiega un aspetto del suo carattere, e allo stesso tempo, quando le cade la borsetta e vediamo la foto porno, siamo di fronte ad un segnale. Capiamo chi è realmente e vediamo il contrasto con le parole che hai riportato. Era un gioco sui contrasti…

…e sull’ipocrisia.

Certo, il contrasto tra quello che si dice e quello che si è.

La risposta del politico alla Méril è molto interessante perché dice: “Ho sempre creduto nell’importanza della Chiesa e anche con i nostri mezzi ridotti cerchiamo di avere un movimento di sincera ispirazione cristiana”. Macha Méril gli risponde dicendogli che loro devono essere “i guardiani dei valori morali trasmessi dalla loro cultura”.
Qual era la Sua posizione verso la religione all’epoca?

Non ho mai avuto una posizione verso la religione. Credo che ognuno abbia il diritto di seguire una religione se ne ha voglia, ma io sono completamente ateo. Credo che le religioni in generale, non parlo solo di quella cattolica, abbiano una grande influenza nella gestione delle cose e che siano sempre state strettamente connesse al Potere. Trovo che quando le religioni promettono una vita eterna dopo la morte in modo da riscattare le sofferenze terrene, sia soltanto per evitare ribellioni. Nel passato era così perché il popolo era sempre schiavo ma anche adesso non vedo grandi differenze. Ci sono ancora persone obbligate a lavorare come se fossero schiavi, sia che vengano dall’Africa o che siano francesi, e poi quando non servono più vengono buttati sulla strada senza preoccuparsi di quelli che possono essere i loro problemi economici e familiari. Lo Stato Sociale non li tutela abbastanza.

La sequenza che abbiamo visto è importante perché ci mostra il primo incontro tra Flavio Bucci e Macha Méril. All’inizio sembrava che Bucci volesse violentarla, la Méril gli ha persino offerto dei soldi, come farà spesso nel corso del film, quasi volesse essere il simbolo della borghesia che può comprare tutto. È significativo vedere come la “resistenza” (le virgolette son d’obbligo) della donna al tentativo di stupro non duri molto e che, anzi, alla fine la Méril sembri proprio essere consenziente. Mi ricordo, Aldo, che una volta parlavamo del film ed io Le avevo detto che poteva essere l’immagine della borghesia che ama farsi scopare dal proletariato ma mi aveva detto che era un’interpretazione eccessiva.

Sì, un po’ eccessiva. Ci sono molte persone che pensano che i soldi possano comprare tutto. Non appartiene propriamente alla borghesia, è proprio una caratteristica dello spirito umano. Ecco perché spesso nel film tira fuori il denaro per pagare.
Riguardo al suo incontro con Bucci nel bagno, lei all’inizio si oppone ma in realtà lo desidera. All’inizio lei “deve” rifiutarlo, la prima reazione deve essere negativa ma non appena lui la tocca lei si lascia andare perché esplode tutta la sua sessualità repressa. È una sua fantasia che già ci era stata annunciata dalle foto porno nella borsetta. Se al posto di Bucci ci fosse stata un’altra persona, non necessariamente un proletario, sarebbe stata la stessa cosa. Per me, eh! Io la vedo così.

Il treno si è appena fermato perché è stata segnalata una bomba a bordo quindi nel film si affaccia lo spettro del terrorismo. Nel 1975 com’era la situazione in Italia a proposito del terrorismo?

Era un problema presente, esisteva. Non dico che gli allarmi bomba sui treni fossero una cosa quotidiana ma era comunque qualcosa di molto frequente all’epoca. In tutto il mondo era così. Anche adesso che sono passati trent’anni c’è sempre questo terrore. L’altro giorno parlavo con degli amici che hanno paura di andare a Londra proprio a causa degli attentati. Che poi è tutta questione di destino. Puoi essere nel punto dove scoppia la bomba oppure puoi essere a qualche metro di distanza e restare illeso. Se il tuo destino è quello di morire nell’esplosione di una bomba vuol dire che morirai così.

Vediamo ora delle sequenze in notturna. Il direttore della fotografia era il grande Gábor Pogány, che ha lavorato spesso con Lei.

Sì, ho fatto 3 film con Gábor. Era di origini…

…ungheresi.

Sì, esatto. Era un grande direttore della fotografia ed era anche un uomo “grande” visto che era alto un metro e 90. Il suo capo macchinista, che lo seguiva sempre, era alto come lui. Io, piccolino, mi trovavo in mezzo a quei due giganti! Lui aveva fatto dei film straordinari come “La Ciociara” ed anche altri film americani, era davvero un grande direttore della fotografia. Tra l’altro fu il produttore ad impormelo per un film precedente a questo.

“La Cugina”

Bravo, quello. Ero felicissimo di lavorare con lui, ecco perché poi l’ho chiamato altre volte.

Ricordo un aneddoto su Gábor Pogány. Lei si ricorda la frase che Le ha detto durante le riprese di “Rito D’Amore”?

Mmm…

Le disse che lui pensava di fare il suo film più bello a 80 anni e Lei ha considerato questa frase come una grande dichiarazione d’amore verso il cinema.

Oh sì! Ma non era legata a “Rito D’Amore”…

Io ricordo di aver letto così…

Sarà stato un errore… Anzi, no… aspetta… Hai ragione! Era su “Rito D’Amore”, ora ricordo.
Amava il cinema in maniera incondizionata. Aveva una piccola abitudine: ogni volta che faceva un viaggio per il cinema prendeva nota delle miglia che aveva percorso in aereo. La cifra totale era incredibile! Io ho fatto esordire suo figlio Cristiano come operatore proprio ne “L’Ultimo Treno Della Notte” e in un altro film l’ho fatto esordire come direttore della fotografia.

Su “L’Ultima Volta”.

Sì, aveva 27 o 28 anni e ricordo che quando ho chiamato Gábor per dirgli che avrei fatto esordire suo figlio lui mi chiese come mai non chiamavo lui. Io allora gli risposi che in quel momento avevo un po’ di “potere decisionale” e quindi preferivo far esordire un giovane di talento perché altrimenti sarebbe stato difficile imporre un ragazzo. Ho voluto dargli una mano.

i[/i]

Grande Federico! Non posso che inchinarmi ed omaggiarti con un gigantesco applauso… Giusto perchè è un film che ho visto “solo” qualche volta e un pò mi piace :smiley: Thanks

Un altro pezzetto…

Prima di parlare del rapporto tra il personaggio di Enrico Maria Salerno e quello di sua moglie vorrei citare un altro lavoro di Gábor Pogány per far capire al pubblico la sua importanza e la sua poliedricità. Giovani e meno giovani lo ricordano come il direttore del celebre concerto a Pompei dei Pink Floyd nel 1972, un lavoro straordinario.

È vero.

Intanto vediamo la cena della vigilia di Natale a casa di Enrico Maria Salerno. Ascoltando i suoi dialoghi con la moglie abbiamo capito che ci sono dei problemi tra di loro. Tutto il benessere che li circonda è falso.

Assolutamente. I problemi ci sono praticamente in tutte le coppie e in tutte le famiglie. Lui ha il suo lavoro, lei si occupa soltanto della casa, hanno una sola figlia… Prima parlavamo del rapporto ambiguo che ha con la sua infermiera che potrebbe essere la sua amante, sua moglie quindi è evidentemente contrariata. Marina Berti è stata molto brava nell’interpretare questo personaggio. Nel suo viso si vede come stia sempre un po’ da una parte, come sia sottomessa al marito. Lui è qualcuno di importante, uno che sa tutto, che prende le decisioni. È il capo.

Nel film Irene Miracle ha appena sentito il suono dell’armonica suonata da De Grassi. È un suono che preannuncia la presenza di questo personaggio. Il tema è stato scritto da Morricone e ha una funzione completamente diegetica visto che fa parte della narrazione, della storia. In molte sequenze la colonna sonora del film è suonata proprio dall’armonica di De Grassi.

È vero.

De Grassi sapeva suonare l’armonica?

No, assolutamente no, infatti non è lui che suona. Come facevo abitualmente, consegnavo la sceneggiatura ad Ennio Morricone e poi discutevamo del film. Io volevo che nel film un personaggio suonasse uno strumento in modo da avere un segnale per dire che il pericolo stava arrivando. Volevo far arrivare questo messaggio al pubblico che doveva capire la presenza del pericolo e il fatto che questo pericolo fosse reale, fisico. Non era una musica che accompagna una sequenza di suspense, volevo proprio che fosse qualcosa di vero, con qualcuno che suonava, che è fisicamente presente. È stato Ennio a propormi l’armonica a bocca perché era più pratico come strumento. Poi ha registrato delle musiche provvisorie che mi ha fatto avere in modo che poi potessi regolarmi di conseguenza soprattutto per quello che riguardava i tempi durante le riprese. Poi ha fatto suonare ad un solo musicista tutte le partiture del concerto con l’armonica. Un altro vantaggio dell’armonica è che è uno strumento con il quale è facile far finta di essere in sincrono anche se non lo si sa suonare.

Lo scompartimento del treno che stiamo vedendo ora è uno scompartimento che avete ricreato.

Sì. Le Ferrovie Dello Stato ci hanno noleggiato i vari “pezzi” dello scompartimento tramite i loro servizi specifici per il noleggio di queste cose per il cinema. Abbiamo rimontato gli scompartimenti in teatro. Per dare un’impressione di movimento avevamo montato tutto sopra dei pneumatici. Si notano diversi accorgimenti di Pogány come la pioggia o le luci sullo sfondo che ogni tanto si vedono passare. In realtà c’erano dei macchinisti su dei carrelli che passavano tenendo le luci in modo da creare l’illusione del movimento.

Credo che comunque fosse difficile girare in uno spazio così piccolo, così ristretto.

Sì, era difficile ma per certi versi era anche facile, ti spiego perché… Io potevo spostare le pareti a mio piacimento per permettermi di avere più spazio per la macchina da presa, che potevo mettere proprio al limite. Per esempio, in quest’inquadratura avevo lo spazio per fare un carrello indietro.

Perfetto. Spendiamo qualche parola sulle attrici, iniziamo da Irene Miracle. Come ha già detto Lei, era un’attrice americana, veniva dall’Oklahoma. All’epoca del film aveva 20 o 21 anni, è nata nel 1954 e questo era il suo primo film. La ricordiamo per la sua partecipazione in film importanti come “Fuga Di Mezzanotte”, di Alan Parker dove interpretava la fidanzata di Brad Davis, imprigionato in quel carcere tremendo, come ricorderete. Tra l’altro quel film è molto interessante per gli appassionati di cinema di genere italiano visto che nel cast ci sono alcuni nostri attori molto noti come Franco Diogene, Paolo Bonacelli, Gigi Ballista… Ci ricordiamo di lei anche perché nel 1980 ha interpretato Rose in “Inferno” di Dario Argento.
A questo punto colgo l’occasione per smentire quanto raccontato da Angelo Jacono, organizzatore generale dei film di Dario Argento, in un libro uscito in Italia. Jacono ha raccontato che l’attrice è morta subito dopo aver girato Inferno. Racconta inoltre che la Miracle era già malata durante le riprese, non aveva quasi più capelli ed era costretta a portare una parrucca. Una volta finita il film, continua Jacono, la Miracle è ripartita negli Stati Uniti dov’è morta, visto che non è riuscita a curarsi. Ecco, possiamo dire che tutto questo è falso. Irene Miracle è viva, è sempre negli Usa dove ha continuato a lavorare per il cinema fino alla fine degli anni '90. Quindi ci fa piacere poter dare questa notizia.

Fa molto piacere anche a me!

Ha qualche ricordo particolare legato ad Irene Miracle? È stato complicato dirigerla in un ruolo così delicato? Era pure il suo primo film…

Sì, ma aveva un talento naturale. Durante il casting ho capito subito che era molto spontanea, è una cosa che capita spesso quando gli attori sono giovani. Io ho girato una serie di 26 film interpretati da bambini e in quei casi devono avere un talento naturale, altrimenti diventa quasi impossibile farli recitare. Aveva un grande talento e non è certo per caso che in seguito ha partecipato a film molto importanti in ruoli non secondari.

La fotografia adesso è cambiata, vediamo questo bellissimo blu di Gábor Pogány per l’interno dello scompartimento. Quante macchine da presa avevate per il film?

Una sola.

Era una Arri.

Esattamente, una Arri 35 millimetri.

E nient’altro.

Eh no, pensa che non avevo neanche abbastanza negativo! Per fare il film ho usato 25 millimetri di negativo, mi sembra. L’abbiamo girato in 5 settimane ma credo che non si noti, considerata la quantità di immagini, il ritmo del montaggio e il posizionamento della macchina da presa. Lavoravamo in fretta e bene!
La luce blu viene da un mio ricordo giovanile. Mi ricordavo che nei treni notturni (all’epoca in cui c’era ancora la terza classe) si poteva spegnere la luce per permettere ai passeggeri di dormire e al suo posto si accendeva una luce blu che mi angosciava parecchio. È per questo che ho scelto il blu. Quando poi ho scelto i costumi degli attori l’ho fatto pensando al blu degli interni ed ho evitato di usare colori troppo forti.

Questa che vediamo ora è una sequenza di grande tensione perché De Grassi con il suo sguardo allucinato e il suo coltello in mano è molto disturbante. È interessante poi citare la frase detta da Macha Méril alle due ragazze terrorizzata da Bucci e De Grassi. Dice: “Non abbiate paura, ci sono io”. E questo è assurdo perché è lei che guida la danza. I due uomini, in fondo, sono due pedine che lei muove a suo piacimento.

Certamente. Lei rappresenta il potere e il potere utilizza sempre per i suoi obiettivi le persone che stanno ai margini della società o che comunque sono sottomessi. Per esempio, se l’obiettivo della società è quello di fare una guerra (prima si facevano delle guerre coloniali, adesso con la scusa delle guerre di liberazione si fa la guerra per il petrolio o per altri interessi economici), chi è che parte per morire? I giovani. Perché vanno a fare le scuole militari visto che non hanno altre possibilità nella vita e quindi hanno bisogno di soldi. Sono loro che vanno in prima linea mentre quelli che li mandano a morire restano dietro. È proprio quello che fa Macha Méril. Lei delega i suoi desideri più nascosti e più ambigui ai due uomini visto che non potrebbe realizzarli con le sue proprie mani che non possono sporcarsi di sangue.
È tutto legato alla sensualità, si allaccia alla foto porno nella borsetta, alla sequenza nella toilette con Flavio Bucci e lei è un voyeur come il personaggio di Franco Fabrizi. Lui è un voyeur passivo, lei invece è attiva. Si serve dei due ragazzi perché non può fare in prima persona ciò che sogna di fare.

Abbiamo visto Franco Fabrizi che interpreta quello che personalmente considero il personaggio più agghiacciante del film.

Oh si, senza dubbio.

Nel film lui è il voyeur. Franco Fabrizi era un attore italiano che ha lavorato tantissimo, ha persino lavorato con Visconti e Fellini ma anche in film più propriamente di genere con Steno, Dallamano, Di Leo, Zampa… Insomma, un attore molto attivo, nato a Cortemaggiore, in Emilia Romagna. È scomparso nel 1995.
Trovo che il suo personaggio sia molto interessante perché può essere considerato come una personificazione del pubblico che guarda questa sequenza senza riuscire a smetterla di guardarla perché c’è un desiderio perverso che lo spinge a non distogliere lo sguardo da ciò che avviene nello scompartimento. In ogni caso, Aldo, il Suo intento non era questo.

No, non esattamente. Non rappresenta il pubblico che, in sala, guarda il film. Rappresenta piuttosto quelli che stanno dietro la propria finestra a spiare cosa succede nella casa di fronte. Nella società c’è un grande fattore voyeuristico. Mi ricordo una grande attrice che aveva fatto un film con me e che aveva un binocolo col quale amava spiare i suoi vicini da dietro le persiane di casa sua.

(continua…)

Concordo pienamente!

Grandissimo lavoro Federico
una gran gioia leggere l’ intervista ad uno dei miei miti
Scusate se son ripetitivo ma adoro questo film! Grazie ancora :cool: