La corsa del secolo - Les cracks (Alex Joffré, 1968)

Cooproduzione italo-francese un po’ caduta nell’oblio, recuperata nell’ottimo dvd francese (però privo di qualsivoglia sottotitolo).

Un film davvero affascinante per ogni amante del ciclismo, racconta l’epoca del ciclismo eroico, in cui un manipolo di signori un po’ fuori dagli schemi e coi baffoni arricciati montava sulla sella di massicci velocipedi e si sfidava su distanze davvero impensabili per il ciclismo di oggi. Bourvil interpreta un inventore che progetta una bici innovativa, piena di geniali invenzioni tecnologiche, da fornire ad un cugino che si sta per cimentare nella prima edizione della Parigi-Sanremo. Assediato da un esattore delle tasse Bourvil scappa e raggiunge il cugino sulla linea di partenza, dove lo trova però affiliato come gregario ad uno squadrone gestito da un imprenditore senza scrupoli, che lo obbliga quindi ad usare la bicicletta fornita dal suo team. Inseguito dall’esattore, Bourvil parte confondendosi nel plotone e prende così parte alla gara. La struttura è simile a quella di La grande corsa, abbiamo il protagonista che cerca di fuggire dalla moglie e dall’esattore che lo inseguono, trovandosi a fronteggiare una serie di avversari rivali tra cui un team di malvagi, una squadra condotta da un pittoresco e sanguigno imprenditore italiano e una serie di altri bizzarri concorrenti. Tranelli, inganni e sotterfugi ben oltre il regolamentare, con cui i corridori dovranno confrontarsi per riuscire a portare a casa la tanto agognata vittoria. La pellicola è un omaggio al ciclismo dell’epoca d’oro, riprende e cita un sacco di personaggi, situazioni ed atmosfere che realmente hanno caratterizzato il palcoscenico delle corse in bicicletta dei primi decenni del secolo e hanno scandito l’evolversi di quel mondo e di quello sport, che riusciva ad appassionare e coinvolgere folle esagitate e nazioni intere. Molta attenzione ai dettagli, la bici di Bouvril, col pretesto di essere frutto dell’estro di un inventore, ci mostra le tappe e le conquiste che ha fatto la tecnica nel corso di quegli anni, come ad esempio la ruota libera e lo sgancio rapido. I personaggi ricalcano archetipi del mondo del ciclismo dei primordi ma anche figure realmente esistite; gli eventi spesso citano situazioni realmente accadute, caratteristiche dell’epos dell’epoca d’oro di questo sport, come ciclisti distrutti di fatica che si addormentano nei fienili, borracce infidamente riempite con sostanze purganti da avversari senza scrupoli, i proverbiali chiodi disseminati sulla sede stradale e via dicendo. Tutte le info ed i dettagli utili a cogliere queste citazioni e strizzatine d’occhio in un interessante documentario che arricchisce il dvd.
Per gli amanti del ciclismo è sicuramente un must see.

E ora la domanda che è d’obbligo: circola la versione italiana o non fa più la comparsa sui nostri schermi da quel lontano 1968?

Non ho mai visto la versione italiana. Non dovrebbe essere mai passata per le tv nazionali. Peccato perchè il film, che si inquadra bene in un genere cinematografico quello delle corse sportive in voga negli anni sessanta, deve essere bello e divertente. Varrebbe la pena vederlo solo per il grande Bourvil.

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