La figura del dj nel 2011

Apro questo topic per parlare un po dei dj moderni, premetto che non so na mazza di questo lavoro però sono un frequentatore abbastanza abituale delle discoteche (ci vado un venerdì si ed uno no) ed in passato lo ero assiduamente.
Siccome ogni tanto mi stacco dalla pista (anche Tony Manero micca ci stava tutta sera) venerdì ho guardato il dj alla consolle e vedevo come con cuffia mezza in testa e chino sulla consolle stava facendo il suo lavoro, ma nella mia testa mi è balenata l’idea che fosse tutta scena.Oggi come oggi con programmi e roba varia che ci vuole a fare un mixone a casa e collegare una chiavetta od un portatile ad un impianto?
E’ una cazzata questo mio pensiero oppure no?
Secondo me son ben lontani i tempi dei vinili in disco, sicuramente ci saranno anche i fedeli alla vecchia guardia ma siccome dove vado io girano le hit commerciali del momento e qualche remember secondo me DJ (non faccio il nome) fa tutta na scenata.

mi onoro e mi vanto di essere molto amico quasi fratello di tante persone che mettono dischi, da Duba il Grandubaldo a Mr. 02 aka We lo zì, da Luke e Alberto che sono i Mashed Potatoes per arrivare al nostro ivanrassimov, tante volte ho chiesto, guardato e spiato per carpire qualcosa, ho provato a fare qualche mix con virtual dj con esiti tragici

tecnicamente non è semplice, devi conoscere molto bene i pezzi che stai mettendo, sentire l’onda e al momento giusto cambiare, loro poi vanno ancora di vinile debbrutto e normalmente non si sbilanciano in passaggi arditi come facevano i miti negli anni '80, ma comunque non è affatto semplice lo stesso

però c’è di più ecco, perchè il dj che mette su quello che gli garba non fa molta strada…

spesso i dj hanno una sorta di “mandato” che non è semplicemente quello di far ballare la gente, ma può essere quello di decomprimere la sala principale se ce n’è più di una, oppure di far bere la gente, di aizzarla oppure di calmarla, insomma cose così

ma comunque pure nel caso più semplice, in cui c’è una sala solamente e devi far ballare la gente, puoi avere idea di quale è il tuo pubblico, ma come dargli soddisfazione te ne accorgi lì per lì se hai esperienza e sei bono… no con dei mix già fatti per quanto perfetti possono essere non te la cavi

Naturalmente lungi da me criticare un lavoro che può definirsi quasi d’arte anche perchè è un qualcosa di creativo , e magari pur’io potessi avere tale dono, però ritornando al locale che frequento io da ormai un paio d’anni, noto che la musica che gira intanto è sempre quella (naturalmente è cambiata da stagione a stagione) ovvero le hit commerciali e i tre dj che si alternano alla consolle mettono più o meno sempre gli stessi pezzi.Adesso io non posso certamente dire con quale sequenza, quindi magari variano le posizioni dei dischi però essendo la musica sempre quella mi è balenato e credo giustamente il fatto che magari alcuni dj si sono fatti i loro mix a casa, che sottolineo non c’è nulla di male nel farlo, anche perchè il lavoro se lo sono fatti prima nel loro studio personale.
Cioè correggimi se sbaglio, ma le canzoni di adesso tipo quelle di Bob Sinclair o Alexandra Stan per non dire Inna escono in cd e non più in vinile, oppure si scaricano da I tunes, per cui essendo tutto digitale come si fa a mixare…

Che sia chiaro che questo non è assolutamente un attacco alla figura del dj.

Beh la cosa è possibile, personalmente in qualche occasione mi sono reso conto di dj che fingevano di mixare mentre in realtà avevano un mix già pronto e lo facevano andare. Abbastanza patetica come cosa…
Ora comunque, con l’avvento dei cdj e dei pc, dal punto di vista tecnico il mixaggio è diventato molto più semplice: i programmi ti calcolano in automatico i bpm di un pezzo e te lo mettono a tempo da soli, accelerandolo, rallendandolo o facendo coincidere i battiti di cassa di due tracce per farle andare all’unisono.

Vero, a meno che la gente non vada in una discoteca proprio perché c’è quel particolare dj, ben conscia del genere che fa, ma qui si parla ovviamente di dj affermati a livello internazionale.

Oppure il mandato può essere anche quello di vendere più entrate in disco possibili :smiley: Fino ad un paio di anni fa facevo il moderatore in un importante forum di dj e dalle esperienze varie si capiva chiaramente che a livello “locale” i gestori selezionavano i dj in base agli amici che riuscivano a portare in discoteca oppure in base ai soldi che chiedevano, la musica e la tecnica passavano spesso in secondo piano (e anche qui c’era gente che si prensentava in consolle con mixaggi già pronti, al limite se la pista non reagiva buttavano il pezzo del momento cercando di riprendere in mano la situazione).

Oltre a tutto ciò c’è da considerare anche tutto ciò che riguarda la produzione di pezzi da ballare, ma non so se c’entri molto con la figura del dj così come la intendeva stubby.

Infatti dove vado io gira i dischi un dj molto famoso che per un certo periodo si era affermato a livello europeo e forse pure mondiale con alcune sue produzioni, però a parte il fatto che lo ritengo bravo ciò non toglie che magari proprio perchè sa di piacere con il suo genere usa campionamenti già fatti, comunque quasi quasi la prox volta lo domando a lui.

OT Io comunque vado in disco e per la musica che mi piace e per il target d’età.OT

Ah, balere quindi. Anche lì ci sono i Dj?

Fino a pochi anni fa frequentavo regolarmente discoteche nei week end. I più gettonati erano il Qi clubbing di Rovato e l’ex Bar Fly.
In discoteche-club con musica di un certo livello , dopo la solita playlist in loop, cosa che si verificava regolarmente con pezzi r 'n b nel “preserata” per scaldare gli animi tra le 23 e le 00.30/1.00, il “DJ titolare” faceva il suo ingresso con la sua intro track ad effetto e poi mixava fino alla chiusura o quasi del locale. Generalmente in cuffia sentiva già il pezzo successivo a quello in programmazione (me ne parlò un amico con eserienza nel settore) e poteva in qualsiasi momento modificare/editare , ecc…
A me è sempre sembrata un operazione piuttosto complicata , le poche volte che ho utilizzato programmi per dj ho realizzato fiaschi totali inascoltabili. Secondo me non è affatto un lavoro facile, senza contare la passione che deve esserci dietro…

Bello 'sto argomento…io frequentavo discoteche assiduamente dal ‘98 al 2003, tralasciando una buffa parentesi di quando avevo 5 anni, la prima volta che andai a ballare in discoteca,coi miei e i miei zii e mia cugina coetanea.Era una disco all’aperto vicino ad Avetrana, allora non conosciuta per la cronaca nera, ovviamente. Da quel che ricordo il dj metteva i dischi e li mixava come si sarebbe fatto poi negli anni ‘90, coi piatti…ricordo che passavano un 12’’ di “Shout” dei Tears for fears con una introduzione snervante

Negli anni '70 non c’ero,ma allora fare il dj era qualcosa di nuovo e fico, nelle cabinone…

Nei ‘90 e qui arrivo alla vera e propria frequentazione, ci ero andata un po’ nel '94/95, una volta a Montecatini, al Fullstop,che ora non c’è più ed era a due piani, i dj avevano dei cavoli di impiantoni mix e mixavano i dischi con la formula del pezzo che sta per iniziare che si fonde con quello che finisce, come faceva Molella di Radio Dj

Nei primi anni 2000, nelle discoteche frequentate i dj avevano una doppia base, sia il vinile che il minidisc…

Il dj anni '90 però credo sia stata la star per eccellenza, per le varie tecniche di mixaggio e valigette piene di dischi (anche acetati)… quelli erano i tempi di Coccoluto, Ralph, Ralphie Rosario,Ivan Iacobucci,Joe T Vannelli (che conobbi, che voce,ragazzi,un fico pazzesco!)

Oggi invece ci sono solo palloni gonfiati, sia nei locali, sia a livello mondiale, vedete quel fighetto sifilitico di Bob Sinclar (a me sta sulle scatole, si capisce?)

:emot-eng1 Ralf

Giusto!Sorry!!

Io frequento discoteche dalla fine degli ‘80 e suono tuttora in un locale della mia zona, quindi ho seguito abbastanza da vicino l’evoluzione della figura del dj negli ultimi anni; dal mio punto di vista l’utilizzo dei cd e dei software ha da una parte reso molto piu’ semplice fare i mixaggi, dall’altra ha aperto nuove strade al concetto di disc-jockey: ci sono dj che nelle loro serate non passano una sequenza di “canzoni” o “tracce” che dir si voglia, ma praticamente compongono la musica in tempo reale suonando loops e regolando volumi, equalizzazioni ed effetti.
Il risultato naturalmente puo’ essere sia piacevole che inascoltabile a seconda della bravura e del gusto del dj, certo, ma e’ un passo avanti nella figura del dj che da selezionatore di dischi si avvicina al ruolo di musicista.

Poi ci sono ancora molti che usano il vinile e quindi sono piu’ dj “classici”, come Sven Väth, altri che usano il vinile abbinato al computer come Richie Hawtin, altri usano i cd come Danny Tenaglia, altri solo il computer, eccetera, e ci sono sicuramente anche quelli che si preparano il set e poi fanno finta di mixare, ma questo impedisce loro di cambiare la musica in funzione della reazione del pubblico, che e’ da sempre il “segreto” del buon dj.

nonostante non sia mai stato un frequentatore di disco, anzi tutt’altro, negli ultimi anni ho recuperato parecchi mix che giravano nei postacci afro-funky (Melody Mecca, Cosmic, etc.) più o meno durante tutti gli anni '80

e quì lo dico e quì lo nego il genere musicale può piacere o meno ma secondo me i DJ che mettevano i dischi in quel periodo (Mozart, Pery, Lodola, lo stesso Baldelli e tanti tanti altri) non si battono

non avevano praticamente nulla di nulla come supporto digitale nè computer per sincronizzare, mixavano due e financo tre pezzi assieme in maniera tosta pure casomai a velocità molto diverse da come erano stati concepiti (una marea di dischi in 33 quasi inascoltabili sono diventati pezzacci suonati a 45…) praticamente solo con l’ausilio delle orecchie e delle mani

poi dopo credo siano stati quelli che hanno introdotto i sint nelle sale

Io, una sera

Io, una sera, approfittando di un grosso favore fatto ad un notissimo proprietario di un ancor più noto club milanese (qualche tempo addietro mi ero scopato sua moglie talmente bene che lei, dopo essere andata a raccontarlo a tutte le amiche con dovizia di particolari riportati con l’ausilio di cad in 3D, versetti stile Bambi-al-primo-mestruo registrati su i-phone et cetera et cetera, se ne andò pure dal marito obbligandolo a sdebitarsi appropriatamente con me), io, come vi dicevo, una sera il “dj” l’ho fatto.

Il ganzo bauscia venne da me e mi disse: “Quella bagascia di mia moglie non godeva dal 1989, dio bono! Non so come tu abbia fatto ma ora chiedimi quel cazzo che vuoi che tanto ti posso dare tutto. Vuoi donne? Femmine sedicenni da urlo pronte-a-tutto-su-e-giù-dal-cubo? Le puoi avere! Vuoi un Audi corazzata con impianto hi-fi di gran marca? Chiedimela che domani ce l’hai! Vuoi un paio di stripper da palo a tua completa disposizione per un paio di settimane? Ti accontento subito! Vuoi quell’appartamentino al settimo piano del grattacielo di Repubblica dove mi porto le negre? E’ tuo per il prossimo mese. Vuoi forse incularti un negro? No problem!, ti porto tutti i giamaicani che vuoi! O forse vorresti quel super-frigo che ti sforna Cola & pure Coca con tutte le lucine al laser blu e che ti fa pure la musichetta quando che ti versa la Cola e che ti proietta pure il video di Billy Idolo nel bicchiere, eh?”.

Io stavo già appostissimo sia col frigo che con l’auto. Certo, ci avevo un frigo normalissimo per il mio sotto-tetto, mica roba di design a prezzi sconvenienti. Di auto ci avevo già la Smart. Un Audi di cinque metri e quaranta ce la vedevo male per me. Gli uomini che girano con le auto lunghe, lo sanno tutti cosa devono “compensare”. Io sempre auto corte. Meglio se ancora più corte.

In quanto a donne - da palo, da cubo et cetera - ce ne avevo già di così gran numero che stavo pure meditando un mio ritiro in qualche convento di “senza-pisello” (massì quei frati che si fanno su la cappella con del filo spinato finchè dalla gran voglia non gli scoppia tutto quanto ed addio-al maschio-che-c’è-in-te).

Allora ci ho pensato un po’ su e al tipo gli fo: "Senti, proprio perchè c’hai una moglie che l’è proprio una Gran Dama e proprio perchè tu c’hai tanta di quella signorilità che ci si potrebbero infarcire i Gran Mandorlati Balocco da qui all’eternità, proprio per tutto questo va che te la cavi con poco: stampami un bel po’ di poster e pubblicizzami una “one-night” nel tuo locale. Voglio essere dj per una notte! Scodellare a tutti quei bei pezzi che tu-sai-che-io-so!

E lui sì che fece tutte le cose per bene (anche perchè io nel frattempo avevo chiamato sua moglie per offrirle un secondo giro): sì insomma apparecchiò una adeguata campagna stampa e mise in circolo la voce.

Io, dal canto mio, passai un mese a leggermi tutto sulla scuola di Chicago. Il tipo poi mi organizzò pure un pomeriggio con Kid Koala e pure un altro con Roger Sanchez. Ché almeno prendessi un poco di confidenza con le apparecchiature e tutte quelle robe lì. Poi me ne andai pure da Renato che mi fece vedere come scaricare i file di i-tunes sul cello e come fare un po’ il bullo con lo sportellino del Motorola bi-valva (Motorola bi-valva edizione “platinum limited edition” thanks to Renny!).

Roger Sanchez, Renato e Kid Koala sono tutti tipi appostissimo però ragazzi qui c’è da dire che io sono del genere che a malapena accende il pc perchè vede che c’è una lucina verde e di tutte quelle robe tecno-freak me ne sbatto e ci sono pure per un cazzo portato.

Io sono più un tipo da figa, arti marziali e romanzi dal grande impatto introspettivo.

Quindi successe che arrivò la famosa sera ed io ero più “in là” della rana di Galvani e mi ero vestito come un frocio di Chicago e ci avevo 'sto Motorola bi-valva “edizione platino” e pure 'ste scarpe da giamaicano ricchione con le strisce iridescenti e mi ero pure soffiato giù una mezza striscia di bamba e praticamente non toccavo manco per terra quando ci andavo giù con i piedi.

Ero davvero bello a vedersi e come una sorta di aurea maschia pervadeva tutto lo spazio intorno a me!!!

Per quanto fossi pippato come un damerino, mi fu da subito ben chiaro che la gente che ci avevo davanti (al massimo 400, 500 persone di cui però almeno 700 fighe!) era tutta molto competente in materia e c’era mica tanto verso di buggerarli. Tutta gente che si spinnava techno-track per colazione e che ci pasteggiava ad house ed electro-clash.

Sui manifesti c’era scritto “Marcello dj” ma nessuno ne aveva mai sentito parlare e la gente era andata lì in massa principalmente per due ragioni.

La prima ragione: il club era il massimo dell’house internazionale a Milano.

La seconda ragione: quella Gran Dama della moglie del proprietario, in ogni dove si fosse recata per shopping, cure di bellezza ed intrattenimento vario con la Milano Pene, in ogni dove tirava fuori il suo video-citofono con la mela di Cupertino e mostrava i video della gran cavalcata col Marcellino.

Bene, ed eccomi qui ai sinto-piatti!

La coca evidentemente mi aveva fatto più effetto di quel che speravo perchè io non capii più una madonna dal primo all’ultimo pezzo e ci stavo dentro di brutto ed era una storia pesa e pure la mamma - se m’avesse visto in quel mentre - si sarebbe di certo maledetta il ventre.

Il famoso proprietario aveva fatto le cose davvero per benino e dalla mia postazione tipo “tu-scendi-dalle-stelle” partivano fasci di strobo & scopiche per tutto il locale (non grandissimo). L’astuto boss poi, per distrarre parzialmente il pubblico dalla mia totale incapacità, aveva pure organizzato pali di stripper per ogni dove e quelle femmine - ve lo dico io! - era roba che vi faceva inburrare per bene la patta!

Light,

camera,

action!

Una rapida occhiata al post-it con il memo dei tasti da azionare in combinazione ed ecco il delirio: partii con l’intro di Truck Turner che furbescamento mi ero fatto “allungare” da dj Spinna e poi, sui quattro/quarti ci andai giù con un inserimento a taglio netto (in puro contrattempo armonico tipico della scuola techno di Bristol!) di “Brother on the run” mentre come un farabutto alternavo in sotto & fondo i beats di “Papa was a rollin’ stone” con quelli di “Soul junction”. Il pubblico, già nel delirio più completo (anche per le spaccate inguinali offerte dalle spogliarelliste tutte intorno a me), oramai era più-che-conscio del mio possente background blaxploitation e tutto quel jazz-funk rovente imbevuto di spirito house lo faceva dannatamente indurire a tutti.

Andai avanti così per una buona oretta allorquando, in completo sincrono con lo smutandamento delle stripper, feci partire un montato-paura sulla parete alle mie spalle: sequenze da “Storia segreta di un lager femminile”, “Mondo immondo”, “Sweet Sweetback’s Baadasssss Song” e “The Lickerisch Quartet”.

Roba forte!

Ed io a spinnare di sotto una versione “acid-house” di Helen Butte da diciassette minuti che mi ero fatto regalare dai miei amici della Ninja Tune…

Roba forte!

Il pubblico, completamente preso d’assalto da tutto quel gran smeriglio di vulva, decibel all’iridio, girato ero-psichedelico e non da ultime tutte quelle mie mosse da super ricchione del Golfo del Messico, il pubblico non capiva manco più di che sesso era fatto il mondo e tutti lì dentro si sarebbero scopati a pecoreccia pure il bastardino dei vicini.

La nottata andò avanti così fino all’albeggio e, poco prima delle cinque, ero già stato avvicinato in consolle da un numero imprecisato di talent-scout, gnocche, trans-freak, sedicenti dj, sedicenti amiche della moglie del boss, esattori bulgari tutti-muscolosi-tutti-tatuati che mi continuavano a chiedere a chi dovevano spaccare la faccia, venditori dell’Audi, agenti immobiliari che mi offrivano appartamentini fichissimi con frigo-bar e laser-video di Billy Idolo, giamaicani disponibili et cetera et cetera.

Stremato ma alquanto, alquanto soddisfatto nell’ego come nel centrico, verso le sei misi il muso fuori dalla fossa.

Ma non era ancora finita.

Davanti alla mia Smart ci stavano Frankie Knuckles e Lady Gaga. Entrambi mi strinsero le mani (ma Lady Gaga mi strinse pure dell’altro) e si complimentarono un sacco di mucchi (ma se avessi scritto un mucchio di sacchi sarebbe stato comunque ok).

E così il giorno dopo non mi svegliai nemmeno. Due giorni dopo, quando riuscii a mettere a fuoco qualcosa, mi accorsi che casa mia era diversa.

Infatti non ero a casa mia.

Stavo appunto nel famoso appartamento del settimo piano del noto grattacielo di Piazza della Repubblica. E grazie a Dio le negre non c’erano perchè mai e poi mai sarei riuscito a tagliermi i pantaloni.

Ah… da quella volta lì la bamba non l’ho più presa ed il dj non l’ho più fatto nemmeno mica. La soddisfazione me l’ero tolta.

Ma quale sarebbe la morale di questa mia novella, eh?

E’ forse che Roger Sanchez, Renato e Kid Koala sono tre tipi appostissimo, eh?
No, non è questa la morale.

Allora forse la morale sarebbe che siccome Stubby ogni tanto si stacca dalla pista (va’ che pure Tony Manero non è mica che ci stava tutta la sera no?) sarebbe a dire che lui non ci sarebbe uno che il bacino ce lo ingrulla ai giri giusti, eh?
No, non è questa la morale.

Dunque la morale potrebbe essere che il Polla si onora e vanta di passare della gran bella intimità col Duba, con Grandubaldo, con Mr. 02, con lo Zìo, il Luke, l’Alberto e tutti-proprio-tutti i Mashed Potatoes messi assieme per arrivare pure a concludere il tasta-chiappa con l’Ivanrassimov, eh?
No, non è questa la morale.

La morale - cari miei - ce l’avete proprio sotto alla punta del naso. Semplice, chiara e diretta come il piscio d’un neonato.

Fare il dj va’ che può esser bello. Va’ che può esser bello però ci devi avere la giusta pre & disposizione. Il giusto callo fisico e mentale. Che siano file sul pc, vinile o pure le suonerie della Topolona collegata ad un impianto audio, come porti pettinati i capelli o di quale scuola ti porti appresso il credo, quelli sono solo alcuni particolari. Stare le ore con 'ste cazzo di cuffiette del dr. Dree in testa (ma io usavo le AKG sbattendomene altamente) sculettando come un giamaicano, passare tutto il tuo tempo libero a caccia di nuovi beat, condividere le notti con gente che spesso pare uscita dalla topa dell’orca, pensare al proprio lavoro ma pure a questi bambosciati che devono muovere il culo, averci a che fare con tutto questo mondo di vita notturna che - non so se è così chiaro - non può piacere a tutti e bla bla bla, non è assolutamente cosa da tutti. Come non è da tutti comprendere certi cachet ricevuti da alcuni spinna-dischi di fama internazionale.

Tutta 'sta roba qua si chiama “club culture” e non l’avete imparata bene mica se non riuscite a passare una settimana in una certa zona di Ibiza senza pensare di vivere fra i coglioni.

E diciamo che io sono più un tipo da figa, mint julep e romanzi dal grande impatto introspettivo.

Premetto che io mi intendo di dj tanto quanto Pollanet potrebbe intendersene di donne e fantacalcio.
Detto questo chiedo a voi, che certamente siete più informati di me, se esiste ancora l’aberrante pratica che vado a segnalarvi.

Tanto tempo fa un mio conoscente ci disse che il giorno dopo avrebbe suonato in un locale e ci ha invitato ad andare a sentirlo. Io non sapevo che il tipo sapesse suonare e accettai l’invito. Quando andammo nel locale c’era lui che metteva i dischi… Abbastanza indispettito dal fatto (pensavo di sentire musica live, gente che SUONAVA, appunto) gli chiesi perché mi avesse detto che avrebbe suonato quando invece metteva solo dei cd e lui mi rispose sbigottivo che lui STAVA suonando…
Poi mi è capitato di sentire sempre più spesso gente che, quando va a mettere i dischi, dice che va a suonare.
Sono io che incontro solo imbecilli oppure i dj dicono davvero che durante le loro serate SUONANO?

Magari a qualcuno questa potrà sembrare solo una piccolezza linguistica ma per me che suono uno strumento davvero, questa cosa suona davvero come un’offesa…

Ziorzino, il tuo dubbio è anche il mio.

Avevo due ex colleghi che di musica sapevano ZERO, direi in realtà meno di zero; e sapevano suonare forse il citofono, ma non ci giurerei. Un bel giorno, nel giro di una settimana al massimo, entrambi mi invitano a sentirli “suonare” in qualche postaccio merdoso per adolescenti (io avevo già almeno 28-29 anni) in cui mai ho messo piede in vita mia, chiaramente.

Pur cullandomi nella mia crassa ignoranza, non ho proprio potuto fare a meno di chiedere subito scusa ma tu che cazzo suoni, e da quando in qua?
Non ricordo nel dettaglio la risposta e non mi va di citare erroneamente, ricordo solo che quanto mi fu detto in risposta mi fece davvero molto ridere.
Di più non so… ah, già che ci sono volevo aggiungere: Marcello, grazie :heart:

Si, si usa, ed ormai è entrato nell’uso comune venendo ovviamente utilizzato a sproposito.

Nel caso di veri dj, dove per veri intendo gente stile i pionieri dell’hip-hop americano anni '80, che con i piatti sanno lavorarci sul serio e non passano solo dischi altrui (facendo quindi i ‘selecter’) ma creano musica, secondo me il termine ci sta anche.

Se sei solo un selecter, però, per quanto mi riguarda non suoni un cazzo.

Ebbene sì, i dj “suonano”.

Le logiche “linguistiche” potrebbero essere diverse. Potrebbero pure essere mutuate dal semplice americano: già nella Nuova York dei primi club gay si diceva “the dj plays some tracks/tunes”. Il verbo to play, quindi, potrebbe essere stato tradotto direttamente con “suonare”. Oppure, per rimanere a casa nostra, visto che con “suonare” si intende “fare risuonare qlco. che emetta suoni (non per forza di cose un vero e proprio strumento musicale così com’è inteso classicamente)”, si intenderebbe giustificare la capacità di un dj di far suonare un piatto, un processore, un computer etc. etc. etc.

Al di là delle polemiche facili a farsi, c’è di sicuro una certa logica. Parecchi (non tutti) dj hanno reali capacità/sensibilità nel seguire, individuare e ri-creare un flusso dinamico da suoni/beat pre-esistenti.

Per chi suona la campana?

Ma io infatti non mi sogno minimamente di contestare l’utilizzo del verbo suonare. Il punto è un altro.

Io da oggi posso iniziare a dire che suono lo stereo anziché accendo lo stereo come ho sempre fatto, non faccio male a nessuno… però se poi al prossimo raduno di gidierre mi metto ad urlare dai dai dai venite tutti a Casorate a casa del Marcy a sentirmi suonare??? e poi una volta riunita tutta la teppa, premo solo il tasto on/off forse potreste anche sentirvi un pochettino presi per il culo…

Della storia dei primi club gay me ne aveva parlato Pollanet perché li frequentava però trovo che il verbo “to play” vada bene per l’inglese, non per l’italiano.
“To play” è un verbo polisemantico, vuol dire un sacco di cose (giocare, recitare, suonare etc…) e in inglese si usa anche per dire cose tipo “fammi sentire quel disco” (play me that record) o “mettiamo un po’ di musica” (let’s play some music).
Quindi in inglese ci può anche stare che di un dj (o di un “selecter” come ha detto Max) si dica che suoni (inteso come voce del verbo “to play”) ma in italiano mi sembra che sia una cosa che oscilli tra l’improbabile e l’improponibile. Suonare vuol dire altro, almeno per me.
Poi vabbeh, ci sono delle eccezioni… Ricordo che anni fa vidi un dj che, in coppia con Vernon Reid (chitarrista monster dei Living Colour), faceva cose egregie e in qualche modo faceva qualcosa che poteva anche anche essere considerato come “suonare”, però sentire che certi dj “suonino” mi fa lo stesso effetto che mi provoca sentire gente che gioca a Guitar Hero e dice che sta suonando: lo squaraus galattico.

Sulla questione “suonare” un giorno m’è capitata una cosa un po’ bizzarra…
Ero in treno e stavo disquisendo di musica con un’amica di mia sorella. Ad un certo punto mi chiede “Ma tu suoni ancora?”. Un po’ sorpreso dalla domanda (non immaginavo che sapesse che io suonassi il pianoforte) le rispondo “Beh sì, il pianoforte mi piace suonarlo ancora, non lo studio più come una volta ma la passione è rimasta”. Questa mi guarda un po’ sbigottita e mi fa “Ma no! Cos’hai capito?! Ma quale pianoforte? Intendevo se suoni ancora nei locali! Se fai il dj!”.
Crsct…