Anno 1988 Regia Marco Bellocchio Cast Beatrice Dalle, Daniel Ezralow, Corinne Touzet
Giovane psichiatra (Ezralow) deve fare una perizia sulla coatta Maddalena (Dalle) che ha ucciso il suo presunto violentatore e sostiene di essere una strega nata nel 1630, da sempre in attesa di un uomo che la deflori. Il coniugato psichiatra ne è attratto e nelle sue fantasticherie partecipa a visioni secentesche di sabba, torture, roghi.
Si, beh, il cinema di Bellocchio non è affatto semplice né facilmente digeribile… Ad esempio il gabbiano l’ho abbandonato quasi subito, dopo 5 minuti credo i pugni in tasca è un’impresa ardua intellettualmente finirlo, ma almeno ce l’ho fatta. Questo non l’ho mai visto, ma a breve dovrebbe arrivarmi e magari tenterò la visione
Il film è indubbiamente non facile e con aspetti irrisolti, un certo intellettualismo di fondo, le fissità lignee di Ezralow (preso per le sue doti di ballerino più che per quelle di attore), le pesantissime musiche di Crivelli ed il fardello del Diavolo In Corpo che, a detta dello stesso Bellocchio, condizionano negativamente il film, tuttavia mi riesce difficile non ammettrere che si tratti di una visione affascinante e potente. Il gioco temporale tra passato e presente è reso in maniera eccezionale da Bellocchio; senza bisogno né di flashback né di alcun effetto speciale, la sovrapposizione e la compenetrazione di due secoli tanto distanti è fluidissima e dona duttilità alla narrazione. Il gusto pittorico di Bellocchio è notevole, aiutato dalle belle luci di Giuseppe Lanci, le location naturali ed architettoniche di Massa Marittima e Pitigliano elevano ulteriormente il film. Misterioso e disturbante, per me La Visione del Sabba è assolutamente da vedere, se i film mediocri italiani sono questi allora #valetutto, come recita un celebre hashtag in voga in questi giorni per le beghe della politica italiana.