Visto qualche tempo fa. Un omaggio “alla francese” assieme alla sorella Amer (sempre degli stessi registi) al cinema thriller italiano dei ‘70.
Comincio col dire che l’idea di partenza è accattivante. Un condominio. Una donna scomparsa. Un poliziotto e gli incubi del protagonista. Molte riprese ricordano la “meccanica” tipica di quell’epoca, come lo zoom improvviso o i silenzi quasi grotteschi. Musiche ripescate qui e là nell’immaginario musicale dei maestri di quel decennio (un esempio è Nico Fidenco con una sua track emanuelliana). Colori vivaci e momenti onirici. Fin qui tutto bene. Ma verso metà dell’opera, a mio avviso, la pellicola comincia a perdersi sciorinando sempre più in un territorio lynchiano e cadendo un po’ in confusione. Troppa autorialità, seppur alcune scene sono esteticamente artistiche e interessanti a livello sperimentale.
Peccato perché la pellicola si lascia vedere ma quando punta su terreni troppo intellegibili perde la sua sostanza primaria, quella dell’omaggio al genere thrilling.
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Anni fa, cominciai a vederlo. Ma a differenza di “Amer”, non riuscii a concludere la visione. Bello stile, gran stile, TROPPO stile, SOLO stile. Già all’opera seconda, i due registi paiono degli abili cazzari. Si diano agli spot pubblicitari, allora…