Lebenszeichen - Segni di Vita (Werner Herzog, 1968)

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Le recenti visioni swattiane di alcune gemme del binomio Herzog/Kinski mi hanno fatto venir voglia di recuperare alcuni titoli del regista bavarese, tra quelli situati al di fuori della cerchia dei suoi titoli più “classici” e conosciuti, di cui avevo letto sui libri di studio all’università (oltre che sul fondamentale volume “Il nuovo cinema tedesco 1960/1986” edito da Gremese e da tempo fuori catalogo) ma dei quali, per un motivo o l’altro (difficile reperibilità, mancanza di tempo, precedenza a visioni di film di autori che conoscevo di meno), ho sempre rimandato la visione. La scelta come punto di partenza è caduta, per ragioni abbastanza ovvie, sul primo lungometraggio girato da Werner Herzog, che peraltro è anche uno dei primi film del “Nuovo cinema tedesco” ad aver ottenuto un riconoscimento internazionale (ossia l’Orso d’Argento a Berlino come “miglior opera prima”), prima dell’esplosione del “movimento” avvenuta grazie all’imprescindibile “Scene di caccia in Bassa Baviera” di Peter Fleischmann l’anno successivo in quel di Cannes.

Il film, differente per stile ai successivi capolavori herzoghiani ma in qualche senso anticipatore, narra la vicenda del soldato tedesco Stroszek (vi ricorda qualcosa?) dislocato in Grecia durante la guerra (probabilmente la Seconda G.M., benché nel film non ci siano - volutamente stando ad Herzog - riferimenti temporali) che durante un periodo di convalescenza per riprendersi da un incidente subito, viene spedito sull’isola di Kos ed incaricato, insieme ad altri due commilitoni, di presidiare un fortino al cui interno si trova un deposito di munizioni. Vista l’assoluta tranquillità del compito gli viene concesso anche di portare con se la propria moglie greca, sposata poco prima. Ma i giorni all’interno del fortino, sotto il sole cocente e senza aver troppo da fare, passano molto a rilento e l’apatia crescente spinge Stroszek a chiedere al comandante di essere mandato in pattuglia. Durante un lungo giro in pattugliamento giunge, insieme ad un suo compagno, davanti ad una immensa vallata piena di mulini a vento, la cui visione innesca in lui il seme della follia.

Pellicola di indubbio fascino, fotografata in uno splendido bianco e nero, che fa risaltare il bianco “naturale” tipico delle isole greche, questo esordio di Herzog a prima vista può apparire come una sorta di metafora contro la stupidità della guerra (del resto siamo nel 1968), tuttavia lo stesso Herzog, nel pieghevole a cura di Giovanni Spagnoletti presente all’interno del dvd Rhv, nega di aver pianificato questo tipo di interpretazione: il regista tedesco ribadisce che il film trae lo spunto iniziale dal racconto “Il folle invalido” di Von Armin e dai ricordi delle vacanze passate in Grecia dal regista stesso quando aveva 15 anni. In aggiunta a ciò Herzog dichiara che non era assolutamente sua intenzione analizzare la follia di Stroszek a livello psicoanalitico. Ad ogni modo la storia di questo “folle”, che per il regista alla fine è più savio di chi lo circonda, anticipa una delle tematiche ricorrenti nel cinema di Herzog e che lo porteranno a sfornare capolavori assoluti (e in questo frangente il termine non è usato certo a sproposito) come “Aguirre, furore di Dio” e “L’enigma di Kaspar Hauser”.

Il film, inedito in Italia fino alla prima trasmissione in tv giunta molti anni dopo la sua realizzazione (e perciò disponibile solo in tedesco con i sub italici), ha goduto di un paio di edizioni dvd nostrane. La prima, marchiata Rarovideo, era una edizione doppia che conteneva, oltre al film, ben 5 cortometraggi, tra cui il “propedeutico” “La difesa esemplare della Fortezza Deutschkreuz” (1967) che in qualche maniera è una sorta di “prova generale” del lungometraggio, purtroppo assente dalla pur ottima edizione Rhv con cui l’ho visionato. All’interno di questa seconda edizione, oltre all’interessante pieghevole di cui parlavo prima, sono presenti come extra solamente due cortometraggi (entrambi inclusi già nel cofanetto Rarovideo), ossia l’ironico “Herakles” (il primo corto in assoluto di Herzog, risalente al 1962) che prende di mira i culturisti e il “superomismo” e il didattico (e imho meno riuscito) “Nessuno vuole giocare con me” (1976), girato su commissione. Non so quale fosse la qualità audio video del dvd Raro, tuttavia questo Rhv è per lunghi tratti superbo, con una definizione davvero ottima che esalta la splendida fotografia di Thomas Mauch: solo alcune parti sono più rovinate, credo a causa dello stato di conservazione del materiale di partenza proveniente dai negativi originali appartenenti al regista, che dovrebbero essere i migliori dato che Herzog è stato quasi sempre produttore di se stesso.

Per darvi un assaggio vi posto il trailer del film

//youtu.be/TDMrxlelYSg

ma chi non si accontentasse può sempre spulciare meglio sul tubo: potrebbe trovare inaspettate sorprese

Tra le curiosità: la presenza di un giovane Florian Fricke dei Popol Vuh nel ruolo di un soldato-pianista

e l’indubbio ed estremamente naturale fascino ellenico della “sposa” del protagonista Athina Zacharopoulou