L'illazione

Il 30 ottobre al Festival del cinema di Roma (e la stessa sera in tv su Rai5) mostrerà un film inedito, scritto, diretto e interpretato da suo marito, musicista, showman, presentatore, sinonimo di garbo e eleganza, di ozio contemplativo, lui e Mina, la tv in bianco e nero…
Si intitola L’illazione , film di dialoghi e di atmosfere, a tratti onirico; ma raccontò anche se stesso, dentro c’è anche tutta la sua incredibile carambola giudiziaria legata a Walter Chiari (su cui Rossana preferisce sorvolare ma una cosa la dice, «dopo, si guardò bene dal chiamare Lelio»), l’accusa di droga che nel 1970 portò Luttazzi per 27 giorni in carcere, il tragico errore che «gli è rimasto attaccato per tutta la vita, gliel’ha rovinata». Quattro mesi dopo la scarcerazione scrisse: «Comunque vada a finire questa fetida storia, uno come me non avrà più voglia di sorridere. Mai più… Io non ho paura della morte, ma della vita».

Devo ringraziarti per le ottime informazioni che trasmetti a tutti. La vicenda del povero Luttazzi è emblematica e molto triste. Non avevo mai sentito parlare di questo film e quel poco della vicenda me la ricordavo dai giornali e dalle copertine dell’epoca. Avevo letto da qualche parte o sentito che c’erano molti dubbi sulla vicenda stessa e soprattutto su Walter Chiari, che a differenza di Luttazzi, non fu prosciolto completamente perchè fu condannato per uso personale.

Qualche forumista ha visto il film e registrato il passaggio tv su Rai5?

http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_01/Il-cinema-cerebrale-di-Lelio-Luttazzi_6e56f358-0458-11e1-89f9-a7d4dc298cd1.shtml

Visto e registrato, assieme all’intervista di Avati

Qualcuno sa se alla festa del cinema di Roma è stata proiettata una copia in pellicola del film?

non so, però il materiale di partenza è un 16 mm restaurato da L’immagine ritrovata.

Il film è stato preceduto da un interessante documentario della Rai sulla vita di Luttazzi imperniato soprattutto sulle apparizioni televisive e sulle sue musiche. Il 7 novembre il film sarà presentato, doveroso omaggio, anche a Trieste alla presenza dell’attore Valdemarin e della vedova.

All’inizio viene anche scritto che il materiale, depositato presso le Teche Rai, era in condizioni pessime, con una predominante cromatica dovuta a decadimento del materiale.

Il giovanotto matto con la regia di Pupi Avati

Il cinema cerebrale di Lelio Luttazzi

Un duro atto d’accusa contro la magistratura, colpevole di non dover mai rendere conto dei suoi sbagli. Ma un attacco, per così dire, da sinistra. Un racconto all’insegna della rivalsa, dopo aver subito un’ingiustizia bruciante. Un «conte philosophique» per immagini, come usava negli anni Settanta.

Questo e altro è L’illazione, il solo film girato da Lelio Luttazzi, uno dei nostri più grandi musicisti ed «entertainer». Com’è noto, per una imperdonabile leggerezza di Walter Chiari e per certa ottusità degli inquirenti, nel 1970 Luttazzi si fece 27 giorni di carcere per una questione di droga. L’episodio segnò irrimediabilmente la sua vita, anche quella professionale. Nel 1972, quasi per una sorta di risarcimento, la Rai gli finanziò un film, ma non ebbe mai il coraggio di metterlo in onda.

Lelio Luttazzi nel film «L’illazione» (1970)

A quasi quarant’anni di distanza, dopo un fortunoso ritrovamento da parte della moglie Rossana, è stato mandato in onda (Rai5, domenica, ore 22). Tutto ruota attorno a una cena a cui Decio (interpretato dallo stesso Luttazzi), la sua compagna e due loro amici invitano un giudice (che si rivelerà essere cinico, ottuso e reazionario) e sua moglie, intenzionati a comprare un terreno fuori città. Tra giochi di società e bicchieri di «vino del contadino», la chiacchiera notturna prende i contorni di un processo metafisico, tra sogni e realtà, tra illazioni e flashback monocromatici.
Per l’immensa stima che abbiamo nei confronti di Luttazzi, dobbiamo purtroppo constatare che l’opera non è riuscita, prigioniera dei danni fatti dal «cinema cerebrale» dell’epoca. È come se Luttazzi, accecato dal risentimento, volesse continuamente dimostrare qualcosa: non solo che la giustizia è fallace ma che lui è all’altezza di Antonioni, che sa scrivere battute come «C’erano solo due psicoanalisti bravi, Freud e Jung, ma sono morti», che non arretra di fronte alle ultime mode intellettuali.

Ma tale è stato il piacere di rivedere Luttazzi sullo schermo che tutto è perdonato. Anche perché niente riuscirà a ripagarlo del torto subito.

Aldo Grasso
01 novembre 2011 09:41© RIPRODUZIONE RISERVATA

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