L'intrusa

Regìa di Raffaello Matarazzo, 1955
Con Amedeo Nazzari, Lea Padovani, Andrea Checchi, Rina Morelli, Cesco Baseggio


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Dramma anni ‘50 diretto dal solito Matarazzo. Il film ha una struttura diversa da altri film del regista, già dopo mezz’ora la vicenda sembrerebbe conclusa, ed invece arriva puntuale il colpo di scena che complicherà tutto. A dire la verità ho trovato gli ultimi 20 minuti un po’ confusi, quasi staccati dal resto del film…
Non uno dei suoi lavori migliori, anche se Nazzari è sempre un piacere da vedere.

Dvd RHV.

Sì, effettivamente sembrano due film in uno. La questione è chiarita nel booklet del DVD: il soggetto è ispirato a un testo teatrale dei primi anni del Novecento (La moglie del dottore), su cui di fatto è stato modellato il secondo tempo del film, mentre tutta la prima metà è un’aggiunta di Matarazzo. E secondo me è proprio questa prima parte a rendere il film molto interessante, perché al di là dei soliti stereotipi affiora di tanto in tanto un’atmosfera genuinamente malinconica, uno sguardo insolitamente acuto sulla vita quotidiana di questo paesino (persino il prete bonaccione, in fondo, è una figura sostanzialmente ambigua). Quando però i nodi vengono al pettine e Matarazzo si riavvicina alla commedia, non tutto funziona. Credo che il dilemma di fondo dovesse essere quello del medico che, per motivi personali, si trova ad agire contro la propria coscienza professionale, ma direi che il tema resta sempre sfocato, e l’impianto teatrale è piuttosto evidente (anche se l’uso del fuoricampo è abbastanza intelligente: come la prima fidanzata di Nazzari, anche la paziente resta a lungo un personaggio senza volto). Il finale, stando sempre al booklet, è invece figlio di concessioni alla censura, ma almeno le scene di silenzio mi sembrano molto ben costruite e il modo in cui i due sposi non riescono più a comunicare mi sembra piuttosto moderno, sicuramente più sottile dei soliti equivoci alla Catene.
Lea Padovani, poi, l’ho trovata straordinaria. E’ un’attrice che conosco poco, ma qui è una presenza indimenticabile, sembra veramente una creatura altra, un’intrusa appunto. Una figura femminile così raffinata non me l’aspettavo proprio da Matarazzo.

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Anche a me è piaciuta molto di più la prima parte, più matarazziana, appunto.

Nel finale salvo l’incredibile (almeno per me) siparietto tra il prete e Rosa la domestica, che confrontano i soldi che hanno preso dalla ricca signora… gran momento, davvero.

A me Matarazzo in genere piace, ma con molte riserve. Gli rimprovero, soprattutto, di servirsi spesso degli stessi meccanismi, senza preoccuparsi di introdurre almeno delle varianti. Catene, per dire, mi piace molto, ma tutta la serie che ne è derivata spesso mi sembra costruita secondo schemi fin troppo prevedibili. D’accordo che quando si lavora all’interno di generi strettamente codificati non è facile distaccarsi dalle aspettative dello spettatore, ma è proprio da questo punto di vista che i melodrammi di Cottafavi o Gora mi sembrano superiori.
L’intrusa, d’altra parte, lo trovo curioso proprio perché mi pare un film ibrido. Ci sono da subito rimandi ad altri film del regista (la donna perduta, il Nazzari “necrofilo” come ne L’angelo bianco, l’immancabile spasimante deluso che cerca di mettersi in mezzo, l’amante perduto che ricompare al momento sbagliato), ma ci sono anche dei tocchi di realismo o, comunque, di apertura verso formule alternative. Del resto nel 1956 la serie classica Nazzari/Sanson era già agli sgoccioli, e Matarazzo cercava altre vie per rinnovare il genere, basta pensare anche a La risaia.

Qui una bella illustrazione d’epoca, non utilizzata purtroppo per il DVD (che comunque è curatissimo).
http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/ballester-web/ballester-web-Pages/Image36.html