Lo Chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2016)

capolavoro film divertente stupefacente a tratti commovente bravi tutti:rolleyes::rolleyes::rolleyes:

Ma quando esce in home video? non c’è una data prevista?

15 Settembre

Un po’ in ritardo, mi pare, rispetto ai canonici tre mesi.

E’ che “Lo chiamavano…” è andato MOLTO meglio di quanto realizzatori e distributori pensassero. Un successo pienamente meritato, va detto. E’ rimasto quindi in programmazione a lungo in varie sale. Da qui, il “ritardo” nell’uscita (noleggio e vendita) home-video.
P.S. Sinteticamente: il film sarebbe quasi perfetto se durasse un 10’ in meno. Mainetti è riuscito a farmi digerire perfino Santamaria, il che è eccezionale. Grandissimo, sublime Luca Marinelli (fra “Non essere cattivo” e questo, il mio attore italiano preferito della stagione), che sacrosantemente ha portato a casa vari premi come non protagonista: il suo personaggio di piccolo boss di quartiere, violento psicotico e germofobo (quel lavarsi le mani…) che poi, credibilmente (considerato il lato fantastico della storia), diviene una sorta di Joker è qualcosa di assolutamente inaspettato (per me, almeno) nell’alquanto desolante panorama del cinema nostrano. Nel complesso, un piccolo miracolo di film. Che notoriamente è assai meglio di una GRAN cagata di film. Resta da vedere il futuro cinematografico di Mainetti: se diventerà una sorta di Sorrentino “di genere” (molto bene), o si limiterà ad essere un altro Muccino (molto male). Dipenderà da lui, ma anche dai produttori…

È disponibile su Spotify la colonna sonora di Michele Braga e Gabriele Mainetti. Interessante l’arrangiamento della canzone più famosa del cartoon, Jeeg robot l’uomo d’acciaio, cantata da Santamaria. Non canta male, il ragazzo. La sua interpretazione mi ricorda un po’ il Celentano di Ringo.

Visto. Superiore, molto superiore alle mie aspettative. Un sapiente mix tra fantasy e crimine all’italiana, in cui Santamaria e Marinelli han fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione dei personaggi. Strepitosa Ilenia Pastorelli.
La scena squallida della performance musicale di Marinelli mi ha riportato a Garrone e a quel film, olandese o belga, di cui non mi sovviene il titolo, di quel cantante per case di riposo che incappa in brutali villici… ci ho pensato un’ora ma proprio non lo ricordo. Comunque, ecco, ci ho ritrovato lo stesso squallore in quella scena.

Nel cast degli stuntman figurano cognomi di alto lignaggio: diversi eredi Zamperla e poi Borgese, Galimberti. Noto che la tradizione di famiglia prosegue, per fortuna.

Il dvd contiene come extra scene di recitazione scartate causa papere varie e un lungo video sui provini eseguiti dagli attori nel 2013, dove praticamente recitano con le (quasi) identiche battute presenti nel film.

Ti riferisci a “Calvaire”, vecchio mio. C’è pure un thread…

Si, certo, al quale avevo partecipato peraltro, ma appunto non mi sovveniva il titolo. Grazie per averlo ricordato a questo vecchio bacucco…

Un po’ di immagini del dvd, in cui si vedono i prodromi dell’agghiacciante scena ambientata in cantiere.
Dimenticavo: fra gli extra c’è l’analisi di scene del film in movimento in parallelo con lo storyboard.

L’esagerato successo, le eccessive esaltazioni indirizzate a questo film mi hanno fatto pensare al disperso naufrago disidratato che trova un tiepido rigagnolo d’acqua e vi attinge come se fosse una Perrier fresca di frigo.
Il film è buono - calcolando che è un’opera prima e con un budget contenuto - ma alla fine non lascia nulla, essendo prevedibile dal primo all’ultimo minuto. Probabilmente se fosse stato girato in Francia o in Spagna, sarebbe passato più inosservato.
La sua fortuna è quella di essere emerso in una realtà italiana, schiacciata tra i film democristiani di Luchetti, Ozpetek, Piccioni, Soldini e soci, tra le commedie solite e tra il cinema del reale che intasa i festival ma lascia vuote le sale.

Mainetti è stato molto intelligente e ha girato questa storia con grande professionalità, ma francamente io non vi ho visto nulla di nuovo.

[SPOILER]I primi minuti, con l’inseguimento ai danni di Santamaria, sono già debolucci. Lo stile non è nè incalzante nè rigoroso, sembra un incipit girato frettolosamente per arrivare il prima possibile alla svolta del protagonista. Da lì in poi il film cresce minuto dopo minuto e coinvolge, pur lavorando su conflitti molto stereotipati. La messa in scena è comunque buona e Mainetti è bravo a girare scene con pochi personaggi, in modo da poterle controllare bene e a non cascare nel vorrei ma non posso. Infatti il film, a mio avviso, diventa debole quando cerca il grande botto - come parallelamente lo brama lo zingaro. Lo scontro finale tra Santamaria-Marinelli sembra quello tra due ultras che si danno dei cazzotti, invece che tra due coi super poteri; tutta la scena alla stadio, che dovrebbe essere l’apice della spettacolarità, è modestissima. Il finale, poi, è tirato via.

Proprio sull’uso dei super poteri e sulle derive comiche, stupefacenti e impreviste che si sarebbero potute creare, la sceneggiatura non ha grandi idee. Porte sfondate, personaggi lanciati in aria e poco più. L’unica scena sorprendente ed emozionante è quella della ruota panoramica. Anche quando lo zingaro va a regolare i conti coi napoletani, il tutto è girato senza grandi guizzi.

Un altro aspetto che mi ha lasciato perplesso è quello di come sono state sovrastimate le interpretazioni. Chiarisco: funzionano, ma secondo me il tutto è dovuto alla buona scrittura dei personaggi più che agli interpreti. Santamaria è il migliore, ma perchè parla poco; Marinelli è tremendamente sopra le righe, sembra che voglia imitare Gary Oldman in “Leon”. L’ho apprezzato molto sia in ruoli di sottrazione (nel film di Costanzo) sia in altri eccessivi (quello di Caligari), ma qui è sempre uguale dal primo all’ultimo minuto. Lo zingaro funziona perchè è interessante, soprattutto per il suo background di personaggio televisivo fallito e per il suo look che lo fa sembrare Scialpi quando imitava Bowie. La Pastorelli è al limite del caricaturale, ma il suo personaggio ha un equilibrio magico che la tiene sempre un passo prima della caduta nel melenso. [/SPOILER]

Rimane poi il solito, inevitabile problema della parlata filmica contemporanea italiana, che sembra digeribile solo quando dialettale. Da “Gomorra” a “Romanzo Criminale”, passando per tutti i film del reale sardi, friuliani, pugliesi e dir si voglia, la lingua recitativa italiana non esiste più. Forse il linguaggio del cinema di genere e del cinema d’autore è diventato quello gergale.

Dipende sempre con quali aspettative uno va a vedersi certi film, chiaramente. Non è un capolavoro, è un onesto e ben fatto film d’intrattenimento. A me basta e avanza. Poi magari vado a vedermi un Antonioni quando desidero allenare i neuroni.

Anche a me. Non è un problema nemmeno il fatto che non sia un capolavoro (dato che, comunque, se ne contano pochi nella storia del cinema). Il mio stupore è solo relativo al, ripeto, esagerato consenso.
Un bel lavoro, ma per me un film che fa il suo dovere, che si vede con piacere, ma che si dimentica.

È un tipico film italiano… Insomma, uno di quelli dove gli effetti speciali sono ridotti al minimo indispensabile. Io l’ho trovato divertente… poi ho un debole per la Pastorelli. :o Secondo me la sua forza è che ha il coraggio di osare… pur sapendo che in questo paese di anziani quando passerà in TV la casalinga disperata lo guarderà per 5 secondi per poi passare a “Il Segreto”.

Ribadisco: il film di Mainetti è un PICCOLO miracolo. Che funziona (e l’ultima sua scena mi EMOZIONA) e rivedrò volentieri (in br). E comunque, a dimostarne la netta superiorità artistica rispetto alla media italiana, basta vedere la figura fatta dai tre film italiani in concorso all’ultimo festival di Venezia. Perciò, tale “miracolino” è ancora più da coccolare e apprezzare…

Che scorra come acqua fresca e poi si dimentichi, secondo me no. Ma per il resto, d’accordissimo con areknames sulle reazioni squilibrate, da parte dei cinefili più filo-generi italiani, a questo film e al suo discreto successo (se ben ricordo, ri-pubblicizzando il film la Lucky Red aveva sposato alcuni slogan di questo tipo, ad esempio “Il rinascimento del cinema italiano”… mon Dieu).

Mainetti mica si è presentato come un autore, si è cimentato nella sfida di girare un film di questo genere, ad altissimo coefficiente di difficoltà, con un budget certamente non faraonico e l’operazione è riuscita. Un bravo artigiano, come nella nostra bella tradizione. Il film è piaciuto a tanti, ha incassato bene, ha incuriosito tutti ma non mi pare si sia gridato al capolavoro. Non ho capito la tua critica al romanesco, in questo caso era una scelta obbligata, no?

Ma infatti io non critico Mainetti. Ho espresso solo perplessità su chi ha gridato al miracolo. Io non vi ho visto nulla di nuovo. Grande professionalità, senza molti guizzi, al servizio di un bel prodotto.

Non ho nemmeno criticato il romanesco, ho solo notato che ormai in Italia il dialetto sembra l’unica lingua possibile e credibile al cinema.

Non ho capito la scena dove sparano al travestito e poi dicono che… era uno scherzo. Com’è possibile?

allucinazione collettiva?
a me è sembrata una puntata venuta male di Distretto di polizia, senza la polizia e senza Ingargiola, Ardenzi e il centralinista colle paturnie.
venuti bene i cattivi ovvero Nunzia e la sua cosca.