Lost boys (Joonas Neuvonen e Sadri Cetinkaya, 2020)

Dall’autore di Reindeerspotting.
Lost boys riprende dove il film precedente era finito. Solo che nel mentre sono passati 10 anni. 10 anni nei quali il protagonista è stato in prigione, insieme ad un suo compare tossico fino al midollo come lui, per scontare le pene collegate ai vari reati di droga commessi in passato (l’ultimo dei quali fu fuggire all’estero per scappare dalla pena detentiva che lo attendeva, come ben documentato in Reindeerspotting).

Appena usciti di prigione cosa fanno Jani e Antti? Ovviamente vanno a festeggiare nel sudest asiatico, in Thailandia e Cambogia, per una vacanza a base di sesso sfrenato e droghe. Anche questa volta ad accompagnarli c’è l’amico e videomaker Joonas, che documenta incessantemente la vita squilibrata a base di eccessi e dipendenza che conducono i suoi compari.

Il documentario mostra un mondo allucinante, degradato, violento, pericoloso; nel quale la legge non esiste, o meglio, nel quale la legge non ti tocca qualsiasi cosa tu faccia, perché finché hai dei soldi in tasca sei dalla parte della ragione.

La realtà quotidiana di prostitute, tossici, criminali, disperati, emarginati, disposti a tutto pur di avere qualche soldo, in cui le relazioni umane contano ma fino ad un certo punto, in cui non si capisce mai se le persone siano sincere o stiano mentendo.

E il regista, Joonas, riesce sempre a stare un passo indietro rispetto ai suoi compari, documenta spingendosi a filmare fin sull’orlo del baratro ma senza mai caderci dentro, e devo dire che sincermente a volte l’ho giudicato, perché non capisco come può dichiararsi amico degli altri due e lasciare che si distruggano in questo modo senza mai intervenire, trattando la realtà che ha davanti agli occhi con una fredda oggettività che in certi momenti mi ha lasciato allibito.

E infatti alla fine (ma tranquilli, no spoiler, noi lo scopriamo già all’inizio) uno dei due compari muore, e l’altro finisce a fare l’homeless nei vicoli di Bangkok.

E chi ce li ha portati quei due laggiù? Chi è ritornato sano e salvo a Rovaniemi lasciando i due compari al loro destino dall’altra parte del mondo?
Chi è poi ritornato là solo per fare un film inchiesta sulla morte del suo amico e realizzare su questa vicenda un documentario-shock?

Non so, mi sento moralista, forse è solo una diversità culturale, forse è solo che sono finlandesi; ma credo che tra noi latini le relazioni umane siano diverse, sicuramente più calde ed affettive, e difficilmente qui da noi una persona equilibrata ed efficace si comporterebbe così nei confronti di qualcuno che considera amico.
Mah, resto con tanti dubbi in proposito.

Ma questioni morali a parte, sicuramente il film è uno spaccato di fortissimo impatto su un mondo spietato e pieno di dolore, che normalmente il cinema ed il turismo non ci lasciano neppure intravedere.

Mi piacerebbe sapere che ne pensa @bastardnasum della realtà mostrata da questo film, lui che in quei posti ci è stato a lungo e li conosce molto bene.

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Più che documentario, sembra un mondo-movie. Anzi, da come lo descrivi, quasi uno snuff. Credevo che i finlandesi, come gli altri popoli nordici, fossero una massa di alcolisti altamente predisposti al suicidio. Invece, noto che sanno essere anche dei bei sadici, forse involontari. Il che, è ancora peggio. Che quadretto allegro, ragazzi miei. Specie di questi tempi… :persevere::skull_and_crossbones::cry:

Oh beh, il film sembra interessante e tocca molti punti (sui cui @Frank_n_Furter solleva, giustamente, molte domande) che però esulerebbero dall’argomento del film in sé e per sé

Così giusto al volo:

  1. Ricordo che un 6-7 anni fa conobbi un regista porno swedese che aveva già fatto diversi film estremi sfruttando la popolazione dell’Africa più nera e misteriosa per girare “cose” oltre il degrado, con titoli anche spregevoli e razzisti che ben facevano capire l’atteggiamento di certi occidentali che se ne vanno in paesi ritenuti “facili” sessualmente per sfruttare le proprie libidini e deviazioni sessuali: titoli - così ad occhio ma su IMDB la “filmografia” di questo “regista” si trova, ma non ricordo il nome, come “Inside the planet of the apes” (dove “apes” è ovviamente un riferimento alle popolazioni africane nere, ça va sans dire) esplicano benissimo l’atteggiamento di certi personaggi realmente esistenti e operativi che vannno in paesi ritenuti sessualnente facili. Nella lista, ovviamente fa parte tutto il sud-est asiatico, ri-ça va sans dire

  2. Che i finlandesi siano gente tanto noiosa e morta nel loro paese (ci ho abitato in tre occasioni, anche per qualche mese) è vero… gente non fredda ma veramente senza guizzi di gioia o di brillantezza: vai ai pub e dopo 10 birre son sempre li, silanziosi, tutti messi alla medesima, esatta distanza l’uno dall’altro, non alzamo mai la voce, non danno segni di ubriachezza simpatica o allegra, al massimo sempre triste o totalmente silenziosa: ma è la stessa gente che quando viene nel sud-est asiatico poi vocia, urla, tratta le donne - (di qualsiasi età) come fossero semplicemente contenitori di carne da comprare e riempire perchè pensano che da quelle parti tutto sia solo una questione di prezzo in base alla perversione sessuale che si vuol soddisfare. Per me - non solo loro eh: tutti quelli che nei loro paesi vivono regole sociali rigidissime e devono tenere conmportamenti ultra-formali agli occhi degli altri - gente così fa schifo. Lo dico senza nessun dubbio.

  3. Che i finlandesi in particolare - avendo come ho detto vissuto lassù con un mio amico di Prato che vive laggiù da tanti anni che mi ha introdotto a moltissimi suoi amici artisti e quindi, in teoria, spiriti più “liberi” o “ribelli” - siano gente che raramente interviene nei problemi altrui è altrettanto vero. I miei problemi sono i miei problemi, i tuoi problemi sono affari tuoi. Ho avuto molte occasioni di verificarlo anche sulla mia pelle, laggiù: ognuno si lava i suoi panni. I tuoi panni non mi interessano: o meglio, te li lavi da solo: a me possono interessare nella misura in cui ci ho un interesse a volermene interessare. Quindi la storia di questo Joonas non è dissimile da un atteggiamento comune di tanti finlandesi: se c’ho un interesse nel essere partecipe dei tuoi problemi - per qualsiasi motivo - bene, altrimenti i tuoi problemi non mi riguardano. Anche la ragazza finlandese del mio amico era così: son stati insieme per 12 anni ma mai una volta che quando lui, io o altri avevano un problema, fosse mai intervenuta anche solo per dire “cosa succede? posso fare qualcosa?”: si faceva gli affari suoi finche l’altro non aveva sistemato i propri problemi. Così è e poco ci si può fare per cambiare atteggiamenti culturali sendimentati nei secoli.

  4. Questione degrado nel sud est asiatico: c’è, inutile nasconderlo. C’è, è sotto gli occhi di tutti e moltissime società lo usano, lo sfruttano, lo creano per costruirci imperi miliardari per pochi ed inferni per tantissimi. Cambogia, Laos, Filippine, Indonesia, Thailandia (in parte perchè poi la Thailandia non avrebbe certo bisogno di simili mezzucci per vivere bene: ha talmente tante risorse naturali e sistema capitalistico avanzato da non aver neanche bisogno, in realtà, del turismo: può camminare benissimo da sola sulle proprie gambe al contrario di Cambogia, Laos, Filippine, Nepal…). Però sfatiamo un pregiudizio: il turismo sessuale NON è nato con, grazie o a causa degli occidentali. In Laos, a Vientiane c’è una statua di un re del 17° secolo che stabiliva le regole per la prostituzione pubblica (che i clienti non possono essere parenti più prossimi del terzo grado, che il pagamento deve essere riscosso solo da membri di identità maschile, che l’affrancamento dalla prostituzione deve essere soggetto al beneplacito del padre, del padrone e del “sindaco” e altre belle cose del genere). Il turismo ed il commercio sessuale in Asia esistono dall’alba dei secoli, vuoi per motivi religiosi (il buddismo non condanna in nessun modo o è totalmente indifferente alla questione dello sfruttamento sessuale ed il buddismo tantrico fa della pratica sessuale contina uno dei fondamenti della “illuminazione” dell’individuo) e interi paesi hanno fatto di questa “bella” attività una fonte di reddito che ha fatto diventare letteralmente miliardarie fasce ristrettissime di popolazione: in Cambogia nelle campagne tutto attorno a Phnom Penh ci sono migliaia di ostelli - carini, bellini, curatissimi, delle vere chicche - dove sono ammessi solo i clienti cinesi o, in minor misura vietnamiti: in realtà sono bordelli dove c’è un tariffario per il sesso. Bambine fino a 12 anni 2000 dollari, dai 13 ai 15 anni 1500 dollari, dai 16 ai 18 anni 1000 dollari… oltre i 18 anni nessuno le vuole più perchè in Asia son considerate “troppo vecchie” per divertirsi: vengono quindi mandate in città o nelle località per turisti per servire i clienti di tutto il resto del mondo. Usato (molto usato) garantito. E su questo abbiamo girato un filmato col mio amico finlandese quando siamo andati a fare un servizio sui bambini di 8-10 anni che lavoravano nelle fabbriche di mattoni e le loro sorelline - che vivevano tutti nelle roulotte in mezzo a montagne di monnezza - servivano il padrone (quasi sempre cinese e sempre armato di pistola per scoraggiare i vari scassacazzo della ONG che venivano a ficcare il naso nei loro affari) ovviamente con prstazioni sessuali non pagate. Vitto - abominevole - e alloggio degradatissimo. E’ ovvio che alle famiglie dei contadini poveri questo va benissimo: come ci raccontò una signora contadina, simpatica, affabile, in francese: “2000 euro tutti insieme si vedono rarissimanente e ci campiamo 3 anni. Un altro figliolo si può fare in qualsiasi momento”. Questo discorso ovviamente vale anche per il traffico umano: i bambini o le bambine più carine vengono comprate per essere spedite a “lavorare” in Cina, Vietnam (i due paesi a più alta richiesta) o, in misura minore, Thailandia e Giappone. Indonesia e Filippine hanno già così tanta “merce umana” a buon mercato di loro che non hanno bisogno di importare dall’estero.

Poi che in Asia la cultura del sesso sia molto più avanzata, diffusa ed estrema che nelle società occidentali, è anch’esso un dato di fatto: non parlo della Mongolia, caso estremo che bisognerebbe viverci a lungo come ho fatto io, per poterci credere ma veramente tutti scopano tutti e tutto: fuori e dentro i rapporti di coppia, non è un problema.

A qualche paese frega: la Thailandia non è molto contenta di essere conosciuta dal resto del mondo per queste cose, anzi gli girano di molto le scatole. Alle Filippine o alla Cambogia o all’Indonesia non importa assolutamente niente. Anzi l’Indonesia ne fa anche una bandiera di orgoglio per attirare ancor più turisti, ne parlano tutti con orgoglio di quanto son facili, calde e cheap le loro donne: venite e divertitevi assieme a noi con le nostre donne (e non solo)

Droga e sesso: se il sesso è diffusissimo, la droga lo è altrettanto. A qualsiasi livello e qualsiasi tipo di droga. Il connubio ovviamente è la cosa più cool che possa esistere. Ma ovviamente le droghe ed il sesso che propinano a noi turisti gonzi è solo lo scarti di tutto quello che si godono loro a un decimo del prezzo.

E’ ovvio che a qualcuno queste cose fan girare i coglioni - di sicuro non agli indonesiani che vivono tutto con una incoscienza totale - ai tailandesi di sicuro: però è anche vero che chi gestisce queste cose è intoccabile. In Asia la legge protegge solo chi ha i soldi e il potere. Non certo i poveracci. E chi ha la religione giusta (i buddisti in thailandia son ascoltati: i mussulmani no. Viceversa in Malesia chi ha garanzi di legge sono i mussulmani, le altre religioni tra il poco e il niente). E… si, è un mondo spietato. Ma più che spietato è semplicemente materialista: conta il sodo, il fatto. Gli scrupoli morali si lasciano agli altri. Con gli scrupoli nè ci si fa i soldi e nè ci si diverte.

La legge non è uguale per tutti.

Poi, ovvio, ci son anche tante cose belle. Ma si naviga in un mare di materialismo che porta anche queste cose. Ci sbatti il naso in ogni momento: o ti ci abitui o vai da altre parti. Sia come turista che, come me, come chi ci vive la da ormai quasi 20 anni, tra un paese e l’altro.

Prendere o lasciare.

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Per fortuna, e lo dico sinceramente, nel forum c’è Bastard. Uomo di mondo, in ogni senso. Di cui ha colto e visto, è il caso di dirlo, il lato più IMmondo. Un lavoro sporco, se vogliamo. Ma lo ha fatto lui, al posto nostro… :sunglasses::clinking_glasses::+1:

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Mi piacerebbe conoscere un giovine rampante cineasta disposto a venire in viaggio con me per qualche mese in Asia a girare materiale documentaristico… per far vedere le tante facce di quel continente che comincia a Istanbul e alla stazione Kazanskaya do Mosca e finisce a 100 km sopra l’Australia. Il bello e il brutto, il futuro e l’arretratezza, l’ultra-lusso e il degrado, le nuove mode con le nuove idee e le vecchie abiudini con i vecchi pregiudizi… perchè l’Asia è un immenso mercato a cielo aperto dove viene offerto di tutto: il bello, l’ultra bello, i lusso, la comodità, l’umanità, l’amicizia, ma anche il brutto, l’ultra brutto, il degrado, la scomodità, la disumanità, l’oppurtunismo: come un immenso mercato c’è tutto per tutti, per acconbtentare i propri gusti e le prorie risorse economiche, in quantità che noi occidentali neanche riusciamo a capacitarcene finchè non andiamo la e ne siam continuamente esposti 24 ore su 24.
Perchè raccontare a parole non è facile. Bisogna vedere, viverci un pò - neanche tantissimo perchè le realtà son evidenti e sembre sbattute in faccia ad ogni angolo, continuamente… però filmare, intervistare, frugare con una bella telecamera… e vedrai che di Joonas o gente come lui (e, fortunatamente, anche meglio perchè ho conosciuto una realtà umana in Nepal o ho degli amici a Kuala Lumpur semplicemente meravigliosi) in Asia è un continuo via vai. Hai ragione… IMmondo… “Mondo Immondo”… potrebbe essere un bel titolo. The new wave of mondo movies …

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