Maps To The Stars (D. Cronenberg, 2014)

http://www.imdb.com/title/tt2172584/?ref_=nm_knf_i1

Visto con grande curiosità e non sono rimasto deluso,. Anzi, se devo dirla tutta, mi ha piacevolmente disturbato per questa sua atmosfera mortifera e malsana, con situazioni pesanti e una rappresentazione impietosa del mondo dello show business hollywoodiano e del successo visto come se fosse una malattia.
Curiosa e inquietante la scelta dei continui riferimenti incestuosi.

Il cast mi è parso molto ben scelto, con una Julianne Moore coraggiosissima ed anche estrema nel mostrarsi in un certo modo.
Mi ha lasciato un po’ perplesso il ragazzino, questo Evan Bird che non ricordo di aver visto altrove. Non che non sia bravo, dico solo che esteticamente è grottesco e mi sembra poco credibile nei panni di una superstar del cinema.
Voglio dire, ha 13 anni ed è gobbo come Andreotti, ha un testone che nemmeno quelli di Rapa Nui ed è completamente privo di spalle. Fateci caso, è un freak assurdo…

Ma a parte questo il film mi è piaciuto molto e anche se tante cose mi sono sfuggite e sono rimaste un po’ irrisolte non è stato un problema anche perché credo che sia giusto così. Un film davvero affascinante e complesso, sui fantasmi della Hollywwod di oggi e sull’ossessione per la celebrità e il successo.

Buono il blu ray Koch, ha anche diversi extra.

A me è piaciuto molto, soprattutto dopo la seconda visione.

Quanti sono i registi che hanno saputo incidere almeno più di un decennio? Si potrebbe fare una lunga lista di autori a cui sono stati eretti frettolosi monumenti, per poi svanire nel dimenticatoio al terzo o quarto film.
Quando si affronta, con una certa sufficienza, l’ultimo Cronenberg, bisognerebbe ricordarsi che il Canadese ha fatto esplodere bubboni sconvolgenti negli anni '70, scoperto la nuova carne negli '80, sfrondato la sessualità nei '90 e indagato l’identità nei 2000. Sempre cambiando, sempre evolvendosi, sempre sorprendendo. Quanti altri registi sono stati significativi per così tanto tempo?

Il Cronenberg degli anni '10 è una costante e spiazzante novità, in continua definizione. Tre film in soli 4 anni, con coautori e fonti incredibilmente disparate, da Christopher Hampton fino a Bruce Wagner, passando per Don DeLillo. Eppure con un nuovo, insinuante filo conduttore che sta prendendo forma.

“Maps to the stars” è il film del regista che sembra lavorare maggiormente per sottrazione, ma in un senso mortifero e inquietante del termine. Esseri viventi e fantasmi si raffrontano in un mondo dove gli psicoterapeuti incestuosi e viscidi sono portatori di un potere destinato a essere sconfitto. La vacuità delle parole, scritte nei libri o nelle sceneggiature, è pronta ad essere bruciata dalle fiamme dei ritornanti e affogata nelle acque dei traumi mai rimossi.

[SPOILER] In una Hollywood dove si girano solo remake o sequel balordi, si muovono i fratelli Agatha e Benjie, sempre e costantemente vestiti nella medesima maniera, come icone impossibilitate a uscire dal proprio ruolo interpretativo. La prima celando le sue bruciature, il secondo nascondendo un corpo bianco e fanciullesco a dispetto di un viso oscenamente lampadato. Entrambi scottati da un fuoco, da un calore artificiale e mai avvolgente.

I padri e le madri uccidono i loro figli fin dal parto, in ‘Maps to the Stars’. Generano mostri come il dottor Raglan di ‘Brood’. Le loro creature sono destinate a compiere altre violenze, ma hanno la consapevolezza di doversi fermare da sole.
[/SPOILER] Nuova variazione sul tema del contagio, “Maps to the Stars” ha forse l’unico limite di non avere una sequenza o un momento che entri di forza nell’immaginario, come invece accadeva negli altri due Cronenberg degli anni '10. Ma nella sua coerenza e nella sua sardonica lucidità, rimane un altro tassello importante nell’opera di un regista che non è mai scontato o accomodante.

Per me, il suo miglior film dai tempi di History Of Violence. Ci ho trovato analogie col The Canyons di Paul Schrader, ma Cronenberg mi è piaciuto di più.

Anche a me è piaciuto, un film davvero fastidioso da vedere tra l’altro. Cronenberg purissimo, nonostante l’ambientazione diciamo più glamour dei suoi film più noti.

Concordo sul coraggio della Moore nell’accettare il ruolo: nel film fa delle robe oscene a dir poco, oltre a finire male. La scena in cui balla e canta felice come un’oca dopo la morte del bambino è un bel pezzo di cinema.

Leggo che il film non ha fatto una lira, pur essendo costato pochissimo, visto il cast. Peccato.