Miss Violence (A. Avranas, 2013)

Miss Violence del greco Avranas aveva scatenato una serie di commenti e polemiche al penultimo festival del cinema di Venezia a causa dell’estrema violenza che caratterizzava questa ennesima pellicola che porta avanti la cosiddetta new wave del cinema ellenico. Non fatico a credere che un simile lavoro ha portato reazioni così esagerate, Miss Violence è in effetti un film violentissimo ma viene mostrato davvero poco su quei termini. La violenza raccontata è nascosta, più che altro è il disagio che stringe lo stomaco, il senso di perenne claustrofobia che si respira all’interno dell’abitazione in cui vive la famiglia protagonista assoluta della storia.
Lo stile di Avranas è freddo, molto distante e distaccato, azzardo un paragone con gli austriaci Haneke e Seidl. Macchina ferma, l’obiettivo ci fa diventare spettatori inermi ed impotenti alla grande tragedia che scorre lentamente sullo schermo. Ansia e disagio a palate, un senso di angoscia molto notevole ed insostenibile. Non entro nel dettaglio ma ci sono una serie di piccoli elementi apparentemente insignificanti ma che contribuiscono ad innalzare l’aria chiusa e stomachevole che si respira all’interno di quel grande ed opprimente appartamento.

Che io sappia esiste solo un DVD UK, audio originale e subs inglesi forzati. Niente extra, su Amazon UK costa pochissimo.

Visto ieri.
Bello, magari non bellissimo ma comunque bello e terribile.

Sono tutte atmosfere non proprio inedite ma il risultato è raggelante lo stesso.
È vero, mostra poco ma nell’unica scena esplicita ho usato un leggero fast forward perché mi dava sincero fastidio e una forte sensazione di repulsione.

Tutto è girato bene, fotografato con cura. I movimenti di macchina sono pochissimi e tutti molto belli (il lentissimo movimento in picchiata dopo il suicidio iniziale, il movimento rotatorio nell’estenuante scena degli schiaffi, il dolly nella scena con la ragazza che si riveste in macchina…). Tutto molto curato e ben gestito, anche gli spazi sono usati ottimamente, la casa/prigione non ha particolari elementi per essere inquietante e soffocante, eppure riesce ad avere quell’effetto.

Niente colonna sonora, si sentono solo delle musiche che vengono dalla radio tra le quali spiccano e un pezzo dance e L’Italiano di Toto Cutugno, entrambe usate in scene molto sgradevoli.
Bravi e gelidi tutti gli attori, strepitosa l’espressione della figlia maggiore dopo che esce dalla stanza nella penultima scena.

Il finale è davvero raggelante e ambiguo con la madre che invita a chiudere la porta a chiave lasciando intendere che l’incubo potrebbe non essere finito e che, anzi, adesso si potrebbe aprire un nuovo capitolo di orrore.

Un bel film, da prendere con cautela perché può far male.

Buono il dvd uk anche se davvero essenziale.

L’ho visto forse con troppi disclaimer:

sempre con quella sensazione di aspettarmi un grand guignol finale che fisicamente/visivamente non si è poi materializzato, rimarrà comunque un caposaldo del genere, la cosa inquietante è che fino a film inoltrato non capisci chi è chi, questi rapporti di parentela probabilmente incestuosi e incrociati sempre più terrificanti che pian piano prendono forma nella maniera più indesiderata.

Sicuramente da vedere.

visto su Prime, mi aspettavo di vedere un altro tipo di film e non ero preparato a questo pugno nello stomaco
però bello e se anche non è originalissimo vale assolutamente la visione

le parentele ambigue citate da SWAT, che in parte si chiariscono via via, secondo me sono il peggio che si possa ipotizzare in coerenza con tutto il resto, dove fin dall’inizio intuisci i risvolti ma poi subito ti rispondi che no dai, cosa vai a pensare, come quando il nonno ha la nipotina in braccio all’autolavaggio, ma no dai… e invece è anche peggio di quel che temevi

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Anche io. Penso si tratti di un problema di sensibilita’ personale; io mi sono pentito di averlo visto e non penso lo rivedro’ mai piu’.

Ciao!
C.

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