Mommy (X.Dolan, 2014)

Ad esclusione di “Laurence Anyways”, ho visto tutti i film di Xavier Dolan.
Mi sembra uno dei talenti più limpidi e puri apparsi negli ultimi anni. Un regista a cui tutto riesce facile, che in breve tempo concepisce, scrive e dirige film sempre con uno stile personale e coinvolgente. Un autore che ragiona sia sulla forma, sia sulla profondità di personaggi e mondi.

“Mommy”, premiato a Cannes e presto seguito dalla prima produzione con star diretta da Dolan, è il film della consacrazione.
Sperando che Dolan continui a crescere e non si senta arrivato, impantanandosi nelle luci della fama.

Come tutti i suoi film, “Mommy” è brillante, splendidamente interpretato e coinvolgente.
Forse a Dolan manca ancora l’incontro con una grande storia, tutti i suoi film sono prevedibili come svolgimento e legati a dinamiche disfunzionali già viste.
La sua ricetta è meno appetitosa degli ingredienti, che sono però sopraffini.
Sia linguisticamente (l’efficace e sorprendente scelta del formato ingabbiante), sia nella creazione delle singole sequenze.
E, soprattutto, trova un riuscito equilibrio per ill film, tragico e doloroso, ma ricco di scene esuberanti e di una inaspettata solarità, anche di immagine.
Ci sono parecchie scene memorabili, oltre a un uso sempre stupefacente della musica (da Ludovico Einaudi agli Oasis, dal karaoke di “Vivo per lei” fino agli Eiffel 65!!!) che fa pensare a un uso della colonna sonora non come riempitivo, ma come fonte di ispirazione e creazione delle scene, come bagaglio dei personaggi che il regista usa per parlarci di loro.

Strepitosi tutti gli interpreti, con menzione speciale alla Mommy del titolo, Anne Dorval.

Buono il dvd cecchi gori, con un po’ di interviste (anche se di breve durata) e scene tagliate.
Peccato che non abbiano fatto anche il bluray…

Visto oggi pomeriggio, condivido appieno quanto dici. Il ragazzo ha talento, in questo caso si è concentrato di più nella messa in opera lasciando da parte il ruolo di attore. Sarebbe curioso vederlo in una storia più complessa ma mi sembra di capire che l’elemento autobiografico è sempre ben presente, secondo me per lui creare del cinema è come esorcizzare le proprie paure interiori.

Ottima colonna sonora, funzionale e con i titoli di coda concentrati su “Born To Die” di Lana Del Rey.