Film fondamentale e spartiacque, c’è chi adora Tati e chi lo odia, difficile restarne comunque indifferenti. Io trovo irresistibile Monsieur Hulot e il suo fare stralunato, e lo stridente contrasto col mondo ipertecnologico della sorella e del cognato, ordinato e regolato. Grande successo di pubblico e critica (Oscar come miglior film straniero e premio speciale della giuria a Cannes), il film fu anche la maledizione di Tati, che s’imbarcò in un progetto eccessivamente ambizioso (Playtime) che lo portò alla bancarotta. Indispensabile.
La mano del regista di talento si vede tutta, e ci sono tante cose notevoli, vere idee di cinema che funzionano. Il tutto però è diluito notevolmente in una trama esilissima, tanto che dopo un’ora e un quarto non era successo ancora praticamente niente o quasi.
Cinema poetico, devo immaginare che non faccia per me. La cornice comunque è molto ben fatta.
Considera che in ogni caso questo è il suo film più “narrativo”, con una traccia quasi chapliniana, mentre gli altri Tati sono ancora più rarefatti, fino a rasentare l’astrazione.