Morto un poliziotto a catania

Ma a che scopo?

se non ci sei dentro non puoi capire.
amore per la maglia, passione, campanilismo e via discorrendo.

Quante energie buttate al vento…
E basta con sta solfa che uno non può capire.

Non voglio assolutamente offenderti, però mi sembra strano che tu non abbia niente di meglio da fare…

ne ho anche troppe di cose da fare. è solo una passione, che ho fin da bambino (15 anni di curva all’attivo).
per un approfondimento, date una occhiata a questa mostra chiamata “il dodicesimo uomo”: http://www.progettoultra.it/cms/index.php?option=com_content&task=section&id=22&Itemid=156#
guardate tutti i percorsi attentamente, ce ne sono quattro.

seguire una passione non penso sia energia buttata al vento.
vojo dì, io non vado certo a rompere i coglioni a uno che va a fare manifestazioni piuttosto ad uno che per puro piacere va a fare il bungee jumping.

Mah, ho dato un’occhiata ma misembra comunque una causa indifendibile…

Se proprio dovete menarvi andate in un bosco e non in un luogo pubblico

se pensi che ci si meni DENTRO lo stadio, beh mi sa che proprio non ci siamo.

Cmq è l’afflusso agli stadi che ne risente

Consideravo, considero e continerò sempre a considerare il calcio una sottospecie di sport e i suoi tifosi ultras un branco di delinquenti legalizzati!
:-p

qui hai totalmente ragione: sapendo che devi comportarti un certo modo, i blu si lasciano andare a provacazioni apertissime (vedi quello che ho scritto sopra) e a comportamenti pesantemente vessatori.
penso non sia piacevole farsi una trasferta da rimini a catanzaro e tenersi piscia e merda solo perchè i celerini han deciso che il pullman puo fare una sosta sola…

aspetta io intendevo l’opposto.
e cioè che e facile per un branco di bestie imbufalite col volto coperto tirare di tutto contro agenti che alla fine devono restare nei limiti e non posso spararti addosso.
tanto lo sai che finche non prendono un o due isolati non possono far nulla
cmq sono certo che non sei daccordo.

riporto questa da ot ribadendo che gli ultras sono gli unici che mi fanno apparire simpatici i poliziotti

04/02/2007 14.28
Genova
Filippo Raciti era un mio collega. Ed è un onore per me potermi definire tale. In Polizia siamo tanti, migliaia. Lui, però, faceva il mio stesso tipo di lavoro: era un sottufficiale di un Reparto Mobile, proprio come me. Faceva quasi le stesse cose che io faccio ogni fine settimana. Filippo Raciti io non lo conoscevo. Tanto quanto non lo conoscete voi né tutti quelli che ora si profondono in servizi strappalacrime. Però io riesco ad immaginare nitidamente il suo lavoro. Come potesse viverlo, cosa provasse mentre andava in caserma per prepararsi ad un servizio di Ordine Pubblico, che discorsi facesse con i suoi colleghi. Che cosa dicesse ai genitori, a sua moglie, alle persone che gli volevano bene salutandoli per uscire ed andare in servizio. Anche che parole scegliesse per raccontare quanto succede nei nostri stadi. Più o meno penso fossero le stesse parole che io scelgo quando provo a spiegare tutto quanto le televisione non hanno mai fatto vedere se non in un servizio alle otto e mezzo, prima della fine del Telegiornale e, rigorosamente, dopo i gol delle Domenica. In un piccolo trafiletto del giornale di sport di turno, in una notizia sulle “brevissime” del Televideo. Adesso tutti sanno. Tutti hanno visto. Ed ora tutti invocano giustizialismo, durezza, tolleranza zero, modelli esteri, repressioni. Tutti lì a sventolare il cappio, a chiedere la forca. Ora chiudono la stalla… ma i buoi dove sono andati a finire? Dov’era prima, tutta questa gente che benpensa? Per quasi dieci anni sono stato Agente di Polizia. A proposito, Filippo Raciti era un ISPETTORE della Polizia di Stato. Quindi un SOTTUFFICIALE della Polizia. Non un Agente ma nemmeno un Commissario come alcuni hanno detto. Almeno quando uno muore sarebbe giusto rendergli l’onore del ruolo che ricopre. Lavorava al REPARTO MOBILE DI CATANIA, non alla Questura o alla Squadra Mobile. Reparto Mobile… Sembra che questo nome non entri in testa ai chi lo dovrebbe ben scandire. Però quello di Bolzaneto lo conoscono tutti, giusto? E nessuno ne ha mai storpiato il nome. Di questi dieci anni io ne ho trascorsi circa quattro a lavorare negli stadi. A fare il “celerino” come si dice in senso dispregiativo. Ho lavorato in un centinaio di partite, dalla serie A ai dilettanti, dalla Champions League a Milan – Juventus, da Livorno – Pisa a Sanremese- Imperia. Mi sono scontrato con quegli esseri che amano definirsi Ultras molte volte. Sono dovuto ricorrere all’ospedale in tre casi. Una volta una bomba carta mi è esplosa a qualche metro di distanza (sono stato fortunato, io) e mi ha fatto perdere temporaneamente l’udito. Un’altra siamo stati aggrediti dai “tifosi” del Livorno a colpi di pezzi di sanitari, cinghiate, pietrate. Sono finito a terra, ho strisciato una mano sul cemento ed mi si è sradicata per tre quarti un’unghia. Infine in uno scontro con i tifosi della Juventus ho riportato un’intossicazione da gas ed una contusione ad un dito, credo per una cinghiata. Qualche altra volta sono stati lividi ed un po’ di bastonate ma niente ospedale, per non specularci sopra. E ovviamente, senza ricevere nessun premio, medaglia o gratificazione di alcun tipo. NON sono un eroe, sia chiaro: sono un dipendente dello Stato che onora il suo contratto di lavoro. Punto. Questi miei sono tre piccoli episodi, poca cosa. Però negli stessi quattro anni a qualcuno è andata peggio. Ho visto un collega sfregiato al viso da un mattone, un ragazzo con una gamba suturata per dodici punti vicino all’arteria femorale a causa di un bottigliata, un collega con un polpaccio perforato da parte a parte da una bomba carta, un altro con una scheggia conficcata nella palpebra a pochi centimetri dall’occhio. E poi clavicole rotte, arti fratturati, ginocchia lesionate, placche al titanio nel cranio. Tutto questo solo in un gruppo di stadi del Nord ed in qualche anno di tempo. Nel quasi assoluto silenzio delle istituzioni e dei media. Ma tutto ciò succede da ANNI, gente. Nell’indifferenza di moltissimi, con la connivenza di molti, a causa della paura di troppi. Paura di affrontare il problema, paura di applicare la legge, paura di essere uno Stato e non un fantoccio. Questa mail non ha uno scopo, non deve servire a nulla, ovviamente. E’ un mio sfogo personale, un modo per dare un senso agli eventi, un modo per pensare che la morte di un collega possa trovare un significato. Per questo vi chiedo semplicemente un piacere: INDIGNATEVI. Indignatevi quando sentite di gente che uccide, picchia, devasta, danneggia per una partita di calcio. Indignatevi quando vedete persone che vanno in giro con le felpe con scritto sopra “Ultras”, “Warriors”, “Fighters”, “Collettivo” o altre cazzate del genere vantandosi di appartenere ad un mondo che esiste solo nelle loro teste. Un mondo che dovrebbe prevedere la possibilità di scannarsi reciprocamente e, anche, coinvolgere chi cerca di fermarli. Un mondo in cui l’unico valore è la violenza infame di chi sfrutta il gruppo per sentirsi qualcuno. Uomini forti solo con la faccia coperta e le armi addosso. Gente che da sola non protesterebbe per niente e contro nessuno, neppure se gli portassero via la casa o gli pignorassero tutti i loro averi ma che in mezzo alla folla è disposta a scontrarsi in nome del Nulla. Noi andiamo ad affrontarli con un casco concepito vent’anni fa, uno scudo che si frantuma con una pietrata ben lanciata, un manganello di gomma rigida per non cagionare troppo danno. Ma di fronte a bombe che contengono chiodi e vetri, a spranghe di ferro, a caschi integrali da motociclista, a cannoncini che sparano razzi di segnalazione nautica, a bulloni d’acciaio, coltelli, biglie di ferro, pezzi di ceramica taglienti come rasoi… Potete immaginare quanto può fare la nostra attrezzatura. Indignatevi perché ci compriamo con i nostri soldi anfibi decenti e protezioni migliori che lo Stato non ci fornisce. Indignatevi quando la gente dice che “anche gli sbirri si divertono a picchiare la gente” perché, credeteci, di tutte le persone in servizio in qualunque stadio d’Italia e con qualunque divisa nessuno è felice di essere lì. Non ce n’è uno, di quegli sbirri, che non preferirebbe essere con la sua donna, con i figli o con gli amici piuttosto che in mezzo a insulti, sputi, urla, lancio di petardi e fumogeni. Credeteci, è così. Indignatevi pensando che a fare la fine del mio povero collega potevo esserci proprio io, un vostro amico. Come migliaia di altri carabinieri, finanzieri, vigili urbani che prendono spesso la centesima parte di quanto guadagna un calciatore. Di quell’idolo della curva che arriva allo stadio un’ora prima della partita e torna nel suo albergo a cinque stelle un’ora dopo mentre noi ci siamo da due ore prima sino a tre o quattro ore dopo, sotto la pioggia e la neve, con il sole che picchia a 40 gradi sul casco e ti fa quasi svenire, con il vento gelido che dopo sei ore in piedi ti entra fin nelle viscere. Indignatevi perché morire in servizio si può, fa parte di questo lavoro, è una piccola postilla non menzionata sul nostro contratto. Ma per una partita di pallone proprio no, non è giusto. Se conoscete qualcuno cui questa mail può servire a riflettere… fate in modo che la legga. Se pensate che qualcun altro la debba ricevere, che sia un giornale, un personaggio politico o il vostro vicino di casa inviategliela. Io non vorrei che qualcuno potesse pensare che parlo a nome di chicchessia o per conto di altri. Per questo la mando solo a voi, che mi conoscete e sapete che vi sto semplicemente raccontando un po’ di verità. Ciao. R.G.

Nononono. Sono loro che non capiscono. Altrimenti non lo farebbero.

Non gli unici, ma concordo. Ma riunire tutti gli ultras d’Italia su qualche isola disabitata e lasciarli lì a scannarsi tipo Battle Royale?

ciò che io contestavo nei primi post è questo, che il mondo ultras è nato come una sorta di strumento sorto più o meno spontaneamente attorno a una squadra di calcio per diventare oggi una causa fine a sè stessa, e non a caso tanti gruppi nati tanti anni fa e che hanno fatto la storia del tifo organizzato in italia si sono sciolti perchè nella situazione attuale non hanno più un cazzo da dire

mentalità ultras, cosa cazzo mi significa? l’estremizzazione politica di grossa parte delle curve, che senso ha? le curve sono nate come una cosa trasversale, accomunate solo dalla passione per la propria squadra, le trasferte si facevano in diecimila, se adesso si fanno in cento non è solo perchè c’è sky che gli altri 9.900 se ne stanno a casa, ma anche perchè non hanno nessuna intenzione di partire per una guerra, sia essa contro altri tifosi o contro la polizia non ha importanza, che non gli appartiene

che poi in innumerevoli casi tra i poliziotti ci siano provocatori che sguazzano negli scontri a me sinceramente non cambia le cose più di tanto

Infatti la passione in sè non è energia buttata al vento. Picchiarsi in suo nome sì. Resa ancor più futile quando la passione è per via di un giuoco.

stronzata piu grossa di questa non potevi scriverla, te lo dico proprio.
ma come cazzo sei messo? ti ci sei mai trovato?
guarda che le tensioni sono sempre causate dall’atteggiamento degli sbirri nei nostri confronti, potrei elencare almeno 2-300 episodi visti di prima persona e accadutami.
ti sei mai preso una manganellata (con lo sfollagente rigorosamente a rovescio, cosi fa piu male) mentre eri fermo per i cazzi tuoi a mangiarti un panino? sei mai stato provocato apertamente e gratuitamente da certi celerini con gli occhi spiritati (famosa la celere di padova per l’assunzione oltre misura di bamba e anfa) con frasi tipo “oggi non tornate a casa, figli di troia” o “cantate cantate, che piu tardi senza denti non potrete cantare piu”?
non capisci veramente un cazzo, sei il classico cittadino rottinculo benpensante che giudica le cose per sentito dire, o magari per quello che i media gli dicono.
crepa.

tiè, alla faccia dei gufi, dei benpensanti e di chi generalizza…

CATANIA. Non è stata la bomba carta a uccidere l’ispettore capo Filippo Raciti
durante la guerriglia del Cibali. Ma è stata un’aggressione in piena regola, mirata, preparata, non contro il poliziotto Raciti ( « non era un bersaglio identificato, che un ultrà palermitano nel tribunale del capoluogo siciliano gli abbia riso in faccia mentre patteggiava per essere stato identificato proprio dall’ispettore è cosa estranea all’omicidio » spiega Giuseppe Gambuzza, vice questore aggiunto dirigente del decimo reparto mobile di Catania) ma contro un poliziotto, odiato alla pari di tutti i suoi colleghi. Un’aggressione che, dopo l’autopsia, può essere ricostruita detta
gliatamente. Filippo Raciti è morto per un violento colpo all’addome che gli ha letteralmente spappolato il fegato.E il corpo contundente, più che un sasso, un macigno, una grossa pietra o un pezzo di marmo staccato dai bagni della Cur*va Sud e lanciato dall’alto, sembra più una sbarra, una specie di piccone con estremità larga, non in grado di ferire, di tagliare, ma di procurare danni letali da sfondamento. La parte lesa non supera i dieci centimetri di lunghezza e la tumefazione è catalogata con la sigla: a stella.

Un colpo violento, micidiale, mortale che l’ispettore sul momento ha assorbito. Incredibilmente è rimasto in piedi, ha continuato a lottare con i tre agenti che erano con lui sul Land Rover circondati da una ventina di sciacalli, ne stava arrestando uno quando rientrando in auto è esplosa la bomba carta, lui è riuscito ancora ad uscire dal mezzo ma dopo qualche attimo, cianotico, si è accasciato. Inutili i soccorsi quando è arrivata l’ambulanza e i tentativi disperati nel reparto rianimazione dell’ospedale San Giovanni Vecchio i cui responsabili accertavano la morte dopo quasi due ore di terapie intensive.
Ieri mattina il medico legale Giuseppe Ragazzi, ha iniziato all’alba l’esame necroscopico, che si è concluso poco dopo le 12. La diagnosi ufficiale recita “ trauma addominale e fratture multiple del fegato, compatibili con un corpo contundente di importante adeguatezza lesiva”. Filippo Raciti è morto perché colpito molto probabilmente da spranga durante la guerriglia della teppaglia che lottava al grido « morte, morte » . Il medico legale ha prelevato anche dei tessuti dal corpo di Filippo Raciti, e li sottoporrà a esami istologici. Lo stesso medico peritale, si è riservato di dare delle risposte alla magistratura nei tempi tecnici di 60 giorni. Esclusa quindi la prima ipotesi che parlava di morte per esalazione della bomba carta. Verosimilmente, infatti, Filippo Raciti, era stato colpito, forse in corpo a corpo, mentre tentava di arrestare un catanese, intorno alle 20 le 20.15, nei pres
si di piazza Spedini, in via D’Emanuele, sotto il muro della Curva Sud, dove erano già in corso da almeno un’ora dei disordini, tra tifosi del Catania e le forze dell’ordine. Pare che la squadra dell’ispettore, morto, composta da dieci agenti, ha affrontato un gruppo di facinorosi, che cercava di entrare in contatto con le forze di polizia, ma ancora tutta la dinamica è poca chiara. Infatti: il procuratore aggiunto della Repubblica di Catania Renato Papa, che attualmente è reggente dell’ufficio di procura, ha dichiarato in conferenza stampa che le indagini si dovranno allargare: « All’inizio pensavamo che il decesso fosse dovuto allo scoppio della bomba carta, è quindi in un arco temporale che poteva variare tra le 20,31 e le 20,34. Ora, invece, dobbiamo prendere in esame un arco di tempo che precede l’esplosione della bomba, il colpo che ha causato la morte di Filippo Raciti potrebbe esser stato sferrato anche un quarto d’ora, mezz’ora prima della perdita dei sensi dell’ispettore ( anche se continuando a lottare contro gli ultrà in quelle condizione non si sarebbe potuto resistere oltre il quarto d’ora). Ma non importa, stiamo scandagliando tutto e non ci fermeremo » .
Più complicato sembra presentarsi il lavoro di inquirenti e investigatori, e per meglio proseguire nelle ricerche da Roma il Ministero dell’Interno, ha inviato a Catania, un gruppo specializzato per sottoporre a verifica e carpire le modalità dell’aggressione subita dalla squadra di Raciti, facendo dei rilievi sui mezzi di servizio che sono stati posti sotto sequestro. Ma di fatto ora il cerchio si stringe e saranno visionati tutti i filmati relativi a via D’Emanuele compresi nella fascia orararia delle 20 20.34. Nella prima fase non si riusciva a trovare il fermo immagine dell’ispettore colpito, ma adesso che si ipotizza possa essere precedente, si capisce perché non si riusciva a trovarlo: poteva risalire anche a quasi mezz’ora prima e sarà più facile individuarlo".
Oggetto cilindrico di dieci cm. a forma di stella? Forse qualcosa di simile a questo? Al di là del sacrosanto cordoglio, sarà il caso di fare una bella interrogazione parlamentare al fine di capire CHI ha ucciso il povero Raciti?

Ma guarda un po’ te… Non è che adesso viene fuori che…

più

come dicevo prima, visto che uno me ne sono beccato, molte volte gli eroi con la divisa blu lanciano i lacrimogeni tenendo il fucile in posizione ORIZZONTALE invece che verticale.

chi sono i delinquenti?

quelli che spaccano treni, stadi e quanta’ltro

Mannò dai, adesso assolviamoli tutti, hanno pure trovato la scusa per accusare la polizia, sono loro i veri criminali, no? :roll:

La parte a stella sembrerebbe più quella che va incastrandosi nell’invito del fucile, o almeno a mia logica pare così. Correggimi se sbaglio, li conosci meglio te sti cosi… Anche se glielo avessero lanciato contro per errore avrebbe dovuto avere al limite un livido tondo e non a stella.

C’è anche da dire che in questi casi non penso che i poliziotti si metterebbero a lanciare lacrimogeni “aggratis” se non ci fosse gente in assetto da guerra che cerca la devastazione o lo scontro fisico, eh… quindi, prendendo per buona l’ipotesi della tragica fatalità (a cui personalmente non credo), buona parte della responsabilità -se non altro morale- per la morte di Raciti ricadrebbe comunque verso quelli che hanno scatenato il putiferio all’inizio.

A meno che non si pensi che bisognerebbe lasciarli comunque fare quel cazzo che vogliono, ma questo è un altro discorso.

La foto postata è di una granata di tipo M6, caricata con gas lacrimogeno, costituita da un corpo in plastica di diametro di 5.6 cm e lungo 9 cm.
Può essere lanciata sia a mano che con apposito fucile di vario calibro.
La tesi che sia questa ad aver colpito ed ucciso il poliziotto è insostenibile -con gli elementi attuali- per diversi motivi: primo non combaciano le misure, perchè la granata ha la stella solo sul cappuccio che va nel fucile e che comunque non supera i 6 cm di diametro, secondo perchè la forza per colpire ed uccidere un uomo all’addome, protetto con corpetto e gilet tattico, è superiore a quella di un lanciagranate (a meno che il colpo non sia a distanza ravvicinata).