Nascita di una nazione - The Birth of a Nation (David W. Griffith, 1915)

E’ capitato, in forum vari o faccia a faccia, parlando con i cinefili più vari di elencare le pietre miliari del cinema che ognuno di noi per un motivo o per l’altro non aveva ancora visto. Tra i tanti miei “ammanchi” questo è quello che voglio colmare al più presto, forse stasera stesso. Sarà per le polemiche che seguirono, sarà per il respiro ampio della pellicola, o semplicemente per il regista, ma lo voglio vedere ORA! :smiley:
Che ne pensate del film?!

Incuriosisce anche me, non l’ho mai visto per intero…ricordo che anni fa noleggiai la vhs (credo fosse una mondadori, big box custodia giallo-nera) ma non lo portai a termine…ovviamente la qualità della copia era orrenda

“Intolerance” era sicuramente Mondadori (ho ancora la vhs) ma “Nascita di una nazione” sinceramente non mi ricordo… ma probabilmente hai ragione Renato perché se non erro tutte le vhs edite da Mondadori furono mandate in onda nel ciclo della storia del cinema in onda su Tele+3: ve lo ricordate? Passarono un po’ di tutto: “Lo studente di Praga”, “Der Golem” e anche l’antologia surrealista… bei tempi quelli (anche perché ero più giovane e avevo appena iniziato l’università) …c’era ancora Vieri Razzini coi suoi cicli di film quasi completi dei grandi registi (con molti titoli in lingua originale… vedi i cicli dedicati a Max di Ophuls e Mitchell Leisen) ormai invece c’è rimasto solo Ghezzi e il suo Fuori Orario per vedere 'ste cose :frowning:
Tornando al film in questione… vi confesso che non sono mai riuscito a finire di vederlo… forse perché, a differenza di Intolerance, non era incluso nella lista dei film da vedere obbligatoriamente per l’esame di cinema! Cmq se non vi è piaciuto “Intolerance” come al sottoscritto dubito che lo possiate trovare interessante… è un reperto di importanza capitale, come il nostro “Cabiria”, ma IMHO cinematograficamente i film di Griffith, a differenza di quelli di altri registi del muto, sono ormai quasi indigeribili… a parte forse “Giglio infranto” di cui vi consiglio la visione. Non so a voi ma film come “Rapacità” di Stroheim, “La corazzata Potemkin” o i film di Lang e Murnau (“Nosferatu” E “L’ultimo uomo” su tutti) mi sembrano ancora attualissimi… mentre quelli di Griffith (sempre IMHO) sembrano davvero appartenere ad un’altra era geologica! :smiley:
Cmq del film in oggetto c’è il dvd della Ermitage… ma non ne conosco la qualità… certo che se è come quella del dvd del “Dottor Mabuse” di Lang vi assicuro che si vede meglio la mia videocasetta!!!

Non è mai semplice parlare dei padri fondativi della storia del cinema, soprattutto se ci si trova a dover riconoscere dei limiti riguardo al poco materiale a disposizione paragonato all’intera produzione del nostro (più di 450 film tra corto e lungometraggi, dai tempi della Biograph in poi).
Su The Birth of a Nation la mia personale posizione è in perfetta aderenza con quella di Ejzenstejn (e molti altri che vi si sono uniformati). Griffith offre un punto di vista storico assolutamente incongruente e ingenuo, per non dire aberrante per quanto riguarda la tesi di fondo di un’unità americana salvata dal Ku Klux Klan (!!!). La sua è una visione profondamente radicata nella cultura sudista (il padre, fiero ufficiale della guerra secessionista, gli tramanda l’idea di un Sud sanguigno, leale ma decisamente razzista). Per quanto egli dimostri di voler superare questa visione delle cose schematica e manichea, rimane pur sempre vincolato a un idealismo umanitario che non ha troppi riscontri nelle effettive vicende della storia. Pur non schierandosi aprioristicamente dalla parte di una visione razzista, Griffith, di fatto, rappresenta un universo doppiamente razzista, mettendo in scena due stereotipi razziali ben precisi: quello del nero che belluinamente destabilizza il potere bianco con mezzi a dir poco brutali e selvaggi, e quello del nero mentalmente schiavizzato dal padrone bianco, che reagisce addirittura contro la rivolta di quelli del suo stesso rango.
Tuttavia, come sostiene appunto Ejzenstejn, alla discutibilità dei contenuti David W. Griffith sa offrire, oramai dopo quasi 500 pellicole, un linguaggio formale ad alto grado di evoluzione. Per capire ciò che tutti i libri di storia del cinema menzionano riguardo al montaggio griffithiano bisogna vedere con i propri occhi quello che il regista riesce a combinare. Ad alcune sequenze in cui viene privilegiato il movimento interno all’inquadratura (le scene di massa sono a dir poco prodigiose), ne sono alternate altre che raffigurano unaltro tipo di azione che si sta svolgendo parallelamente, al di là di nessi analogici. Il ritmo impresso al film in determinati momenti è pazzesco. Pensiamo ai tempi in cui il massimo dell’azione è dato dai film di Potter, non agli action odierni di Michael Bay. Altre sequenze invece, come quella di Flora inseguita dal nero Gus, costruiscono una drammaticità che ha insegnato il senso del pathos a tutto il formalismo sovietico. Poi l’apoteosi del finale - non a caso denominato “alla Griffith” - con ben tre azioni parallele offerte nella loro iper-dinamica simultaneità. Credo, e non sono il solo, che con Nascita di una nazione Griffith abbia reinventato il cinema, codificandone una sezione fondamentale come il montaggio.
Nella sua ingenuità Griffith spiazzò tantissimo le platee americane, prima con il bellissimo The Massacre (1912) gira un western crepuscolare (sic) dalla parte degli indiani, poi con The Birth of a Nation offre un’apologia del KKK, e l’anno dopo cerca “pateticamente” di riparare con Intolerance. Dopodiché, stanco delle “ideologie” e libero da condizionamenti politici, firma il capolavoro: Giglio infranto.

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Dal 28 novembre 2007 sarà disponibile il cofanetto della Fox contenente i seguenti titoli:
1 - Le due orfanelle
2 - Abraham Lincoln
3 - America
4 - Zingaresca
5 - Intolerance + Cuori nel mondo
6 - Agonia sui ghiacci

stranamente escluso proprio “Nascita di una nazione” :confused:

Fonte: http://www.dvd.it/page/dett/arti/1042487/nv/DVD.COM/cof.griffith%28le_due_orfanelle_%2B_abraham_lincoln_%2B_america_%2B_%85%29.html

Aveva ragione il forumista El Topo. Questo di Griffith, è uno dei film ideologicamente più ripugnanti , razzisti e reazionari mai girati. Sicuramente peggio di un “Il trionfo della volontà”. Detto questo, è cinematograficamente strepitoso, inventivo, magistrale. Senza la lezione di Griffith, un Eisenstejn avrebbe fatto ben poco. Quindi, sta al cinefilo, nel 2024, dopo tali premesse, se prendere o lasciare, “Nascita di una nazione”. Io, senza pensarci 2 volte, prendo. E peggio per gli altri…:sunglasses::ok_hand::smirk:

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Visto il colpo al cuore che ti ho assestato ieri sera col commento su Morte a Venezia, evito di dire quello che penso di questo film per scongiurare il rischio di averti sulla coscienza… :rofl: :rofl: :rofl:

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In realtà, con un film simile, il cinefilo può tranquillamente essere “bifronte”: macellarlo da un lato, esaltarlo dall’altro. Quindi non mi spaventi, Frank. Del resto, preferisco Visconti a Griffith. Pur, ovviamente, riconoscendo la suprema importanza del cineasta yankee, nella Storia del cinema. Riesco a essere obiettivo ed equilibrato, ci mancherebbe…:wink::cocktail:

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Film, finalmente, recuperato qualche anno fa: sono convinto del fatto che si tratti di un opera importantissima dal punto di vista cinematografico.

Sono assolutamente d’accordo: rimasi strabiliato già alla prima visione; praticamente c’è tutto il cinema per come l’abbiamo conosciuto. Griffith è sicuramente da considerarsi uno dei padri del cinema moderno.

Effettivamente, si tratta di un’invenzione un po’ “di parte” (d’altronde, come già messo in evidenza, lo stesso padre del regista, tale Jacob Griffith, fu ufficiale della CSA). Personalmente, non l’accetto in quanto parzialmente anti-storica ma allo stesso tempo, credo che: 1) l’ambientazione generale corrisponda a tutti gli effetti a quella dell’epoca, tra l’altro, un’epoca molto recente rispetto alla data d’uscita del film in questione (1915); 2) Griffith racconti più che altro dello sconquasso portato dalla guerra civile al suo mondo, il mondo dei cosiddetti Stati del Sud.

Piccola annotazione: non solo il film in questione è tratto da un romanzo di Thomas Dixon (The Clansman, 1905) ma stando alle cronache, D. W. Griffith, in realtà, pare non vedesse proprio di buon occhio il KKK, tanto da rappresentarli come villain nel film del 1911 The Rose of Kentucky.

Esatto: a parte il fatto che la vera storia della guerra civile americana sarebbe da approfondire (io non credo che sia stato il “razzismo” sudista a causarla ma ben altri fattori) comunque sia, si tratta del suo (del regista) punto di vista. E dato che io sono abituato ad ascoltare - attentamente - tutte le campane, detto punto di vista a me non dà nessun problema, a mio avviso non influisce minimamente sul valore, immenso, di The Birth of a Nation.

Rimango dell’opinione che il “contenuto”, del film di Griffith, rimane inaccettabile e disgustoso. Come forma e FORZA cinematografiche, è invece opera di importanza capitale, incontestabile. Ma il fatto più strano e incomprensibile, semmai, è che il regista farà l’anno successivo “Intolerance”. Film ancora più bello, ma ideologicamente opposto a “Nascita…”. Incappando, va ricordato, in uno spaventoso fiasco commerciale, che segnerà il resto della sua carriera. Quindi, a distanza di oltre un secolo, la domanda legittima è: da che parte stava, Griffith? Sempre sperando che lui stesso, ne avesse idea precisa…:smirk::thinking: