Non si ruba a casa dei ladri (Carlo Vanzina, 2016)

Regia: Carlo Vanzina
Sceneggiatura: Carlo e Enrico Vanzina


Mi è piaciucchiato… Anche se non capisco perché insistere su Salemme.
C’è qualche aggancio alle vicende di “mafia capitale” e alla crisi che attraversa il Belpaese. Rimane però una farsa. Un occhio nostalgico su Roma.

Mi è sembrato uno dei punti più bassi del cinema vanziniano, sebbene quello recente sia di per sé decisamente più modesto di quanto fatto perlomeno fino all’alba dei 2000. E’ un po’ tutto al minimo sindacale. Salemme forse è proprio l’unico che salverei, nel senso che qualche volta almeno lui un sorriso te lo strappa. Io mi chiedo perché invece insistere tanto con Ghini. Il parterre des reines stavolta è più sconsolante del solito, una parata di pneumatici gonfiati a 2.70 davanti e 2.20 dietro, usati solo per l’esposizione in vetrina, senza nessun’altra funzione. La povera Stefania Rocca è talmente un pesce fuor d’acqua (e così terribilmente ossuta rispetto alle compagne di set) da fare quasi tenerezza. Un film stanco, girato con perizia e un budget (pare) discreto, ma senz’anima. E tra l’altro la morale del film è esattamente opposta al titolo: si ruba a casa dei ladri.