Anno 1981
Altri titoli NU DE FEMME
PORTRAIT OF A NUDE WOMAN
PORTRAIT OF A WOMAN, NUDE
Durata 106
Origine ITALIA
Colore C
Genere FANTASY
Specifiche tecniche PANORAMICO COLORE
Tratto da DA UN RACCONTO DI PAOLO LEVI
Distribuzione CINERIZ (1981) - CREAZIONI HOME VIDEO
Regia
Nino Manfredi
Attori
Nino Manfredi Sandro
Eleonora Giorgi Laura E Riri’
Jean-Pierre Cassel Pireddu
Georges Wilson Arch Zanetto
Visto oggi, mentre fuori pioveva. L’atmosfera ha decisamente giovato alla visione di questo film, e non so il motivo per cui non piace quasi a nessuno (critiche a un Manfredi bravissimo e misurato, ma come si fa… se lo meritano proprio Scamarcio.) Una Venezia mai cosi’ splendida, affascinante ed evocativa. La Giorgi non recita manco tanto male. Unica nota stonata l’orrenda colonna sonora synthpop. Un film molto bello, mai capito perchè è cosi’ tanto disprezzato. Clamorosamente assente in DVD, come tanti altri gioielli di Manfredi.
molto bello leffetto che hai ottenuto
bello il colore di sfondo sembra quasi che hai disegnato col carboncino sulla carta per il pane…
originali le ombre…
come hanno gia detto è diverso dal solito nudo che si vede in giro
personalmente mi piacciono lo pose 4 e 5
PS
mi unisco alla domanda di pascalman…
ma la tua amica guarda la tv gnuda???
Ho infine preso il dvd, trovato su una bancarella nell’ex Unione Sovietica.
Di fatto, è il dvd Medusa, rimasto intatto, a cui hanno aggiunto una traccia audio in russo con il solito doppiaggio monocorde.
Film molto bello, enigmatico fino alla fine, tant’è che non ho sciolto il dubbio alla base della trama, ovvero si trattava di una sosia o era lei?.
Io propendo per la seconda ipotesi.
Mi è piaciuto molto, l’ho visto ieri per la prima volta in quanto come già detto stò recuperando tutti i titoli di Manfredi in occasione del decennale della sua scomparsa, il film è molto intrigante e pure a me ha lasciato il dubbio, anche se poi concordo con Caltiki perchè è stato soprattutto il particolare della scorciatoia attraverso i tetti che il protagonista ignorava ad aver in un certo senso fatto capire che eran la stessa persona ma, il gioco degli equivoci è fatto molto bene e, termino dicendo che pure per me la colonna sonora era “sbagliata” infatti troppo ritmata, comunque è un film da vedere!!!
Riguardo all’enigma, credo proprio che siano la stessa persona, però molto prima della fine, in una scena, la Giorgi veneziana si toglie la parrucca e smette di parlare veneto: ecco, a quel punto com’è possibile che Manfredi non lo abbia capito che ella sia veramente sua moglie?
Divertentissimi i siparietti con Carlo Bagno ! E pure la scena col barcarolo veneziano: faccia finta di fare finta!
Rivisto l’altra notte, è un film che io riguardo sempre volentieri perché sono un fan di Manfredi, pur se come opera nella sua interezza la trovo poco riuscita.
Sceneggiatura sciocca, pretestuosa, con giri a vuoto, che si salva per i siparietti pungenti con vis comica tra Manfredi ed uno splendido brontolone Bagno (l’elenco in ordine di catalogo) e nelle interazioni con la fauna locale (il barcaiolo spione ma venale, il ritrattista ex poliziotto, il vecio con la sciarpa, il motoscafista preoccupato…); oltre che ovviamente per la bellezza intrinseca di Venezia.
Riguardo la Giorgi, è bellissima; però a me sinceramente come attrice non ha mai comunicato molto. All’epoca era sulla cresta dell’onda ed è comunque simpatica nel ruolo di Rirì (mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i Veneti del suo accento da veneziana).
Le musiche -secondo me- inseguono volutamente un po’ certe sonorità para-Argentiane/thrilleristiche (l’anno prima la Giorgi aveva recitato in “Inferno”) per dare quel tocco di mistero in più alla vicenda (un po’ alla “anima persa” sempre a Venezia). Io tutto sommato le trovo gradevoli.
Dicevo della sceneggiatura: rivista oggi è la classica boomerata del marito in crisi ché non ficca e che si può portare a letto chi vuole ma guai se la moglie mostra le terga a terzi. Tralasciamo il fatto che abbiano 30 anni di differenza d’età o che guardacaso ella dorma nuda ed in posa plastica…prorio quella!
A livello razionale, le scapicollate di Manfredi verso la tana di Rirì non hanno molto senso (bastava appostarsi e seguire la moglie e poi ad un certo punto devi capirlo che sono la stessa persona) ma tant’è mi si dirà, il cinema è così (perdonatemi ma avevo voglia di scrivere qualcosa sul film, pur non incensandolo). Forse è mancata qualche sfumatura appunto nel far percepire se Manfredi ad un certo punto se ne accorge del doppio ruolo della moglie, decidendo di stare al gioco.
C’è una ricerca di una certa sofisticazione nel tentativo di portare la crisi di coppia su altri livelli (le voci fuori campo), uno pseudo-doppio sogno (traumnovelle) Schnitzleriano (qui il sogno è singolo), ma per me alla fine restano più memorabili i lati puri da commedia.
Menzione d’onore per i due francesi, genitori d’arte: Cassel fotografo artista con la sua corte dei miracoli nel castello annacquato e Lambert raffinato omosex analitico (gioco di parole non voluto).