Page Eight (David Hare, 2011)

Prodotto dalla BBC e passato in tv in Inghilterra (va quindi nella sezione tv del forum?), Page Eight è un gradevolissimo political/drama/thriller che sprizza britannicità da ogni poro. Regista inglese, cast britannico, ambientazione inglese, trama incentrata sull’MI5. Siamo lontani anni luce dalle rappresentazioni yankee dell’Agenzia (vedi Mission Impossibile o i Bond Movies), qui è tutto sobrio, asciutto, trattenuto, signorile, ai limiti dello snob. La sceneggiatura a mio avviso è molto fine ed accorta. Azione zero, ma del resto non era l’obbiettivo che il film si proponeva. E’ una sorta di partita a scacchi dove ad un certo punto, imprevisti, irrompono i sentimenti.

Salta all’occhio la banalità del solito rapporto improbabile segnato da una differenza di età pesante (Nighy/Weisz). Idem nel caso di Michael Gambon/Alice Kriege. Si vede che in Inghilterra usa così, se non ci sono almeno quindici anni di differenza non ci si accoppia. Questa è forse l’unica caduta di stile, a mio avviso, in un film molto politico eppure estremamente intimo ed elegante. Due i seguiti, Turks And Caicos e Salting The Battlefield (credo ancora inediti in Italia), entrambi del 2014, che vanno a costituire la cosiddetta Worricker Trilogy.