Pagine chiuse (Gianni Da Campo, 1969)

Delicato ritratto di un bambino di 11 anni che viene mandato in collegio perché i genitori si stanno separando.

Un film povero e tecnicamente magari un po’ rozzo, ma davvero emozionante. A tratti persino commovente, secondo me.

Copia da vhs poco definita, purtroppo; non credo circoli di meglio.

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E’ stato trasmesso recentemente da Fuori Orario come omaggio postumo al regista, per cui circola anche una versione digitale scaricata da Raireplay. Il film comunque è stato girato con mezzi amatoriali, anche se poi la post-produzione è stata realizzata professionalmente, grazie all’interessamento di Valerio Zurlini, che si innamorò del progetto.

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Raccontando la vicenda personale di un ragazzino spedito in collegio il film riesce a dare uno spaccato potente della società dell’epoca, mostrandone soprattutto le contraddizioni.

L’istituzione che era incaricata di educare non era in grado di ascoltare i vissuti ed i bisogni dei ragazzi, esigendo da loro un’efficienza assoluta nelle prassi di vita quotidiana relative al fare, alla performance, ma ignorando totalmente gli aspetti emotivi della formazione della personalità, creando schiere di persone irrisolte ed indifese sotto l’aspetto affettivo. Bambini incompresi, abbandonati a sé stessi ed al loro dolore, destinati a diventare adulti probabilmente anaffettivi e poco sensibili.

La famiglia è una istituzione gerarchica inadeguata a dare la giusta valorizzazione ai propri componenti, incapace di soddisfarne i bisogni più elementari e profondi (che non siano quelli primari di cibo, nutrimento e sostentamento). Il padre, pur non risultando particolarmente “cattivo”, è un padre padrone che decide egli stesso cosa è bene e cosa è male per il figlio, imponendogli scelte basate unicamente su calcoli e valutazioni fredde e razionali, senza dare peso alle componenti emotive, senza considerare la grande sofferenza e le terribili ambiguità che potevano da esse scaturire.

Una dimensione di incomunicabilità in cui il bambino, se non riesce a conformarsi alla lettera alle richieste del mondo adulto, risulta inadeguato al contesto, senza la possibilità di essere compreso, venendo anzi travisato e stigmatizzato.

Film delicato ma al tempo stesso impetuoso, che fa vibrare con forza un grido di denuncia nei confronti di una società talmente rigida e chiusa da essere incapace di ascoltare ed accogliere i bisogni profondi delle persone.