Paul Halter (o anche: italians do it better)

Da buon amante della letteratura mistery in tutte le sue forme, mi capita spesso di acquistare e leggere qualche numero della famosa collana “Il Giallo Mondadori” ed il suo spin-off “I Classici del Giallo”, ed è proprio in quest’ultima che un paio di settimane fa ho scoperto l’esistenza di un autore davvero notevole: il francese Paul Halter.

Attivo come scrittore da esattamente venti anni, Halter è per sua stessa ammissione un ammiratore fanatico di John Dickson Carr e dei suoi delitti della camera chiusa, sottogenere che proprio Carr ha portato in gloria e che ha in questo cinquantenne francese uno dei suoi migliori interpreti contemporanei. Per ora mi sono capitati per le mani solo tre dei più di trenta romanzi che ha scritto, ma mi sono bastati per formarmi un’ottima opinione e per dichiararmene fervido ammiratore: delitti “impossibili”, situazioni da giallo classico ma con un piglio più duro, vari colpi di scena e comunque sempre una discreta onestà intellettuale nei confronti del lettore (niente ‘maneggi occulti’ alla Agatha Christie, per intenderci: qui le carte sono sempre praticamente tutte in tavola). I romanzi che ho letto si fanno leggere in un lampo e sono estremamente coinvolgenti e brillanti, e li si apprezza ancora di più se si condivide l’ammirazione per l’impostazione “carriana” (ma sporcata anche di Conan Doyle e Poe) dello scrittore.

Ma perché il ‘sottotitolo’ italians do it better? Perché, per una volta, siamo tra i pochi che possono apprezzare il talento di uno scrittore estero: i romanzi di Paul Halter non hanno infatti mai goduto di una traduzione in lingua inglese, e l’Italia è tra le poche nazioni che ne sta, pur lentamente, pubblicando le opere. Il lavoro è ancora lungi dall’essere terminato (una bibliografia comparata la si può trovare qui, anche se non aggiornata), ma quantomeno può considerarsi un buon punto di partenza.

In edicola ora per “I Classici del Giallo” dovrebbe potersi trovare ancora “I Fiori di Satana” (Le fleurs de Satan, 2002). Dei tre che ho letto io è forse il più debole (gli altri sono “Nebbia Rossa”, un capolavoro, e “La Lettera che Uccide”), ma è lo stesso molto interessante e pregno di quell’atmosfera horror/soprannaturale che era un po’ il marchio di fabbrica di svariati libri di John Dickson Carr.

Io sono in assidua ricerca di tutti i suoi romanzi pubblicati in Italia, per cui se qualcuno dovesse avvistarne da qualche parte… mi faccia un fischio! :wink:

Buona lettura!:slogun: