Perfetti Sconosciuti (P. Genovese, 2016)

Non l’ha visto nessuno?
Io l’ho recuperato solo ieri notte dal blu ray italiano e l’ho trovato bello, bello davvero.
Innanzitutto è un film di attori, diretti bene e tutti molto bravi (magari la Smutniak è un gradino sotto gli altri ma nulla di grave) e funziona bene per tutta la sua durata nonostante sia ambientato praticamente tutto in una location. La sceneggiatura non è stupida o banale, anzi, è pure molto inquietante e attuale. Alla fine del film si ha un senso di disagio palpabile, acuito dal fatto che alla fine è una storia più che verosimile, anzi, direi che è proprio una storia vera.
Tutti i personaggi vivono una solitudine diversa ma sono uniti dal fatto che, nonostante siano in coppia, sono tutte persone drammaticamente sole. E questa solitudine 2.0 viene amplificata dai rapporti mandati avanti tramite smartphone per riempire dei vuoti probabilmente inesistenti.
Tutto molto tragico, se vogliamo.

Un bel film, girato bene, con una fotografia corretta e con pochi difetti gravi.
Ne cito due, gli unici due che ho trovato, a dire il vero.
Innanzitutto le immagini dell’eclissi, un effetto visivo pezzentissimo e mostrato troppo spesso. Ma ci voleva molto a farlo fare a qualcuno capace di farlo? Fa schifo, è di una bruttezza insopportabile e per essere un’immagine ricorrente è davvero terribile. Siamo dalle parti della bottiglia di Diaz, per intenderci.
Poi l’altro difetto è dato dalle voci che si sentono in vivavoce quando qualcuno riceve una telefonata. Troppo spesso suonano finte e mal amalgamate col resto. Fateci caso.

Ma per il resto l’ho trovato davvero un buon film, con un finale terribile (e ammetto che prima di capire che piega stesse prendendo temevo che sarebbe stata una stronzata) e dei personaggi ben caratterizzati.

Il blu ray italiano ha una featurette di 20 minuti realizzata con i piedi (l’audio non è mixato e i volumi sono fatti a caso, spessissimo non si capisce una parola di quello che viene detto), due scene tagliate (interessanti), il trailer e il videoclip del pezzo (brutto) cantato dalla Mannoia.

Lo consiglio caldamente.

la cosa che mi ha convinto meno è il finale un po’ alla sliding doors. Per il resto buon film, regia attenta e attori che si dimostrano bravi con un copione e tempi tragi-comici da rispettare, quasi completamente privo del solito tono ciancicato pieno di ahò embè daje anvedi e della solita voce fuori campo a guidare lo spettatore causa incapacità del regista e dello sceneggiatore di narrare per immagini.

Io invece l’ho trovato molto bello ed estremamente drammatico, persino tragico.

Sono d’accordo. E’ stato molto attaccato, ma alla fine mi sembra una scelta giusta. Anche se poi parte quella terribile canzone di Fiorella Mannoia :wink:
I limiti del film, per me, sono altrove. Ovvero nell’accumulo e nella ridondanza.

Il film ha un grande momento, ed è quello dello scambio di cellulari tra Mastandrea e Battiston e l’equivoco che ne segue. Sarebbe bastato quello per dipingere un gruppo di amici cinici, falsi e deboli. Invece gli sceneggiatori devono appiccicare infamie a tutti i personaggi, finendo per esagerare. Soprattutto col personaggio di Edoardo Leo (per me, tra l’altro, il più debole del cast. Insieme alla statua Smutniak), che si tromba la collega e anche la Smutniak, manco fosse Brad Pitt. Lì il film diventa grossolano, frenato dal timore di non riuscire abbastanza interessante se tutti i personaggi non sono delle merde cornificatrici, e quindi trasforma tutti in macchiette.
E poi c’è la ridondanza: colonna sonora invadente e banale, soprattutto nel già terribile momento della telefonata della figlia a Giallini (ma questo fa sempre il chirurgo nei film? E’ già la terza volta…), talmente finta e patetica che volevo spegnere e buttare il dvd. E poi la necessità sbandierata di spiegare la metafora dei cellulari: ‘sono la nostra scatola nera, sono la tomba della comunicazione’…si capiva semza bisogno di dirlo ogni due per tre!

Per il resto è un film con due-tre battute divertenti, ma molto meccanico all’inizio (nel modo poco naturale in cui viene introdotto il gioco; nella direzione degli attori che parlano tutti senza sovrapporsi come se fosse una coconduzione di un tg e non una cena) e comunque troppo poco raffinato come gioco al massacro.

Si vede, ma è giusto un gradino sopra la mediocrità della commedia adulta italiana.

L’avrò visto già cinque volte di cui l’ultima ieri sera su Rete 4. L’idea di base è oggettivamente geniale tanto che di remake quindici sono già stati fatti, uno esce quest’estate e cinque sono in cantiere. Quello però che mi piace di questo film sono i tempi. E’ tutto incastrato alla perfezione e ti ritrovi in un climax intensissimo che viene spezzato solo dal finale che la prima volta trovai fuori contesto ma che invece è azzeccatissimo. Un cast potente nel quale forse solo la Smutniak sembra fuori posto.
Vogliamo trovargli difetti? Certo, si può fare tranquillamente ma mi domando perchè certe volte non ci si può far semplicemente travolgere da un’onda emotiva senza doverne necessariamente misurare forma ed altezza.

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