Poltergeist II - L'Altra Dimensione (Brian Gibson, 1986)

Quando lo vidi, suppergiù all’epoca, ricordo che mi entusiasmò parecchio; rivisto successivamente si è rivelato una cocente delusione. L’Altra Dimensione non regge affatto il confronto con il primo Poltergeist, né tanto meno il passare dei decenni. La regia è estremamente più debole, quasi televisiva (e infatti Gibson…), la sceneggiatura idem, priva di tutti quegli spunti di approfondimento e di quelle sfumature presenti nel primo episodio; i personaggi vengono sbatacchiati a destra e a manca in modo meccanico, un po’ fine a se stesso, nonostante la buona prova degli attori. Per gli effetti speciali Poltergeist II venne addirittura candidato all’Oscar ma a me, in tutta sincerità, paiono bruttini. Il tono si fa decisamente meno “ectoplasmatico” e raffinato, e si scade più grossolanamente al livello di un fumettone da drive-in, con mostri pustolosi e paccottiglia grumosa.

Qualche bel momento c’è vedi il mitico Julian Beck/Reverendo Kane e la sua diabolica chiacchierata sull’uscio di casa Freeling con Craig T. Nelson, o Heather O’Rourke/Carol Anne che in piena notte risponde al telefono giocattolo parlando con la nonna…morta. Assai carismatico anche Will Sampson, il gigante indiano di Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo. Su IMDB c’è un interessante elenco di goffaggini ed errori lasciati in bella mostra su pellicola, tipo scene raccordate male, capelli che da corti diventano lunghi, da bagnati asciutti, eccetera eccetera, a testimonianza di una certa sciatteria con il quale venne prodotto questo secondo capitolo. Allucinante comunque la sequela di sfighe cosmiche che accompagnò e tempestò tutta la serie, disseminando morti ed incidenti e ingenerando la fobia dei una vera e propria maledizione. Youtube è pieno di video al riguardo e se ne parla anche nel volumetto Presenze Demoniache - Guida alla saga di Poltergeist, di Di Marcello/Favaron/Saraga/Tadolini, edito da EUS.

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Non mi è mai piaciuto molto. Il primo m’aveva fatto fare diversi salti sulla poltrona e nonostante i risvolti da “horror per famiglie” offriva momenti da pelle d’oca e grande ironia; il secondo aveva qualche momento d’inquietudine indovinato (il telefono giocattolo, la figura spettrale del predicatore) ma a un certo punto diventava stucchevole con tutti quegli effetti speciali (belli comunque, eh!) e i risvolti salvifici da Catechismo. Non da buttare, una visione ci sta; ma per me nettamente inferiore a quello di Hooper, che sotto molti aspetti considero fra i più originali del filone.


ps. Va detto che sulle iatture e morti sospette scrissero anche diverse panzane. Alla fine tirarono in mezzo pure il decesso di Beck che non era esattamente un ragazzino e ci stava pure potesse dipartire di vecchiaia!

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Non si avvicina lontanamente al primo di Hooper. È sconclusionato, non un tutt’uno ma un assemblaggio eterogeneo di idee, col terzo atto nell’Altra Dimensione la peggiore e quella del reverendo sull’uscio della porta che vuole entrare la migliore (i primi piani di Julian Beck malato terminale di cancro danno i brividi, anche perchè più magro delle scene precedenti, probabilmente girate settimane prima, quando il male non si era ancora accanito). Anche gli FX, fatti dalla Boss film in piena forma (appena fondata da Richard Edlund, arrivava da Ghostbusters e Fright Night, e dopo avrebbe fatto Grosso guaio a Chinatown), non sono sempre al top (nonostante il coinvolgimento di H.R.Giger, ma la creatura del vomito è eccellente). Sta di fatto che è un piacere rivedere sullo schermo la famiglia Freeling…
Come il primo film era fortemente influenzato da un episodio di Twilight Zone, Little Girl Lost, anche in questo secondo c’è un rimando alla mitica serie antologica. Carol Ann che comunica col telefono giocattolo con la nonna defunta ricorda il raggelante episodio Long Distance Call, dove un bambino parla attraverso il telefono giocattolo con la nonna morta, che vuole spingerlo al suicidio!
Nel film vengono omaggiati sia Spielberg (il poster di E.T. nella cameretta) che Hooper (la motosega che attacca la famiglia chiusa in macchina).

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