Poltergeist III (G. Sherman, 1988)

Rimangono solo Carol Anne/Heather O’Rourke e Tangina/Zelda Rubinstein a fare da collante con i due capitoli precedenti. Nel complesso un epilogo con luci ed ombre che chiude dignitosamente la saga. Non è un gran film ma rivedendolo nel tempo lo si rivaluta. Tra le luci metto il cambio di location (la Chicago ultra chic e contemporanea, con mille luci e uno skyline mozzafiato è una buona idea, l’opposto della provincia americana calma, familiare e tranquilla tanto cara alla poetica spielberghiana), il grattacielo in cui tutto accade (imponente e minaccioso), gli specchi come tramite e chiave di volta di ogni cosa, il derby parapsicologia vs psicologia. Tra le ombre metto gli effetti speciali (rozzi e inadeguati), la O’Rourke oramai tredicenne usata come se ancora fosse la bimba di 7 anni del 1982, le estenuanti ventordicimila volte nelle quali viene urlato “Carol Anne!” nel film, la totale assenza di costruzione del clima di tensione e paura, due fotogrammi in croce e siamo già nel mezzo di fenomeno paranormali, apparizioni e visioni, il reverendo Kane interpretato da Nathan Davis addobbato a parodia involontaria di Julian Beck (nel frattempo morto).

In origine il finale era diverso ma venne deciso di rigirarlo per acchiappare un diverso rating dalla Motion Picture Association of America; accadde però che la O’Rourke venne a mancare (a 4 mesi dall’uscita del film nelle sale, in piena post produzione) e Sherman si rifiutò di terminare il film. Venne sostanzialmente costretto dalla MGM, controfigurando la giovane attrice. Al botteghino il film andò malino e Sherman si dichiarò solo parzialmente soddisfatto di alcuni spezzoni del suo lavoro. Né la scomparsa di Heather aiutò la campagna di marketing intorno al film, anzi. La MGM ebbe paura di essere accusata di speculare sulla sua morte e gli attori vennero scoraggiati dal rilasciare interviste al riguardo.

Menzione di (de)merito per il demenziale “ci risiamo” aggiunto alla versione italiana… “a ridaje!”

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