Pom Poko (Isao Takahata - Studio Ghibli, 1994)

Rivista l’altro giorno questa bella storia a sfondo ecologista.

Il film, impregnato di storia e di di tradizioni giapponesi, è ambientato durante gli anni della grande espansione urbanistica di Tokio, quando le colline boschive intorno alla città venero spianate e trasformate in quartieri residenziali.
I protagonisti della pellicola sono i tanuki (una sorta di procioni) che abitano queste zone che, minacciati dalla scomparsa del loro habitat naturale, iniziano a sabotare i lavori edilizi con tutta la loro volontà, facendo ricorso anche alla grande arte che hanno in comune con le volpi: il trasformismo e la capacità di creare stupefacenti illusioni ottiche.

La narrazione procede come una cronaca storica; ascoltare la voce narrante sembra quasi come leggere un testo specialistico che narra le varie fasi alterne di una vicenda che ha visto opposte due diverse dinastie durante un periodo storico turbolento e combattuto.
Al tempo stesso il film, a livello visivo, è potente ed immaginifico, con un sacco di meravigliose fantasmagorie create dai poteri dei tanuki che si svolgono sotto i nostri occhi, incantandoci.

Ingiustamente si tratta di uno dei film dello studio Ghibli meno noti.

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Parliamo di due giganti, ma per me il piu’ coraggioso era Takahata. Tutti i suoi film che ho visto sono diversissimi tra loro.

Ciao!
C.

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Come darti torto!
Guardando la sua filmografia ho appena scoperto che ha anche fatto un documentario di quasi tre ore sui canali della città di Yanagawa! :scream:

Ciao!

Come darti torto!

In parte, penso, fosse dovuto anche al fatto che non fosse un grande disegnatore, quindi non poteva proprio esistere un tratto “alla Takahata”, mentre i film del sodale sono riconoscibilissimi. Ma anche a livello di racconto io sono rimasto sorpreso al pensiero che il regista del sereno e “leggero” de “I Miei Vicini: gli Yamada” fosse lo stesso di “Una Tomba per le Lucciole” (uno dei film piu’ strazianti in giro).

ha anche fatto un documentario di quasi tre ore sui canali della città di Yanagawa! :scream:

Chissà se ne esiste un edizione occidentale!

Tornando al film in questione; ripensavo al differente stile con cui sono disegnati i tanuki: a seconda delle circostanze viene usato un tratto antropomorfo e molto stilizzato (credo di ricordare quando non hanno contatto con gli umani, correggimi se sbaglio), oppure uno molto piu’ realistico (da cadaveri, per esempio).

Il finale lo trovo meraviglioso: un ode alla libertà.

Ciao!
C.

Si, tre stili in realtà: disegno realistico, disegno antropomorfo e (quando fanno caciara o si divertono da matti) antropomorfo stilizzato.

Intendi quando il tanuki che si è adattato a vivere sotto mentite spoglie in mezzo alla società umana incrocia i suoi simili che vivono allo stato brado e li raggiunge nella grande festa che stanno facendo, abbandonando vestiti e valigetta per trasformarsi e danzare insieme a loro?

Credo che ci volesse quella scena, per dare alla chiusura un respiro più positivo ed ottimista, poiché la storia che i tanuki fossero stati costretti a rinunciare alla propria natura ed a vivere interpretando costantemente un ruolo che non gli appartiene (con tutto lo stress e la fatica che ciò implica) era davvero triste e dolorosa → ora che ci penso, forse è una metafora della condizione umana, costretto a rinunciare alla serenità che la vita in armonia con la natura offre, obbligato alla vita frenetica, artificiale, quasi inumana della metropoli per poter sbarcare il lunario :weary:

Ciao!

a seconda delle circostanze viene usato un tratto antropomorfo e molto stilizzato (credo di ricordare quando non hanno contato con gli umani, correggimi se sbaglio), oppure uno molto piu’ realistico (da cadaveri, per esempio).

Si, tre stili in realtà: disegno realistico, disegno antropomorfo e (quando fanno caciara o si divertono da matti) antropomorfo stilizzato.

Ecco vedi che mi ricordavo male, si’ quando ballano sono disegnati quasi come figurine bidimensionali.

Il finale lo trovo meraviglioso: un ode alla libertà.

Intendi quando il tanuki che si è adattato a vivere sotto mentite spoglie in mezzo alla società >umana incrocia i suoi simili che vivono allo stato brado e li raggiunge nella grande festa che stanno > facendo, abbandonando vestiti e valigetta per trasformarsi e danzare insieme a loro?

Si’, e si incontrano in uno dei pochi spazi verdi della metropoli: un campo da golf! (sempre a memoria vado)

Credo che ci volesse quella scena, per dare alla chiusura un respiro più positivo ed ottimista, […]ora >che ci penso, forse è una metafora della condizione umana,

Si’, c’e’ un tanuki dentro ciascuno di noi! :slight_smile:

costretto a rinunciare alla serenità che la >vita in armonia con la natura offre, obbligato alla vita frenetica, artificiale, quasi inumana della >metropoli

E devono costantemente bere un intruglio per mantenersi’ nella loro forma umana, io l’ho vista come metafora dei metodi che dobbiamo usare per reprimerci e rispettare le consuetudini sociali che riteniamo piu’ odiose o umilianti.

Pero’ quest’ultima scena mi è parsa come a evidenziare che esiste una fiammella di resistenza mai spenta.

per poter sbarcare il lunario :weary:

Non sottovaluterei, anche, le figure delle volpi: che vivono la stessa doppia vita dei tanuki, ma sono ormai un ingranaggio del meccanismo al quale si sono adattate ed assoggettate; forse mi fanno piu’ pena loro che i protagonisti del racconto!

Ciao!
C.

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