Riflessioni annuali sulla musica

Nei suoi deliri quotidiani (anche e soprattutto pieni di panzane) Nikki di Radio Deejay ha accennato un concetto, un tema, un argomento che ritengo da anni profondamente vero.
Dopo aver messo una canzone di Beck degli anni ‘90 ha detto: questo genere musicale quando uscì era molto “alternativo” , quando le parole “musica alternativa” significavano davvero che era musica diversa dalla musica considerata tradizionale. Oggi la musica “alternativa” è diventata la norma mentre è quasi più alternativa la musica “normale”. Aggiungerei che se la musica alternativa diventa di moda perde ogni significato, si omologa a se stessa, riduce la massa ad un branco di coglioni senza pensieri propri. Le stesse accuse, le stesse conseguenze, gli stessi ammonimenti che il popolo “indie-alternativo” ha sempre rivolto alla gente comune che ascolta musica comune. Questa volta si ritorce tutto contro.
la globalizzazione della musica è stato un bene? il permettere che chiunque possa produrla con mezzi accessibili a tutti è un bene? la mancanza della famosa “gavetta” e la diretta proiezione dei nuovi pseudo-artistoidi direttamente dalla cantina al red carpet è una cosa positiva? i media fanno il brutto cattivo tempo a discapito della qualità. creano una moda, la spremono all’osso e la cancellano. creano una band-fenomeno, la elevano al rango di mito in poche settimane ed esaurito il filone d’oro non se lo cagano più.
il rock non è morto come sembra, ci sono cose buone ma sono nascoste. Non sono di certo quelle che ascoltiamo alla radio (e qui il buon Nikki è complice dell’affossamento), vediamo in TV o balliamo nei club.
Basta scavare, cercare, personalizzare la ricerca, scoprire musiche di paesi lontani, cose fuori dalle mode e troveremo grosse sorprese. Non è tutto in mano a band electro-minimal-nu-rave-soilcazzo.

Ho un po’ divagato rispetto al concetto iniziale espresso e non so nemmeno se sono stato chiaro, se qualcuno vuole aggiungere proprie riflessioni faccia pure…

Secondo me quello che dice Nikki e comunque tutti quelli che parlano di musica negli ultimi anni è profondamente errato: se la cosiddetta musica alternativa è diventata la norma non significa che quella normale sia ora quella alternativa. Partendo dall assunto che aborro queste due definizioni, penso che semplicemente si siano spostati gli assi di riferimento. Ora è alternativo quello che una volta non esisteva, o che comunque non si è normalizzato. Ascolto grind da sempre e non lo sento per radio. Ascolto, per cambiare fronte, emoindie da sempre e questo non lo sento per radio. Perche il music businness ha portato l indie in radio ma non l indie che piace a me. Hanno semplicemente abituato l ascoltatore medio ad un nuovo tipo di sonirità, etichettandole e facendole passare per quello che non sono. L’indie non è quello per radio, è solamente ciò che piu c si avvicina. Quindi stanno tentando di massificare qualcosa che non è massificabile, e per farlo smussano pian piano gli angoli. Ma non è sufficiente, perchè quello che esce non è semplicemente la superficie, ma una copia di quello che sta in superficie. Che è molto diverso.

Vabbbè, se ne discute spesso anche in altre sede, io ormai ho perso la bussola e sinceramente non ci faccio neanche più caso, ascolto le mie cose indipendentemente che siano alternative a meno. Ovvio da ragazzino ero più puritano e pro-alternativo, fottevo chi ascoltava roba commerciale, ecc. Poi ho avuto un pò di anni in cui ho seguito poco le nuove cose per infognarmi col krautrock, il progressive italiano, il neofolk, ecc ecc. Ora sono molto meno intollerante, i gusti sono gusti, i ragazzini è giusto che facciano i ragazzini, si entusiasmo per le peggio stronzate a volte, e si professano detentori della verità musicale. No dico che non mi diano fastidio, ma amen.
Io mi ascolto le mie robe a casa mia e non ho l’abitudine di ascoltare la radio. Per carità, non è un atteggiamento snob, basta dire che il mio gruppo preferito sono i Duran Duran (che a dir la verità ora sono super alternativi seguendo questa logica).
Concordo che la globalizzazione della musica per molte cose non è stata affato un bene, anche se potenzialmente poteva esserlo. La colpa imho è colpa di larga parte degli ascoltatori.
Concordo anche con Milanoodia, le cose alternative non le passano alla radio, l’indie-alternative che si sente alla radio è quello massificato, ci sta tanta altra roba dietro, che non per forza essendo alternativa deve essere buona.

musica indie, alternativa, normale, senza piombo… non vuol dire niente.
un po’ come dire “età contemporanea”. non significa niente.
quelli vissuti 300 anni fa non erano contemporanei? erano dei fessi moderni?

e comunque la domanda che ci si pone da secoli è sempre la stessa:
alternativa a cosa?