Rivista che faceva Pasolini con?....

L’altro giorno leggendo un articolo interessante sull’oggetto in questione, e volendo acquistare qualcosa che riproponga le gesta di quel manipolo di disperati, chiedo, chi erano quelli che facevano sta rivista?
Uno di loro mi pare avesse avuto intorno agli anni 50 una libreria che faceva da fulcro alla redazione…
O mi sbaglio?:confused:

Il titolo della rivista è “Officina”, il libraio (e poeta) è Roberto Roversi.

<<Caro Leonetti, e Roversi, e Scalia, e Romanò, e Fortini,
chi ha meno diritto di me a scrivere questi versi?
Chi ha meno di me pensato, in queste nostre annate?
Chi meno di me ha letto e di me meno sofferto?
Lieto soggetto di alienazione, servo d’una ricchezza
-buttata da avventurieri milanesi, da puttanieri napoletani-
passo come un morto tra i vivi, o un vivo tra i morti:
tradimento incerto, rimandato, disperato,
frutto di ambizioni inesistenti, di necessità non vere.
E non ne sono stato neanche pagato…
Ora sento, in me, un sapore di pioggia appena caduta,
ogni vivacità della vita ha uno sfondo di pianto.
Solo una forza confusa mi dice che un nuovo tempo
comincia per tutti e ci obbliga a esser nuovi.
Forse -per chi ha sentito e si è dato- è l’impegno
non più a sentire e a darsi, ma a pensare e cercarsi,
se il mondo comincia a finire d’essere il mondo
in cui già suoi, siamo nati, prima creduto eterno,
poi fertile oggetto di storia: sempre riconosciuto.
Ma anche il tempo della vita è pensare, non vivere,
e poiché il pensare è ora senza metodo e verbo,
luce e confusione, prefigurazione e fine,
si sta dissolvendo nel mondo anche la pura vita.
Donchisciotteschi e duri, aggrediamo la nuova lingua
che ancora non conosciamo, che dobbiamo tentare.>>
[P.P.Pasolini, X-“Ai redattori di <<Officina>>”
tratto da: "La Religione del mio Tempo]

Ma si trovano ancora queste riviste?
Intendo con una certa facilità non sperando di trovarne una copia a 180.000 euro su una bancarella di un ladro con la patente, che si spaccia per nostalgico intenditore.
Cmq da quello che diceva Roversi sugli intellettuali del tempo, ed è questo che ha destato la mia curiosità, è che erano una manica di stronzi boriosi che non compravano mai un libro!
Pensa te! magari fra questi c’era un…cazzo so…un fenomeno di oggi che spaccia talento e opere pie per i meno avveduti alla corte del Re!