Rocky V (J. G. Avildsen, 1990)

http://www.imdb.com/title/tt0100507/?ref_=fn_al_tt_1

Quando lo andai a vedere al cinema 26 anni fa fui l’unico ad apprezzarlo. I miei amici lo detestarono tutti senza se e senza ma. Erano ancora ubriachi dall’ignoranza tamarra di Rocky 4 e questo quinto capitolo così dimesso li indispose a morte.
A me piacque e piace ancora oggi. L’ho rivisto da poco e mi è parso un buon film, forse con alcuni automatismi un po’ troppo scontati ma a me è sembrato - a suo modo - onesto e sincero.

Il declino immediato (e un po’ forzato) dopo la sfida con Ivan Drago arriva subito senza perdere tempo, facendo capire che sarà un film diverso dagli altri e per me è un bene.
Dopo il - per me - terribile quarto capitolo, questa storia è una boccata d’aria fresca, con tutta la sua serena miseria.

Il pugile Tommy Gunn è interpretato da un vero pugile professionista (Tommy Morrison), morto di AIDS a 44 anni.
Il figlio di Rocky è interpretato dal vero figlio di Stallone, il povero Sage, che morirà molto giovane. Era bravo, nel film funziona benissimo.

Buono il blu ray (anche se presumo che la traccia col doppiaggio italiano sia rallentata visto che quelle dei capitoli precedenti lo erano).

Io lo ricordo invece mediocre.
Come giustamente scrivi, rinnegare gli eccessi del quarto capitolo per una versione più intimista è stata una scelta che ha spiazzato gli appassionati della saga. Ma che non ha trovato sostenitori.
Si era lontani dalla, per me esagerata, recente rivalutazione autoriale di Stallone, che all’epoca era visto come alfiere di un cinema disimpegnato e infantile. “Rocky V” sembrò una sortita mal riuscita verso un cinema più riflessivo, ma senza averne le doti. Un po’ come il regista di splatter che tenta il racconto di suspense mancando l’obiettivo.
E, da non fan di Stallone, devo ammettere che i suoi film degli ultimi anni mi sembrano figli di una maturità, e anche di una furbizia calcolata, che allora il buon Sylvester non aveva.

Per come appunto ricordo le critiche a “Rocky IV”, questo quinto capitolo è stato chiaramente un tentativo maldestro di riportare la saga ai fasti del primo film, riletto attraverso una chiave prettamente dolente.
Ma il film è però scontato e piagnucoloso (pericolosa tendenza presente anche nel primo e tanto incensato capitolo), senza scene memorabili e assolutamente insignificante come messa in scena. D’altronde Avildsen è sempre stato un regista serio quanto modesto, inevitabilmente peggiorato col tempo.

Con tutti i suoi difetti, “Rocky IV” è ancora oggi un film che inchioda. Io direi che sia clamorosamente migliorato nel corso del tempo, perchè è un (involontario) specchio degli anni reaganiani. Sembra una farsa scatenata, talmente folle da essere sublime. E comunque ha il pregio di avere alcune sequenze entrate nell’immaginario kitsch popolare.
“Rocky V” mi sembra invece un film fiacco, suonato come un pugile che tenta un’uscita memorabile e invece fa solo compassione.

Tommy Morrison era nipote di John Wayne. Sapevo della sua sieropositivita’, non della sua morte. .

Dopo i primi 2 film questo è il sequel di Rocky che preferisco, qui si ritorna (finalmente) alle origini del personaggio, in cui si rivede un Rocky “morto di fame”, senza gli eccessi del terzo e per me bruttissimo film insieme al quarto.
Da notare un invecchiatissimo Burgess Meredith nel ruolo di Mickey, che appare in alcuni flashback girati per l’occasione ma che in realtà dovevano risalire all’epoca dei primi due film, la differenza di età però si nota molto e lo stesso Stallone appare praticamente solo di spalle!

Ogni volta che (ri)guardo questo film mi chiedo come mai non piaccia quasi a nessuno.
Fin dalla prima volta che lo guardai mi sembrò un film bellissimo e diedi per scontato che fosse così per tutti.
Il primo scontro con la realtà fu quando parlandone con un amico lui mi disse che “ehmanonceilcombattimentosulring”.

Questo “ehmanonceilcombattimentosulring” è un po’ una costante nelle critiche a Rocky V, quando per me è invece il suo punto di forza.
Io adoro quella rissa per strada, piena di colpi bassi, con la gente che fa il tifo.

Rocky V arriva dopo le due pacchianate anni 80 (e vabbè, erano gli anni 80…); pochi minuti di film ed è già successo di tutto: Rocky che non riesce a smettere di tremare, il pianto, la decisione di ritirarsi (l’ennesima), la perdita di tutto il patrimonio, il ritorno al vecchio quartiere.
Rocky reindossa i vecchi vestiti, Adrian si prova gli occhiali, anche la fotografia del film sembra quasi cambiare. Una canzone hip-hop ci dice che siamo negli anni 90.

Per quanto riguarda il personaggio di Tommy Gunn: mi sembrava antipatico o insipido nelle prime visioni (con quella faccia alla Thomas Brolin del Parma, poi); invece mi son reso conto che è un personaggio tragico, patetico, per cui provare commiserazione. Una vera vittima.
Nel film viene usato da tutti, tutti, dall’impresario alla mignotta con cui si accompagna, passando anche per Rocky.
E alla fine il povero Tommy Gunn giace per terra umiliato, sputtanato in diretta TV, in procinto di essere arrestato (pare) e immagino con diverse cause civili per lesioni che gli costeranno tutti i soldi della borsa vinta.

Questo film non è perfetto, ma per me viene appena dopo il secondo capitolo (e prima del sesto). È sicuramente il più malinconico.
Anche io, quotando il messaggio di Giorgio Brass, lo trovo onesto e sincero.

Non manca qualche piccolo dettaglio che riesce a strapparmi una risata, come quando all’arrivo di Gunn e combriccola un paio di avventori nel bar chiedono a Rocky se serve aiuto e lui risponde serio che non è una gara di mangiatori di torte:

Piccola curiosità sulla traduzione in italiano: nella scena in cui la notte di Natale Rocky ha la discussione col figlio, quest’ultimo dice:
“Ricordi quando mi dicesti di stare lontano da balordi e imbroglioni? È da te che dovrei stare lontano.”

Invece nella versione originale dice:
“You remember how you were telling me all about deceptions and to watch out for them? You’re the one that should have watched out.”

Cioè, Robert dice a suo padre che è lui che avrebbe dovuto stare attento a non farsi imbrogliare.

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