Romolo Guerrieri @ Cinema Trevi [23-27 nov. 2007]

Sperando di fare cosa gradita a molti ho creato questo thread ad hoc per segnalare la prossima rassegna cinematografica dedicata ai film di Romolo Guerrieri

Solitudine e rabbia: il cinema melanconico di Romolo Guerrieri
da venerdì 23 novembre a martedì 27 novembre 2007 presso il Cinema Trevi - Roma
ulteriori approfondimenti sull’evento www.csc-cinematografia.it

Comunicato stampa

Fratello del regista Marino, Romolo Guerrieri esordisce collaborando con lui dal 1953. Il suo primo vero e proprio film lo firma nel 1966 (il western Sette magnifiche pistole, con il nome di Rod Gilbert). Negli anni successivi spazierà dal thriller (Il dolce corpo di Deborah, La controfigura) al noir esistenziale (Un detective) e al poliziesco a forti tinte sociali (La polizia è al servizio del cittadino?, Un uomo, una città) o alla commedia all’italiana come specchio di una società in mutazione (Il divorzio). In ogni film, Romolo riesce a dare il suo tocco d’autore, anche nelle opere più immediate e in netto anticipo sui tempi (L’importante è non farsi notare preannuncia tutto lo slapstick demenziale statunitense degli anni Ottanta). Dalla sua variegata filmografia si evince uno sguardo intimistico venato d’inedite sottigliezze psicologiche verso personaggi tormentati, non perfettamente integrati nella società, solitari e arrabbiati o semplicemente disillusi, immersi in atmosfere melanconiche e crepuscolari (ottimi esempi possono essere il western 10.000 dollari per un massacro, ma anche Un detective), costretti per forza di cose a una scelta (il bellissimo Salvo D’Acquisto). Questi topos tematici ricorrenti, uniti a una perfetta conoscenza del linguaggio cinematografico (grazie anche alla sua lunga esperienza come aiuto regista; il suo ultimo film in qualità di aiuto è uno dei capolavori del cinema italiano: Italiani brava gente di Giuseppe De Sanctis) e a un’estetica del prodotto sempre elegante e mai volgare, fanno di Romolo Guerrieri un autore più unico che raro. Non molto tempo fa Manlio Gomarasca scrisse a proposito del regista: «Il cognome Girolami a Romolo è sempre stato un po’ stretto. Nel cinema romano di quegli anni i Girolami che bazzicavano i set erano tanti, troppi, cominciando da quel Marino, fratello maggiore, che girava (inizialmente) con successo un film dietro l’altro. Ecco così nascere lo pseudonimo Guerrieri, anche se di pseudonimo in senso stretto non si tratta, visto che è il cognome della madre […]. Arrivato al tramonto del western, Guerrieri è stato […] l’iniziatore del giallo all’italiana classico con Il dolce corpo di Deborah […]. […] Con La controfigura, Guerrieri amplia gli orizzonti e costruisce un intreccio a flashback che sembra guardare all’Hitchcock periodo americano. La sua è una ricerca soprattutto stilistica che diventa contenuto nella variante noir di Un detective, raro esempio di polar italiano. Il suo sguardo anche nei polizieschi più dichiaratamente commerciali è sempre intimistico, nel senso che è dalla parte dell’uomo, poliziotti (La poliziotta è al servizio del cittadino?), criminali (Liberi, armati, pericolosi) o agenti segreti (Sono stato un agente CIA) che siano».

PROGRAMMA

venerdì 23
ore 17.00
L’ultimo guerriero (1983)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto e sceneggiatura: Roberto Leoni; fotografia: Guglielmo Mancori; musica: Carlo De Nonno; montaggio: Alessandro Lucidi; interpreti: William Mang, Marina Costa, Harrison Muller, Woody Strode, Margie Newton, Stefano Davanzati; origine: Italia; produzione: L’Immagine; durata: 90’
«L’ultimo guerriero, che Romolo Guerrieri dirige alla fine del 1983, fa parte di un nutrito contesto di pellicole che a dire il vero godettero di un breve ma fortunato successo ancora di sala. Esce dopo la trilogia post-atomica di Enzo G. Castellari e precede di un soffio Rush e Rage - Fuoco incrociato di Tonino Ricci, prestando involontariamente il cast e parecchio materiale per la confezione del film che chiuderà l’intera serie, cioè lo sconclusionato Il giustiziere del Bronx (1989) […]. Guerrieri, ormai giunto alla fine di una carriera molto interessante, presenta il consueto armamentario grandguignolesco da Medioevo prossimo venturo: in un scenario buio da Lager fantastico, la società civile è stata completamente distrutta in seguito a un disastro ecologico di immani proporzioni e a far da padroni sono i rappresentanti di una casta di “privilegiati” che si divertono in partite di caccia al “contaminato”» (Guastella).

ore 18.45
Il dolce corpo di Deborah (1968)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: Luciano Martino, Ernesto Gastaldi; sceneggiatura: E. Gastaldi; fotografia: Marcello Masciocchi; musica: Nora Orlandi; montaggio: Eugenio Alabiso; interpreti: Carroll Baker, Jean Sorel,
George Hilton, Evelyn Stewart, Luigi Pistilli, Michel Bardinet; produzione: Zenith Flora, Lux C.C.F.; origine: Italia/Francia; durata: 92’
Marcel, appena sposato con Deborah, è sempre ossessionato dal suicidio della sua ex fiamma. A complicare il tutto, c’è qualcuno che perseguita la giovane coppia di sposini. «Avvincente e ben condotto, Il dolce corpo di
Deborah presenta anche qualche buon momento di suspense grazie all’uso intelligente di un refrain di musica classica usato ossessivamente come preludio alle apparizioni del finto spettro. La frase con cui si conclude il
film, pronunciata da Carroll Baker, «Non si è mai ricchi abbastanza», condensa in sé tutto il cinismo dei personaggi di questi film che si muovono in ambienti ultralussuosi, ma per i quali una prospettiva di ulteriore arricchimento è già movente sufficiente a giustificare i più efferati delitti» (Bruschini-Tentori).

sabato 24
ore 17.00
Liberi, armati, pericolosi (1976)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: Fernando Di Leo, tratto dai racconti originali di Giorgio Scerbanenco; sceneggiatura: F. Di Leo, Nico Ducci; fotografia: Erico Menczer; musica: Gianfranco Plenizio, Enrico Pierannunzi;
montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Stefano Patrizi, Max Delys, Benyamin Lev, Tomas Milian; origine: Italia; produzione: Centro di Produzioni Città di Milano, Staco Film; durata: 100’
«È il 1976 quando Fernando Di Leo torna a riaccostarsi a Giorgio Scerbanenco, sceneggiando il film di Romolo Guerrieri Liberi, armati, pericolosi. La fonte è, ancora una volta, la raccolta di Milano calibro 9, e il racconto di partenza è Bravi ragazzi bang bang. E come al solito Di Leo utilizza solo lo spunto dello scrittore di Kiev, andandosene poi per conto suo a narrare le gesta delinquenziali di un gruppo di giovani balordi milanesi […], che prendono d’assalto banche e supermercati come rimedio all’ozio. Romolo Guerrieri ne ricava un buon film, purtroppo più spesso citato a causa della presenza di Diego Abatantuono come debuttante che per i suoi intrinsechi valori noir» (Pulici).

ore 18.45
Un uomo, una città (1974)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: dal romanzo Il commissario di Torino di Marcato e Novelli; sceneggiatura: Mino Roli, Nico Ducci; fotografia: Aldo Giordani; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti:
Enrico Maria Salerno, Françoise Fabian, Luciano Salce, Paola Quattrini, Francesco Ferracini, Monica Monet; origine: Italia; produzione: Goriz Film; durata: 90’
Il commissario Michele Parrino, capo della Squadra Mobile di Torino, è clemente e comprensivo con i più deboli, ma determinato a combattere i potenti. In seguito ad un omicidio legato ad un grosso giro di droga, corruzione e prostituzione in cui è implicata gente della Torino-bene, lo trasferiscono, ma lui riesce a vendicarsi. Anche se alla fine rimangono solamente solitudine e amarezza. Noir melanconico con irriverenze e umori sarcastici da commedia all’italiana. «Le recensioni dell’epoca non mostrano di afferrare differenze tra Un uomo, una città e i coevi poliziottari, imbrancando il film di Guerrieri tra i serial dei commissari spaccatutto e al massimo rilevando (come difetto) le infiltrazioni da commedia all’italiana. Il che la dice lunga su come, alla marmaglia dei critici nostrani, sfuggissero le più macroscopiche “zoccole”. […]. Le regie di Guerrieri si sono sempre snodate, del resto, attraverso plot ricchi, talvolta persino labirintici per la quantità di cose che vi accadono e per la complessità degli intrecci, anche se l’interesse pare concentrarsi di preferenza sugli individui e non sulle azioni» (Pulici).

a seguire
La polizia è al servizio del cittadino? (1973)

Regia: Romolo Girolami; soggetto: Goffredo Sebasti, Marcello Serralonga, Mario Cecchi Gori; sceneggiatura: Massimo De Rita, Dino [Arduino] Maiuri; fotografia: Carlo Carini; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Enrico Maria Salerno, Giuseppe Pambieri, John Steiner, Venantino Venantini, Daniel Gélin, Alessandro Momo; origine: Italia/Francia; produzione: Capital Film, P.E.C.F.; durata: 98’
«Genova: neanche i metodi meno ortodossi bastano al commissario Sironi (Salerno) per incastrare Brera (Gélin) spietato boss del racket dei mercati generali. Caratterizzazioni che diventeranno presto stereotipi (il commissario che crede nella giustizia a tutti i costi ma non nella burocrazia, e che non riesce a parlare al figlio [Momo] di Lotta Continua), ma anche echi del noir francese, con un interessante personaggio di poliziotto caciarone e doppiogiochista (Pambieri). Che Guerrieri abbia classe lo si vede dal pestaggio iniziale, muto, e dall’uso degli spazi in alcune scene; che abbia spessore lo si intuisce dall’amarezza di fondo» (Mereghetti).

domenica 25
ore 17.00
Il divorzio (1969)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto e sceneggiatura: Alberto Silvestri, Franco Verucci; fotografia: Sante Achilli; musica: Fred Bongusto; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Vittorio Gassman, Anna Moffo, Nino Castelnuovo, Anita Ekberg, Hélène Ronée, Claudia Lange; origine: Italia; produzione: Fair Film; durata: 100’
«L’ingegnere Leonardo (Gassman), separatosi dalla moglie (Moffo), crede di ritrovare la libertà tra una hippie (Lange) e una collega assatanata (Ekberg), desiderosa (già nel lontano ’69) di esperienze scambiste: si ritroverà solo, e imparerà a fare i conti con la propria pochezza. La commedia all’italiana si guarda allo specchio e non riesce più neanche a pronunciare l’assoluzione, mentre la società sta cambiando e i giornali annunciano la battaglia parlamentare per il divorzio (la legge Fortuna-Baslini venne approvata nel novembre 1969). Abbastanza impietoso nel mettere alla berlina l’italiano falsamente liberato e finto-progressista, il film di Guerrieri […] tocca una malinconia e una disillusione sincere. Primo film della Cassini e di Momo (che interpreta il figlio di Gassman)» (Mereghetti).

ore 19.00
Sono stato un agente CIA (1978)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: Vittorio Schiraldi; sceneggiatura: V. Schiraldi, Mino Roli [Erminio Pontiroli], Nico Ducci, R. Guerrieri; fotografia: Erico Menczer; musica: Stelvio Cipriani; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: David Janssen, Corinne Cléry, Maurizio Merli, Ivan Rassimov, Carla Romanelli, Giacomo Rossi Stuart; origine: Italia; produzione: Mires Cinematografica; durata: 100’
Un ex-agente della CIA va ad Atene, dove un suo amico è stato assassinato, per impossessarsi di un nastro magnetico contenente dichiarazioni scottanti. Ad interessarsi è però anche la CIA che sguinzaglia i suoi uomini. Autentica e sincera celebrazione crepuscolare del cinema di genere che in Italia in quegli anni stava scomparendo, Sono stato un agente CIA conserva ancora toni e stili secchi e disincantati, riuscendo a non essere datato neppure oggi. Per Pulici Sono stato un agente CIA è «un film unico. Unico non solo nel senso di esemplare fuori da schemi e da generi precostituiti, ma nel senso magnificativo del termine. Unico in quanto bello, raro e anche prezioso».

ore 21.15
Incontro moderato da Pierpaolo De Sanctis con Romolo Guerrieri, Enzo G. Castellari, Enio Girolami

a seguire
Salvo D’Acquisto (1975)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: Giuseppe Berto; sceneggiatura: G. Berto, Mino Roli, Nico Ducci; fotografia: Aldo Giordani; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Massimo Ranieri, Enrico Maria Salerno, Lina Polito, Isa Danieli, Massimo Serato, Ivan Rassimov; origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 100’
«Si tratta della storia vera di un vicebrigadiere dei carabinieri che si sacrificò facendosi fucilare dai tedeschi alla fine del 1943 per riuscire a salvare 22 ostaggi di Torre di Palidoro (Roma), destinati alla morte per rappresaglia. Diligente ed efficace, R. Guerrieri (Romolo Girolami) dirige con semplicità i suoi attori che risultano credibili. M. Ranieri attore promette già quello che poi manterrà. L. Polito vale più di quel che dicono di lei. Il clima politico-sociale è ricostruito con fedeltà. Soggetto di Giuseppe Berto, anche
sceneggiatore» (Morandini).
Copia proveniente dalla Cineteca Griffith - ingresso gratuito

lunedì 26
chiuso

martedì 27
L’importante è non farsi notare (1979)

Regia: Romolo Guerrieri; soggetto: Dardano Sacchetti, R. Guerrieri; sceneggiatura: Massimo Franciosa, R. Guerreri; fotografia: Erico Menczer; musica: Adriano Fabi; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Le Sorelle
Bandiera [Tito Le Duc, Mauro Bronchi, Neil Hansen], Laura Trotter, Maria Grazia Buccella, Marilda Donà, Gianni Musy, Nello Pazzafini; origine: Italia; produzione: Capital Film; durata: 100’
Tre agenti segreti americani per non dare nell’occhio si travestono da donna e devono recuperare una pericolosissima formula, battendo sul tempo le tre spie russe. L’importante è non farsi notare è una sorta di istant-movie, forte del successo dell’ Altra domenica di Arbore, che aveva lanciato il trio camp di drag queen. Chi non ricorda il loro hit Fatti più in là (nel film viene cantato appena dopo 10’!) alzi una mano. Tra mille equivoci e pappagalli parolacciari, L’importante è non farsi notare è un ottimo tentativo di rinnovare la commedia all’italiana attraverso lo slapstick e il camp. Indimenticabile il prologo con Nello Pazzafini nella parte del militare sovietico.

In bocca al lupo, Pierpaolo.
Quanto vorrei esser presente a questa rassegna…

Ne ho parlato anche nel podcast… spero di aver dato un piccolo contributo…
Ci vediamo sicuramente là… :slight_smile: