Rush - Effetto allucinante (Lili Fini Zanuck, 1991)

Questo film viene ricordato soprattutto per la colonna sonora di Eric Clapton, dove viene usata per la prima volta (peraltro decisamente male) la celeberrima Tears In Heaven.
Mi sembra ingeneroso perché questo film della sconosciuta Lili Fini Zanuck andrebbe rivalutato. È un poliziesco sporco e coraggioso, con due protagonisti molto bravi (Jason Patrick e Jennifer Jason Leigh) e tratta di un argomento molto scomodo: gli agenti della narcotici che vivono da infiltrati e sono costretti a drogarsi…

Mi è piaciuto molto, forse il finalissimo è un po’ sciocco ma per il resto mi è sembrato un poliziesco drammatico davvero con le palle.

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Trasmesso qualche giorno fa in tv, ne ho approfittato per vederlo perché -per me- è sempre stato “il film dove c’è Tears in heaven”. Intanto va detto che ci sono un paio di scene tagliate nella versione italiana (le allucinazioni della Leigh ed il breve amplesso un po’ animalesco) e poi proseguo col dire che a mio gusto non mi è piaciuto molto, nel suo complesso.
La sensazione che mi ha lasciato è che tutta la vicenda sia stata trattata in maniera abbozzata e vive più che altro di episodi senza veri e propri sussulti che ridestino un po’ dal torpore generale una pellicola persino troppo dilungata e dove pare che sostanzialmente non succeda niente (troppe, per dire, le parentesi col ragazzetto spacciatore). La presupposta discesa nella dipendenza delle droghe (o comunque nel loro abuso) lo immaginavo diverso, più dovizioso di particolari ed invece ci viene mostrato solo qualche pseudo-delirio paranoico o una pasticca ingollata ed una tirata di coca. A mio gusto ho gradito molto di più l’interpretazione di Patric (molto in parte e forse addirittura sin troppo, dato il contorno loffio) che quella della Leigh (sembra spesso con la testa altrove e questo ben prima che inizi a far uso di stupefacenti). Niente male nemmeno Gregg Allman, che appare e parla poco ma per la parte ha proprio il classico physique du rôle.

Il pre-finale in tribunale ci ricorda che tutto ciò sarebbe un’operazione di polizia in incognito (non fosse per i consueti e scialbi rendez-vous tra Leigh ed Elliott,ce ne saremmo dimenticati da un pezzo…) ed il finale ha quel gusto tipicamente americano che ci può anche stare e regala un vago sussulto prima dei titoli di coda.

segnalo 2 momenti:

  • l’intro, col piano sequenza che esce in soggettiva dall’interno della cassaforte, segue Allman per la stanza e re-inquadra la cassaforte che è -come tutte le cassaforti- posta all’interno di una nicchia della parete. Allora come l’hanno fatta uscire la videocamera? Magia.

  • lo spacciatore afro con inalatore per l’asma e quel suo fare untuoso.

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