Saint-Martyrs-des-Damnés (Robin Aubert, 2005)

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Pellicola candaese che mi ha decisamente colpito; parte come un horror sovrannaturale (ben fatto) ma pian piano ci accorgiamo che il film non si limita a questo, che c’è sotto molto di più. Riprendendo il topos del “villaggio maledetto”, in cui tutti gli abitanti sono soggiogati ad una maledizione di cui nessuno vuole parlare, il film procede pian piano per accumulo, svelando un pochino per volta dettagli ed elementi che ampliano sempre di più l’orizzonte dello spettatore, rendendo la vicenda sempre più complessa ed elaborata. A volte pare proprio di trovarsi davanti a qualcosa di distopico ed incomprensibile, ma in una lenta ed inesorabile costruzione narrativa alla fine tutto torna, dipingendo un affresco forse un po’ macchiavellico ma decisamente intrigante. A rendere il tutto affascinante anche qualche pennellata surreale che rende il film ancora più sospeso tra verosimile ed inverosimile, dei personaggi sui generis davvero ben tratteggiati ed una particolarissima cifra stilistica a livello visivo, grazie a una fotografia ricercata e a un gran lavoro di color correction.

Per non spoilerare non accenno nulla della trama, se non che il punto di partenza è che un corrispondente ed un fotografo di una rivista di gossip farlocchi in stile “Cronaca vera” vengono inviati ad indagare su un paesino nel quale, da oltre 30 anni, continuano a scomparire persone senza che le indagini delle forze dell’ordine portino a nulla.

Secondo me un film singolare con un suo fascino, da vedere. Ora ho voglia di recuperare anche qualche altro lavoro del regista (al Torino Film Festival nel 2017 passò I famelici, non so se sia poi stato distribuito in Italia).

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