Separati In Casa (Riccardo Pazzaglia, 1986)

Scritto, dirretto ed interpretato da Pazzaglia, il quale lo trae dal suo libro satirico omonimo. Come impronta registica pare un prodotto televisivo, anzi, starebbe meglio in un teatro. Tutto girato in interni e senza particolari guizzi dietro la macchina da presa. Ovvio che il piatto forte della pellicola siano i dialoghi e i personaggi. Il film è molto verboso ma tutto sommato a me non dispiace. Sarà l’effetto nostalgia, o l’alone di Luciano De Crescenzo/Bellavista che aleggia, però Separati In Casa è abbastanza divertente, se visto come un film “minore” di quegli anni, intimista e a tratti anche fortemente amaro e malinconico. Pazzaglia aveva un suo stile, surreale, garbato, compito, d’altri tempi.

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Mi è capitato di rivederlo recentemente e purtroppo, nonostante la simpatia che provo per Pazzaglia, mi duole confermare che per me è un film non riuscito. Aleggia per tutta la pellicola un genuino anacronismo tra il modo di porsi dello scrittore ed i tempi della commedia che spesso e volentieri vengono mal gestiti dal regista, allungandoli oltremisura (terribili i duetti con la colf sudamericana e atroce la sequenza del notaio+testimoni in notturna), sforando quando in una retorica un po’ stucchevole quando in sentimentalismo un tanto al kg e quando in siparietti vagamente sui generis (i festini a casa con tanto di orchestrina tipo varietà da rivista…ma che muri hanno in quel condominio?) che vanno presi appunto per esibizioni estemporanee che nulla aggiungono -se non metraggio- alla pellicola.

Unica nota degna, sono la coppia di avvocati divorzisti anch’essi alle prese con grottesche soluzioni di sopravvivenza.
Anche il finale, che piacevolmente si riallaccia all’incipit, invece di far sorridere riesce a tediare per la lunghezza e reiterazione di una gag pur essa gestita con pessimi tempi comici.

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