Smog (Franco Rossi 1962)

Con Enrico Maria Salerno, Annie Girardot, Renato Salvatori, Casey Adams

Uscito in dvd per A&R pure questo vecchio film di Franco Rossi. Chissà che master avranno usato…

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Pessimo master, quello del dvd usmatese della A&R… pare un divx scaricato chissà dove.
Peccato, perché il film è un bel recupero che meritava un’uscita degna… ma tant’è.
Invero, il film di Rossi non è granché riuscito: negli intenti un film nato per descrivere la società americana capitalistica corrotta,
attraverso gli occhi dell’avvocato Vittorio Ciocchetti (Enrico Maria Salerno), bloccato a Los Angeles senza passaporto, in attesa di un aereo per il Messico. In realtà, una storiella dove non succede nulla, a parte uno screzio tra Salvatori e lo stesso Salerno
Renato Salvatori e Annie Girardot fanno coppia e vorrebbero essere, negli intenti di Rossi, un manifesto di quel sistema corrotto.
Lo smog è quello del cielo di Los Angeles, dovuto alle fabbriche e alle molte automobili.
Non male l’atmosfera, rarefatta e quasi da post-atomico d’argentiana memoria, accompagnata dalla bella colonna sonora di Umiliani, che vede la collaborazione di Chet Baker.
Troupe e cast italo-americano (il film è molto parlato in inglese) distribuito dalla MGM, sorretto dal solido trio Salerno-Salvatori-Girardot.

A mente calda, un film accomunabile al “Gaucho” di Risi senza però una regia altrettanto graffiante e spigliata. L’azione anzi risulta molto molto statica e la deplorazione - se l’intento era quello- ad un certo tipo di società USA (ed immigrati italiani) è praticamente senza mordente, inconsistente e paradossalmente viene fuori una critica ben più marcata verso il personaggio italiano di Salerno (o forse era voluta anch’essa). Non c’è un senso di follia, ebrezza o spaesamento nel vivere la California dei primi anni '60 (pare tutto molto provinciale, alla fin fine).
La coppia Salvatori & Girardot risulta abbastanza indefinita. D’accordo il non dire esplicitamente ma io alla fine non ho trovato una caratterizzazione atta a far conoscere meglio questi 2 personaggi.
Finale curioso, simbolico, ma non del tutto riuscito (a mio giudizio).
Resta comunque molto interessante la scelta di fornire scorci di Los Angeles attraverso l’architettura modernista che la pervade: la famosa Stahl House, la bizzarra Triponent House (con tanto di partecipazione dell’ideatore stesso, Bernard Judge), l’Encounter restaurant…

Nota curiosa: Salerno a tratti capisce benissimo l’inglese ed in altri momenti si deve far tradurre frasi più elementari (paiono esigenze di copione)

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