Terzo film di Nàni Moretti, alle prese con una sorta di film nel film. Michele Apicella è un regista in crisi, che sta girando “La mamma di Freud”.
Il film non è il più riuscito dell’autore romano, ma ha dei momenti notevolissimi. Tutte le parti con Remo Remotti sono clamorose. C’è anche Haber, nel suo solito ruolo dello sfigato depresso.
Da vedere insieme al seguente “Bianca” (di cui ne è un naturale seguito diciamo più omogeneo). Ricco di sequenze che -bene o male- riescono solo a Moretti (compreso il suo senso di commedia-humour che personalmente mi diverte parecchio) ed ancora legato ad un un certo anarchismo sballato (o sfrontato). Tutto da godere il Freud di Remotti, il tormentone del critico Cantarelli, la sfida col regista Morra (il musical sul ‘68, le date di programmazioni al cinema da concordare) ed il rapporto con la coppia Di Pinto & Spadaro aspiranti registi in trasferta. Haber, come detto, fa QUEL ruolo che purtroppo per lui è un po’ il suo marchio di fabbrica mentre a gusto mio non ho trovato piacere nelle scene casalinghe tra Moretti e la Degli Esposti. Nota di merito anche per il padre di Moretti (che fa il produttore), sempre molto naturale davanti alla cinepresa.
Cosa può interessare di questo film a un bracciante lucano, un pastore abruzzese, una casalinga di Treviso? 
In questo film, in nuce a mio avviso, ci sono le prima avvisaglie di quei cambiamenti che porteranno ai successivi capolavori (da “Bianca” e “la messa è finita”, in avanti) ravvisando al suo interno comunque molte cifre stilistiche e di petica consolidate quali (a mero titolo esemplificativo): il sessantottino disilluso, il rimuginare ad libitum, l’inaridimento della fase creativa, la differenza tra sogno (per i c.d. desiderata) e realtà (sempre più frustrante, con muove ulteriori disillusioni), il gusto dolce amaro delle cose perdute, il tentativo di fuga invano dal presente…
…ottimo, anche negli extra come tutta la collana morettiana, il dvd Warner:
