Due interessanti rassegne si terranno in parallelo al cinema Trevi di Roma dal 9 al 17 ottobre 2007, una dedicata allo Spaghetti Western e l’altra a Pasquale Squitieri
…E continuavano a chiamarli spaghetti-western
da martedì 9 ottobre a mercoledì 17 ottobre 2007
All’ultima Mostra del Cinema di Venezia è stata presentata un’importante rassegna dedicata a uno dei generi di maggiore successo e fortuna nella storia del cinema italiano: il western all’italiana. L’imprimatur definitivo e internazionale è stato dato da uno dei registi più originali e più osannati Quentin Tarantino: «Se non ci fosse stato Sergio Leone e lo spaghetti western il cinema moderno, compreso quello americano, oggi non sarebbe lo stesso. Non ci sarebbero i vari Franco Nero e Giuliano Gemma, ma neanche i Clint Eastwood, i Sam Peckinpah, i Lee Van Cleef e i Walter Hill; per non parlare di Ennio Morricone». Così ha dichiarato Quentin Tarantino spiegando il suo entusiasmo per un genere tutto italiano che ha saputo conquistare il mondo. La retrospettiva alla Mostra del Cinema di Venezia, alla quale la Cineteca Nazionale ha collaborato attivamente, è nata – per citare le parole di Manlio Gomarasca, curatore della manifestazione insieme a Marco Giusti – come «“tributo dovuto” a un genere (forse l’unico, almeno nel nostro Paese) che pur mutuato (inevitabilmente) da origini (e mitologie) americane ha saputo trasformare e “migliorare” gli stereotipi e i motivi cardine del genere stesso in qualcosa di estremamente nuovo e incredibilmente moderno». …E continuavano chiamarli spaghetti western è da una parte una rassegna dedicata soprattutto a chi non ha avuto la fortuna di essere a Venezia e assistere sul grande schermo a piccole chicche e a grandi capolavori, dall’altra vuole essere una sorta di compendio con alcuni “oggetti smarriti e di culto” (ad esempio Tre pistole contro Cesare) per le ovvie esclusioni dovute a motivi di spazio della retrospettiva veneziana. Prima di ogni film, come nell’antica tradizione del bel tempo che fu, si potranno vedere i trailers, selezionati e curati per questa retrospettiva da Graziano Marraffa, Presidente dell’Archivio Storico del Cinema Italiano. Una tavola rotonda darà infine modo d’incontrare alcuni protagonisti dell’epoca insieme alla presentazione del volume Dizionario del western all’italiana (Oscar Mondadori) di Marco Giusti, opera imprescindibile nel rievocare l’avvincente stagione del western all’italiana e riscoprire pellicole ingiustamente dimenticate.
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
da martedì 9 ottobre a mercoledì 17 ottobre 2007
Azione. Movimento. Dinamismo. Tre termini per definire l’estetica del cinema di Pasquale Squitieri. Impegno e denuncia civile. Due parole per sintetizzare l’etica dei suoi film. Procuratore legale, giornalista pubblicista, studioso di diritto penale e sociologia criminale, Squitieri sceglie la via del teatro ed esordisce come attore per la regia di Francesco Rosi (1963) e come autore (La battaglia, Spoleto 1968). Debutta nel cinema con un film prodotto da Vittorio De Sica, Io e Dio (1969), opera polemica e di denuncia civile che anticipa le tematiche dei suoi film successivi. Come altri autori, si lascia coinvolgere dalla sfida linguistica del “western all’italiana” lanciata da Sergio Leone, con due pellicole di pregevole fattura (Django sfida Sartana, 1969, e La vendetta è un piatto che si serve freddo, 1971) firmandole con lo pseudonimo William Redford. Da Camorra (1972) in poi Squitieri racconta una storia italiana “scomoda”, clandestina, che molti non vorrebbero vedere né ascoltare. Come le organizzazioni criminali all’ombra della politica (L’ambizioso, 1975; Corleone, 1978), il pentitismo (Il pentito, 1985), la droga (La musica nelle vene, 1972; Atto di dolore, 1991, film adottato in tutte le scuole superiori di Francia), il terrorismo (Gli invisibili, 1988; Corsica!, 1990), le “morti bianche” (L’avvocato De Gregorio, 2003), l’immigrazione (Razza selvaggia, 1980; Il colore dell’odio, 1987). Altro percorso tematico caro a Squitieri è quello storico-politico ben rappresentato da film di successo (I guappi, 1973; Il prefetto di ferro, 1977; Claretta, 1984; Russicum, 1990; Stupor Mundi, 1998; Li chiamarono Briganti!, 2000). Dalla sua ricca filmografia si evince che Pasquale Squitieri è un autore più unico che raro: perfetta conoscenza del linguaggio e dei tempi cinematografici, coraggio nello scegliere e trattare soggetti scottanti, autorialità nell’attraversare generi differenti rispettando sempre le regole dello spettacolo.
Programma:
martedì 9
ore 17.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
100.000 dollari per Ringo (1966)
Regia: Alberto De Martino; soggetto e sceneggiatura: A. De Martino, Giovanni Simonelli, Vincenzo Flamini, Alfonso Balcazar; fotografia: Federico G. Larraya; musica: Bruno Nicolai; montaggio: Teresa Alcozar; interpreti: Richard Harrison, Fernando Sancho, Gérard Tichy, Lee Burton [Guido Lollobrigida], John Barracuda [Massimo Serato], Eleonora Bianchi; origine: Spagna/Italia; produzione: Fida Cinematografica, Producciones Cinematograficas Balcázar; durata: 88’
Ringo è un eroe al servizio dei deboli e degli oppressi. Scopre che gli assassini della mamma di un ragazzino sono tre sadici banditi: i fratelli Challey. Come nella tradizione leoniana di Per un pugno di dollari, Ringo li mette l’uno contro l’altro. «Primo Ringo dopo quello ufficiale di Giuliano Gemma. E primo film di Alberto De Martino per la Fida di Edmondo Amati. “L’incasso reale”, ricorda De Martino, “è stato di un miliardo e trentasei milioni, rivalutato al 1993 fanno 42 miliardi e 229 milioni. Un successo grosso. Anche se allora i film incassavano”. Il film uscì trionfalmente anche a Tokyo in versione doppiata in giapponese nei circuiti Daiei» (Giusti).
ore 18.30
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
I guappi (1973)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: Ugo Pirro, P. Squitieri, Michele Prisco; sceneggiatura: U. Pirro, P. Squitieri; fotografia: Eugenio Bentivoglio; musica: Gigi e Franco Campanino; montaggio: Mario Morra; interpreti: Claudia Cardinale, Franco Nero, Fabio Testi, Lina Polito, Raymond Pellegrin, Rita Forzano; origine: Italia; produzione: Documento Film; durata: 130’
«Nicola, trovatello nella Napoli dell’ultimo Ottocento, diventa primo picciotto onorato e poi avvocato, grazie all’aiuto di un potente camorrista. Ma non sta alle regole dell’onorata società. Lo eliminano. Melodramma incandescente: amore e morte, miseria e nobiltà, buoni e cattivi, spettacolo e denuncia civile. Sulla sceneggiatura di U. Pirro e M. Prisco, P. Squitieri governa la materia con piglio robusto e molto colore» (Morandini).
«Ancora una volta la sorpresa viene dal cinema italiano. Un giovane regista, Squitieri, calca le orme di Visconti» (De Baroncelli, «Le Monde»).
«Il miglior film politico italiano degli ultimi anni» (Welton, «New York Times»).
«Un melodramma all’altezza di Visconti» (Ciment, «Positif»).
ore 20.45
Incontro con Pasquale Squitieri, Claudia Cardinale, Maurizio Cabona e Sergio Toffetti
a seguire
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Claretta (1984)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: P. Squitieri; sceneggiatura: P. Squitieri, Arrigo Petacco; fotografia: Eugenio Bentivoglio; musica: Gerard Schurmann; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: Claudia Cardinale, Caterina Boratto, Catherine Spaak, Giuliano Gemma, Philippe Lemaire, Nancy Brilli; origine: Italia; produzione: Trans World Film, RAI - Radiotelevisione Italiana; durata: 127’
Una giornalista intende ricostruire la relazione tra Claretta Petacci e Mussolini fino alla loro uccisione. Per farlo intervista la sorella di Claretta, Miriam. In concorso alla Mostra di Venezia, il film scatena una tempesta di polemiche. Squitieri ricorda: «Le polemiche furono scatenate dal poeta sovietico Evtushenko che, completamente ubriaco, in piena notte, nella hall dell’Excelsior si mise a sbraitare accusando il film di fascismo. A lui si unirono Gunther Grass e Rafael Alberti dimenticando sia d’essere membri della giuria, che non aveva ancora espresso alcun verdetto, sia di non poter esprimere giudizi politici, ma solo artistici. La stampa ci sguazzò per quasi un anno. Io fui definito “il vincitore immorale” della Mostra da Cosulich che, membro della commissione, aveva selezionato il film tra quelli in concorso. Giorgio Bocca accusò di fascismo i tre giurati. Kezich mi aggredì dichiarando che Grass era un «vecchio militante dell’antifascismo» (si scoprirà in seguito che aveva militato da volontario nelle Waffen SS). Aristarco, a sorpresa, accusò i giurati di «non saper leggere un film». Su tutti si erse Alberto Moravia su «L’Espresso»: «L’artista, fascista o antifascista, ha il diritto (e il dovere) di fare quello che più gli piace. Fare ciò che piace, almeno in arte, è garanzia di serietà”».
Ingresso gratuito
mercoledì 10
ore 17.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Io e Dio (1969)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; fotografia: Eugenio Bentivoglio; musica: Manuel De Sica; montaggio: Manlio Vianelli; interpreti: José Torres, Salvatore Billa, Sandra Palladino, Salvatore Puntillo, Anna Orso, Bernard Faber; origine: Italia; produzione: Vulgo Cinematografica, P.A.C.; durata: 81’
Don Paolo è un parroco di un villaggio montano del sud e viene accusato ingiustamente dal padre di avergli sedotto la figlia Anna. Il prete riesce a sottrarre Anna dai falsi esorcismi di una fattucchiera, portandola in salvo in montagna, inseguito dai paesani accecati dalla rabbia. «Solitamente datato 1970 e collocato, in molte filmografie, dopo Django sfida Sartana (che in effetti al P.R.C. risulta iscritto qualche tempo prima), in realtà è il film d’esordio di Squitieri» (Poppi-Pecorari).
ore 19.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Il grande duello (1972)
Regia: Giancarlo Santi; soggetto e sceneggiatura: Ernesto Gastaldi [e Alberto Kantoff; fotografia: Mario Vulpiani; musica: Sergio Bardotti e Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Lee Van Cleef, Peter O’Brien [Alberto Dentice], Marc Mazza, Jess Hahn, Horst Frank, Klaus Grünberg; origine: Italia/Germania/Francia; produzione: Mount Street, Corona Film, Terra Filmkunst, Societé Nouvelle de Cinéma; durata: 95’
Film d’ascendenza leoniana (Santi era stato aiuto regista di Leone e doveva dirigire Giù la testa), interpretato dalla star Lee Van Cleef e da Alberto Dentice, futuro giornalista dell’«Espresso». «Uno sceriffo crudele, violento, inesorabile, in una storia che non vi darà un attimo di tregua» (frase di lancio). Gli originalissimi titoli di testa, che scorrono orizzontalmente da sinistra a destra, saranno ripresi da altri registi e la composizione iniziale di Bacalov (che nei titoli di testa del film appare solo come direttore musicale, mentre in realtà compose la musica, arrangiata da Bardotti) sarà utilizzata da Tarantino nell’episodio animato di Kill Bill vol. 1.
ore 21.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Ognuno per sé (1968)
Regia: Giorgio Capitani; soggetto e sceneggiatura: F. Di Leo, Augusto Caminito; fotografia: Sergio D’Offizi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Renato Cinquini; interpreti: Van Heflin, Gilbert Roland, Klaus Kinski, George Hilton, Sarah Ross [Sonia Roma], Rick Boyd [Federico Boido]; origine: Italia/Germania; produzione: P.C.M., Eichberg Film; durata: 105’
Liberamente ispirato a Il tesoro della Sierra Madre di John Huston, il film è incentrato sull’impossibilità di fidarsi realmente di qualcuno. La cornice del western, la ricerca dell’oro come soggetto diventano dei pretesti per raccontare gli sguardi, i cenni, frammenti di un’umanità pronta ora a tradirsi, ora a illudersi, ora a legarsi morbosamente. «Il miglior film di Giorgio Capitani, oltre che il suo unico western. Scritto da Fernando Di Leo e Augusto Caminito. “Giorgio Capitani aveva tra le mani una sceneggiatura talmente bella […]. È lì che incominciai a ficcare elementi di psicanalisi, odio tra fratelli […], insomma cercai di imbottirli un po’ culturalmente” (Di Leo). Nelle intenzioni di Di Leo si sarebbe dovuto chiamare Ognuno per sé (e Dio per nessuno)» (Giusti).
Si ringrazia Lanterna Film
giovedì 11
ore 17.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
L’arma (1977)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; fotografia: Giulio Albonico; musica: Tullio De Piscopo; interpreti: Stefano Satta Flores, Claudia Cardinale, Benedetta Fantoli, Clara Colosimo, Dario Ghirardi, Pino Morabito; origine: Italia; produzione: Maratea Film; durata: 94’
L’ingegnere Luigi non conduce una vita felice: accetta con rassegnazione i tradimenti della moglie e ha problemi di comunicazione con la figlia. Inoltre è costretto a muoversi in una società sempre più violenta e claustrofobica. Un giorno assiste all’assassinio di un giovane delinquente disarmato da parte di un poliziotto. Da quel momento la sua vita non sarà più lo stessa.
ore 18.45
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Atto di dolore (1991)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: P. Squitieri, Sergio Bianchi; sceneggiatura: P. Squitieri, S. Bianchi, Nanni Balestrini; fotografia: Romano Albani; musica: Gioacchino Rossini; montaggio: Fiorenza Muller; interpreti: Claudia Cardinale, Karl Zinny, Giulia Boschi, Bruno Cremer, Ferruccio De Ceresa, Memè Perlini; origine: Italia/Francia; produzione: Istituto Luce - Italnoleggio Cinematografico, Vidi, Rai - Radiotelevisione Italiana, Cinémax; durata: 106’
Elena è una vedova che conduce una vita dignitosa, dividendosi tra lavoro e figli. Un giorno però scopre che il figlio sedicenne è drogato. Per cercare di salvarlo, la donna si sottopone a ogni genere di sacrificio. «Con questo film l’autore torna alla sua più autentica vocazione drammatica, perfino liberata di quei turgori che avevano caratterizzato, in positivo, la parte più originale del suo cinema; al quale aggiunge ora il contributo probabilmente migliore dai tempi di Corleone; Squitieri stavolta pone i suoi toni aspri e il suo machete stilistico al servizio di una rappresentazione oggettiva e quasi diaristica ferocemente drammatica eppure misurata, senza eccessi, neppure nei paesaggi risolutivi, o in quelli necessariamente più gridati» (Trionfera). «Claudia Cardinale si impone con una maschera tragica in cui gli impeti si accompagnano allo strazio: con felicissima misura» (Rondi).
ore 20.45
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Tavola rotonda moderata da Marco Giusti con Mario Caiano, Giorgio Capitani, Alberto De Martino, Nicola Di Gioia, Gianni Garko, Roberto Girometti, Romolo Guerrieri, Robert Hundar, Gianfranco Pannone, Gianfranco Parolini, Franco Rossetti, Giancarlo Santi, Franco Villa
a seguire
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
L’America a Roma (1998)
Regia: Gianfranco Pannone; soggetto e sceneggiatura: G. Pannone, Marco Fiumara; fotografia: Tarek Ben Abdallah; musica: Alessandro Molinari; montaggio Babak Karimi; interpreti: William Bogart [Guglielmo Spoletini], Ray O’Connor [Remo Capitani], Jim Martin [Luigi Marturano], Paul Carter [Paolo Magalotti], Victor Man [Mauro Mammatrizio], Ken Wood [Giovanni Cianfraglia]; origine: Italia; produzione: Mario Mazzarotto e Gianfranco Pannone per Rai, Intel Film e Effetto Notte; durata: 78’
Gianfranco Pannone vuole realizzare un omaggio a uno dei generi italiani di maggior successo: il western all’italiana. Accetta l’invito con entusiasmo Guglielmo Spoletini, alias William Bogart, attore e stuntman di tanti “spaghetti western”, portando in pellegrinaggio il regista sui luoghi dove sono stati girati molti di questi film: villaggi e fattorie che non esistono più. Attraverso la rivisitazione degli “Spaghetti western” Pannone prova a trovare un nesso tra le vite difficili dei borgatari romani negli anni Sessanta e i messicani protagonisti dei film d’ispirazione sessantottina. La passione e la nostalgia di Spoletini ricreano un’America cinefila, luogo di fantasia e di grandi sperimentazioni visive, costituito da saloon polverosi, facce sporche e sudate, sigari mezzi spenti. In un’osteria si ritrovano molti testimoni dell’epoca. Il film vuole essere anche un omaggio a tutti gli stuntman che hanno contribuito a realizzare lo spaghetti western.
Ingresso gratuito
venerdì 12
ore 17.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Tre pistole contro Cesare (1967)
Regia: Enzo Peri; soggetto: Carmine Bologna; sceneggiatura: E. Peri, Dean Craig [Piero Regnoli]; fotografia: Otello Martelli; musica: Marcello Giombini; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Thomas Hunter, James Shigeta, Enrico Maria Salerno, Nadir Moretti, Gianna Serra, Delia Boccardo; origine: Italia/Algeria; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, Dear Film, Casbah Film; durata: 87’
«Delirante western italo-algerino con Enrico Maria Salerno che si esibisce come Giulio Cesare Fuller (in onore di Sam?), un pazzo vestito da antico romano che vive in un palazzo tra concubine e uomini vestiti di nero, in lotta con tre fratellastri buoni che vogliono l’oro della miniera ereditato da mammà» (Giusti). «Lo aveva scritto Dean Craig, cioè Piero Regnoli, ma l’idea di questo pazzo che si crede Cesare in pieno deserto, che ha un harem e usa un professore di storia per farsi leggere la storia romana era mia» (Peri). Il film fu girato in Algeria, dove c’erano dei bellissimi canyon, perché De Laurentiis doveva produrre lì Lo straniero di Visconti, sempre in coproduzione con la Casbah Film (che aveva prodotto La battaglia d’Algeri). Enzo Peri si dedicherà in seguito alla produzione.
ore 19.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Matalo! (1970)
Regia: Cesare Canevari; soggetto e sceneggiatura: Mino Roli, Nico Ducci, Eduardo M. Boschero; fotografia: Julio Ortas; musica: Mario Migliardi; montaggio: C. Canevari; interprete: Lou Castel, Corrado Pani, Antonio Salines, Luis Dávila, Claudia Gravì, Anna Maria Noe; origine: Italia/Spagna; produzione: Rofima Cinematografica, Coopercines; durata: 94’
«Uno dei più curiosi western mai girati, assolutamente anomalo già alla sua uscita. Qualcuno ha scritto che “è come guardare un film di John Ford sotto acido”. Del resto, cosa si voleva da un maccheroni western prodotto a Milano e girato in Spagna con un cast così bizzarro? […] Il cast era assurdo, Corrado Pani al suo primo, e unico spaghetti, Lou Castel, invece, al suo ultimo ruolo, quello dello straniero. Dice che lo fece perché gli sembrava interessante adoperare il boomerang nel West al posto delle pistole. […] I piatti forti, però, erano la città fantasma, i silenzi, una costruzione visiva assolutamente originale, un genere alla sua fine che mostra un momento fiammeggiante, bravi attori buttati in duelli senza senso, come quello pistole contro boomerang! […] La musica di Mario Mingardi, come qualcuno ha scritto, è un mix di Jimi Hendrix e Luciano Berio» (Giusti).
Per gentile concessione di Mediaset - ingresso gratuito
ore 21.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Gli invisibili (1988)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Nanni Balestrini (elaborato da P. Squitieri e Sergio Bianchi); sceneggiatura: N. Balestrini, Italo Moscati, P. Squitieri; fotografia: Giuseppe Tinelli; musica: Renato Serio; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: Alfredo Rotella, Giulia Fossà, Igor Zalewsky, Victor Cavallo, Lorenzo Piani, Paola Rinaldi; origine: Italia; produzione: Vidi Produzione; durata: 100’
Inizi anni ’80. Un giovane estremista di sinistra, che ha rifiutato la lotta armata, è arrestato ed è costretto a subire le pene e i tormenti del carcere speciale. Instaura un’amicizia con un “professore” e discute coi compagni di prigionia intorno alle scelte politiche intraprese. Ma una rivolta all’interno del carcere aggraverà la sua condizione di prigioniero politico. «Primo film italiano che ripercorra il destino dei giovani disarmati del Movimento del ’77, rimasti schiacciati fra terrorismo e repressione, rimossi dalla storia sociale italiana, cancellati dalla memoria sino all’invisibilità: è tratto da quel bellissimo romanzo omonimo di Nanni Balestrini […] che, insieme con Vogliamo tutto dello stesso autore […], rappresenta la sola testimonianza letteraria alta degli anni 1968-1980 così importanti e laceranti per l’Italia» (Tornabuoni).
sabato 13
ore 17.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Amore piombo e furore (1978)
Regia: Antonio Brandt e non accreditato Monte Hellman; soggetto: Ennio De Concini; sceneggiatura: E. De Concini, Vicente Escrivà Sogliano; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Pino Donaggio; montaggio: Cesare D’Amico; interpreti: Fabio Testi, Warren Oates, Jenny Agutter, Sam Peckinpah, Isabel Mestres, Gianrico Tondelli; origine: Spagna/Italia; produzione: Aspa Producciónes Cinematográficas, Compagnia Europea Cinematografica; durata: 98’
«L’incontro tra il grande regista americano di culto Monte Hellman e lo spaghetti western. […]. Recentemente, in un incontro a lui dedicato a Torella dei Lombardi, proprio il regista ha raccontato la genesi del film. “Dopo aver fatto film abbastanza crudi volevo fare un western più tradizionale”. Ma non ha parlato di tagli. […]. Nel bene e nel male, questo spaghetti western che vanta la firma, almeno all’estero, di Hellman, […] è come lo girò il regista e non come, secondo molte critiche del tempo, lo vollero i produttori. […] Il problema nacque perché sui titoli italiani, e spagnoli, non compare la regia di Hellman, ma dell’aiuto regista Antonio Brandt […]. Resta comunque uno degli spaghetti western più bizzarri mai girati e una vera occasione per il nostro cinema e per Fabio Testi» (Giusti).
ore 19.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Il prefetto di ferro (1977)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: dal libro omonimo di Arrigo Petacco; trattamento: Ugo Pirro, A. Petacco; sceneggiatura: A. Petacco, P. Squitieri; fotografia: Silvano Ippoliti; musica: Ennio Morricone; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giuliano Gemma, Claudia Cardinale, Stefano Satta Flores, Massimo Mollica, Rossella Rusconi, Rik Battaglia; origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 117’
«Nel 1925 il prefetto Cesare Mori è trasferito da Bologna a Palermo dove, grazie a poteri speciali, combatte il brigantaggio, braccio violento della mafia, con metodi spietati di antiguerriglia, ma non appena alza la mira verso i pezzi grossi viene nominato senatore. Promosso e rimosso. Caso raro di film italiano ad alto costo con eroe positivo, dai connotati (coraggio, energia, efficienza, integrità) tipici del cinema americano d’azione. È, infatti, un western siciliano più che un’indagine storica sulla mafia, vicino a Sergio Leone più che a Francesco Rosi. Le musiche di Morricone rafforzano l’effetto. Pur doppiato (da Giuseppe Rinaldi), Gemma dà il suo diploma d’attore. Dall’omonimo romanzo di Arrigio Petacco […], è probabilmente il miglior film di Squitieri, sicuramente il più riuscito» (Morandini).
ore 21.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Corleone (1978)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: liberamente ispirato a I complici: gli anni dell’antimafia di Orazio Barrese; sceneggiatura: O. Barrese, Massimo De Rita, Arduino Mauri, P. Squitieri; fotografia: Eugenio Bentivoglio; musica: Ennio Morricone; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: Giuliano Gemma, Claudia Cardinale, Stefano Satta Flores, Francisco Rabal, Orazio Orlando, Michele Placido; origine: Italia; produzione: Capital Film; durata: 120’
«Il film è una sorta di dossier sulla mafia che, nel giro di 20 anni, da siciliana diviene nazionale e internazionale, dall’ambiguo protezionismo sui contadini passa agli affari immobiliari, al traffico della droga, allo strapotere propiziato dalle corruzioni negli ambienti politici e finanziari, aggiungendo alla tradizionale criminalità i sequestri con forti ricatti e l’illegale espatrio di capitali. […] Come il male mafioso sembra prosperare nonostante il ripetersi delle sue denunce da parte dei “mass media”, così pare opportuno che il cinema insista nell’offrire alla coscienza del pubblico documenti su una piaga così grave e, per il momento, così coriacea. Camminando su di una strada nota, tenendo d’occhio i film propri e quelli di altri sulla medesima materia, il regista dimostra di trovarsi a proprio agio e propone un dramma di ampio respiro, ben registrato e giustamente terrificante» (Segnalazioni Cinematografiche).
domenica 14
ore 17.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Ehi amico… c’è Sabata, hai chiuso! (1969)
Regia: Gianfranco Parolini; soggetto e sceneggiatura: G. Parolini, Renato Izzo; fotografia: Sandro Mancori; musica: Marcello Giombini; montaggio: Edmondo Lozzi; interpreti: Lee Van Cleef, William Berger, Pedro Sanchez [Ignazio Spalla], Nick Jordan [Aldo Canti], Linda Veras, Franco Ressel; origine: Italia; produzione: P.E.A.; durata: 105’
«Il dopo Sartana di Parolini si chiama Sabata, ma anche Lee Van Cleef e, soprattutto, Alberto Grimaldi. […]. Per Sandro Mancori, direttore della fotografia abituale di Parolini, il film era bellissimo. “Grimaldi prese Parolini dopo aver visto il suo Sartana. Gianfranco è un po’ il rovescio della medaglia di Sergio Leone. Lui riesce con l’intelligenza a rovesciare le situazioni più violente. Io con Grimaldi avevo fatto l’operatore in una serie di piccoli western con Robert Hundar. Ormai aveva fatto i soldi con i film di Leone”. Grandi i titoli di testa, che scorrono mentre entra in scena Sabata e si accende un sigaro. Il titolo del film è scritto e recitato, come se fosse un video, mentre per la regia leggiamo “È un film di Frank Kramer”, con il nome di Frank Kramer scritto in rosso. Tutto il film è pieno di continue trovate, di regia, di fotografia, di montaggio, di musica, che sottolineano le invenzioni del regista» (Giusti).
ore 19.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
L’ambizioso (1974)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; collaborazione al soggetto: Carlo Rivolta; fotografia: Eugenio Bentivoglio; musica: Franco Campanino; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: Joe Dallessandro, Stefania Casini, Raymond Pellegrin, Benito Artesi, Mario De Luca, Ferdinando Murolo; origine: Italia; produzione: Laser Film; origine: Italia; durata: 110’
Insoddisfatto delle sue mansioni di semplice contrabbandiere e dopo essersi messo in contrasto con il camorrista Don Enrico, il giovane Aldo fugge da Napoli con destinazione Roma. Viene soccorso da una giovane commessa, Luciana, che s’innamora presto di lui. A poco a poco, Aldo riesce a costruire e a organizzare una sua propria banda e, quando si sente abbastanza forte da tener testa a Don Enrico, torna a Napoli.
ore 21.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Camorra (1972)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; fotografia: Giulio Albonico; musica: Manuel De Sica; montaggio: Daniele Alabiso; interpreti: Fabio Testi, Jean Seberg, Raymond Pellegrin, Lilla Brignone, Charles Vanel, Germana Carnacina; origine: Italia/Francia; produzione: Mondial Te.Fi - Televisione Film, Europa Film, Parafrance; durata: 114’
Scalata al potere da parte di Tonino, un giovane figlio di proletari napoletani, fidanzato con un’operaia, che ha la fortuna di essere benvoluto da un camorrista. Quando Tonino decide di entrare nell’organizzazione malavitosa, il suo unico scopo è raggiungere il potere, incurante di tutto, sentimenti compresi. Per Roberto Chiti: «Camorra ha una sua vigorosa, seppur rudimentale, presa spettacolare. […] La descrizione dell’ambiente e della malavita partenopea è stata resa dal regista con magistrale e centrata efficacia».
lunedì 15
chiuso
martedì 16
ore 17.00
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
Li chiamarono… i briganti (1999)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; fotografia: Sergio Melaranci; musica: Luigi Ceccarelli; montaggio: P. Squitieri, Fiorenza Muller; interpreti: Enrico Lo Verso, Roberta Armani, Branko Tesanovic, Giorgio Albertazzi, Claudia Cardinale, Ennio Coltorti; origine: Italia; produzione: Vidi; durata: 129’
Dopo il 1861, s’inaspriscono le leggi verso la Chiesa e verso i contadini, che cominciano a ribellarsi. Un ex garibaldino crea da un gruppo di sbandati, un piccolo esercito capace di tenere testa a un generale di ferro, inviato per sedare le rivolte e che ha imposto una terribile quanto impietosa legge marziale. «Ennio Flaiano, con una delle sue definizioni folgoranti, chiamò “southerns” i film che nel dopoguerra venivano girati sull’argomento del brigantaggio […]. A questa tradizione, che vanta registi quali Germi e Camerini, si riallaccia Pasquale Squitieri con un film interessante proprio perché fuori dal tempo» (Della Casa).
ore 19.15
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
10.000 dollari per un massacro (1967)
Regia: Romolo Guerrieri; soggetto e sceneggiatura: Franco Fogagnolo, Ernesto Gastaldi, Luciano Martino; collaborazione alla sceneggiatura: Sauro Scavolini; fotografia: Federico Zanni; musica: Nora Orlandi; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Gary Hudson [Gianni Garko], Loredana Nusciak, Claudio Camaso [Claudio Volonté], Adriana Ambesi, Pinuccio Ardia, Fidel Gonzales; origine: Italia; produzione: Zenith Cinematografica, Flora Film; durata: 93’
Sicuramente uno dei western all’italiana più romantici e più struggenti. Dei tre che ha diretto, è quello preferito da Romolo Guerrieri. «Ricordo che per la prima volta c’era un pistolero che piangeva, di fronte alla sua amata che trova morta nella diligenza. Gianni Garko, che era un ottimo attore, mi disse: “Ma come? Mi fai piangere?”. Invece era bello così» (Guerrieri). Gianni Garko, invece, ha l’intuizione della sciarpa bianca, per connotare meglio il suo personaggio, sciarpa che l’attore già indossava per Un uomo a metà di Vittorio De Seta. «Il mio personaggio portava anche un cappello da cowboy, ma non di quelli che erano entrati in voga grazie ai film di Sergio Leone: la calotta era più alta, più rotonda, la stoffa più morbida e aveva le falde piegate in un certo modo. Quindi, con la testa dritta, avevamo tutti un’aria più romantica» (Garko).
ore 21.00
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Django (1965)
Regia: Sergio Corbucci; soggetto: Franco Rossetti, S. Corbucci, Bruno Corbucci, sceneggiatura: S. Corbucci, F. Rossetti, Piero Vivarelli, José Gutiérrez Maesso, B. Corbucci; fotografia: Enzo Barboni; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Franco Nero, José Bodalo, Loredana Nusciak [Loredana Cappelletti], Eduardo Fajardo, Luciano Rossi, Angel Alvarez; origine: Italia/Spagna; produzione: Brc Produzione Film, Tecisa Film; durata: 94’
«“Mi ero messo a farlo alla mia maniera […] con crudeltà, esagerazione, fango, schifezze, morti a raffica… per contrappormi a Leone che propendeva per una linea solare, fatta di sabbia e di sole. Mi ero ispirato un po’ alla linea giapponese, ai film di Akira Kurosawa…”. Django è un reduce della Guerra Civile e arriva trascinandosi una misteriosa bara (“La bara porta bene, mi diceva Totò” commentava Corbucci) in una città divisa tra due bande rivali lungo il confine tra Messico e Stati Uniti» (Giusti). Un film che ha fatto epoca cambiando il corso del western all’italiana.
Per gentile concessione della Surf Film - ingresso gratuito
mercoledì 17
ore 16.30
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
The Bounty Killer (1966)
Regia: Eugene Martin [Eugenio Martín]; soggetto: dal racconto The Law and Jake Wade di Marvin H. Albert; sceneggiatura: E. Martin, James Donald Prindle, José Gutiérrez Maesso; fotografia: Enzo Barboni; musica: Stelvio Cipriani; montaggio: Lisa Radicchi Levi; interpreti: Tomas Milian, Richard Wyler, Mario Brega, Ella Karin [Halina Zalewska], Hugo Blanco, Manuel Zarzo; origine: Spagna/Italia; produzione: Tecisa, Discobolo Film; durata: 95’
Il bandito José Gomez è evaso grazie all’aiuto della bella Eden. Il celebre bounty killer Luke Chilson gli dà la caccia, nascondendosi nel villaggio natale del bandito, convinto che José ritornerà prima o poi lì. E infatti la strategia di Chilson risulta vincente e con uno stratagemma riesce ad avere la meglio ma… «Primo, bellissimo spaghetti western di Tomas Milian diretto dall’interessante Eugenio Martìn, che aveva fatto esperienza come aiuto di Nicholas Ray, Guy Hamilton, Michael Anderson in Almería, e aveva poi diretto il curioso Hypnosis, molto apprezzato dalla critica spagnola. Infatti è anche il primo western prodotto in Spagna a ricevere il sovvenzionamento statale di “interesse artistico”» (Giusti).
Per gentile concessione della Compass Film - ingresso gratuito
ore 18.15
Pasquale Squitieri, un regista bruciante
L’avvocato De Gregorio (2003)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto e sceneggiatura: P. Squitieri; fotografia: Giuseppe Tinelli; musica: Luigi Ceccarelli; montaggio: Gianluca Quartu; interpreti: Giorgio Albertazzi, Ciro Capano, Anna Tognetti, Gabriele Ferzetti, Peppe De Rosa, Massimo De Matteo; origine: Italia; produzione: Cosmopoli Corporation, Rai Cinemafiction; durata: 107’
«Ruolo maiuscolo per Giorgio Albertazzi diretto da Pasquale Squitieri, un regista che con le maiuscole va a nozze. L’avvocato De Gregorio è un relitto del Foro napoletano che risale la china battendosi ostinatamente per far luce su un oscuro incidente sul lavoro. Grandangoli, dettagli sgradevoli, tirate all’antica: Squitieri non si nega nulla. Ma l’impeto e l’urgenza di questa requisitoria populista testimoniano un disagio e una ribellione insoliti» (Ferzetti). «Un avvocato che rimarrà immortale: De Gregorio-Albertazzi» (Caroli, «Corriere della Sera»).
ore 20.15
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
El Desperado (1967)
Regia: Franco Rossetti; soggetto: Ugo Guerra, F. Rossetti; sceneggiatura: U. Guerra, F. Rossetti, Vincenzo Cerami; fotografia: Angelo Filippini; musica: Gianni Ferrio; montaggio: Antonietta Zita; interpreti: Andrea Giordana, Rosemary Dexter, Dana Ghia, Franco Giornelli, Aldo Berti, Giovanni Petrucci; origine: Italia; produzione: Elio Scardamaglia, Daiano Film; durata: 102’
Film amatissimo da Tarantino, diretto dallo sceneggiatore di Django Franco Rossetti, ex allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia, e interpretato dall’astro nascente Andrea Giordana, reduce dal successo televisivo de Il conte di Montecristo. «Nell’immensità del West un uomo contro tutti. Atroci violenze e inaudite maledizioni pesano su una terra e su una gente» (frase di lancio). Western barocco, girato in Almeria e alle Cave della Magliana, che riprende da Django l’idea dell’eroe ricoperto di fango («Alzandosi dalla poltrona è meglio controllare che qualche schizzo non sia finito anche sul nostro vestito», «Film mese»).
ore 22.15
… E continuavano a chiamarli spaghetti-western
Bandidos (1967)
Regia: Max Dillman [Massimo Dallamano]; soggetto: Luis Laso Moreno, Juan Cobos Sainz; sceneggiatura: Romano Migliorini, Giambattista Mussetto, J. Cobos Sainz; fotografia: Emilio Foriscot; musica: Egisto Macchi; montaggio: Gian Maria Messeri; interpreti: Enrico Maria Salerno, Terry Jenkins, María Martín, Marco Guglielmi, Cris Huerta, Venantino Venantini; origine: Italia/Spagna; produzione: Epic Film, Hesperia Film; durata: 95’
«Bellissima opera prima di Massimo Dallamano, direttore della fotografia di gran talento responsabile anche dei due primi spaghetti di Sergio Leone. […] Rivisto oggi, il film ha ancora il suo fascino, anche se allora colpiva moltissimo proprio per la fotografia dei tramonti e per la cupa interpretazione di Salerno, pistolero impotente [storpiato nell’uso delle mani] di fronte alla violenza altrui» (Giusti). Enrico Maria Salerno dichiarò che per interpretare questo ruolo si fece allenare da Giuliano Gemma.