Finalmente ho recuperato questo film in DVD. Visto ieri sera: qualità audio/video eccellente.
Premessa: chi scrive è, da tempo, un grande appassionato di Star Trek, uno che quando ne scoprì l’esistenza in TV nel 1980 se ne innamorò subito. M’innamorai soprattutto della meravigliosa creatura partorita da quel visionario ex-pilota d’aviazione che risponde(va) al nome di Gene Roddenberry, una serie di telefilm giunta in Italia a distanza di circa 13 anni dalla sua messa in onda negli USA, che, puntata dopo puntata, affrontava tramite l’utilizzo allegorico dell’equipaggio e di tanti personaggi fantasiosi a bordo di un’astronave lanciata in un viaggio interplanetario della durata di cinque anni, tematiche a sfondo sociale/psicologico/politico, ma anche temi (per l’epoca) considerati di stretta attualità. Impossibile elencare i numerosi spunti di profonda riflessione (non esagero) che questa serie – alludo sempre alla TOS, ovviamente – mi ha regalato. Non vado oltre.
Circa il film di Abrams, posso solo dire che si tratta di una libera interpretazione di, praticamente, un unico aspetto di Star Trek: la spettacolarità. La conferma arriva anche dalle parole dei creatori di questo lungometraggio: un film ricco di citazioni per gli appassionati ma pensato quasi esclusivamente per il giovane pubblico degli anni 2000, abituato ormai a un tipo di narrazione iper-veloce, ricca di mirabolanti effetti speciali e alti tassi di adrenalina.
A mio avviso, sconcertante la nuova versione degli eroi della TOS, tutti ridotti a poco più che macchiette, costantemente sopra le righe, completamente spogliati della dignità che li contraddistingueva in ogni occasione, dalla più drammatica alla più brillante.
Primo Ufficiale scientifico Spock - un personaggio particolarmente complesso che è sempre stato il vero solista della TOS, il personaggio principale, vederlo slinguazzare con Uhura sulla pedana del “teletrasporto” è stato uno shock non indifferente. Spock non rappresenta solo la figura emblematica del “diverso” ma funge anche da vessillo di un ancora più emblematico “nuovo”, qualcosa di “altro” che si stacca nettamente dalla grettezza WASP assolutamente priva di dubbi che costituiva il pensiero piccolo-borghese e auto-celebrativo del cittadino statunitense della fine degli anni '60, gli anni di Martin Luther King (egli stesso fan dichiarato della serie), della rivoluzione sessuale, della voglia di libertà urlata a squarciagola dai miti del rock. Abrams e Orci lo immaginano semplicemente come un adolescente complessato e pieno di dubbi, tutto rivolto verso sé stesso e non più l’occhio imparziale che osserva e critica - in bene e in male – il genere umano.
Capitano James Tiberius Kirk – gli autori lo propongono come un teppistello, un “ragazzo-difficile”, eternamente insoddisfatto e sempre alla ricerca di emozioni forti. Incline alle sbronze, rissoso, più che di un dongiovanni, fa la figura del borioso grezzone provincialotto che fischia a ogni ragazza che gli passa a un metro di distanza. Io vedo e non approvo e ripenso all’immagine del Kirk ideato da Roddenberry e sviluppato grazie anche all’apporto dei tanti autori che collaborarono alla TOS, il Jim Kirk rappresentate un aspetto dell’umanità, l’umanità eroica, generosa, fragile, a volte anche sbruffona e supponente ma sempre pronta ad imparare dai proprii errori e migliorarsi.
Superfluo soffermarsi sugli altri personaggi: McCoy, Checov e Scott praticamente un trio comico. Uhura bellissima ma insignificante, totalmente priva di carisma, inserita in un contesto in cui non c’è più la possibilità di liberare tutta la potenza destabilizzante del personaggio in sé: la prima donna afro-americana sul ponte di comando di una nave stellare, un ufficiale che impartisce ordini, che riveste un ruolo ben preciso ed è dannatamente brava in quello che fa. Zoe Saldana, invece, fa regredire (non per sue colpe, naturalmente, è pure una brava attrice) il personaggio di Uhura a semplice fidanzatina del boss! Leonard Nimoy riveste i panni di Spock, pare, per l’ultima volta; forse il momento più bello del film è proprio il dialogo faccia a faccia con il giovane Spock dell’universo parallelo: chiarissimo l’invito a prendere la vita con più filosofia e meno logica, accettando la metà umana che lo compone. Al classico saluto vulcan un affettuoso “Good Luck!” sostituisce il solenne “Live Long and Prosper!”…
Ma non basta. Star Trek è ormai un’idea stagnante, il classico limone spremuto a tutta forza e in tutti i modi per decine di anni e questa interpretazione in puro Star Wars style della TOS appare fuori-luogo dato che, come gia detto, il contesto storico attuale è completamente mutato rispetto a quello in cui i protagonisti della mitica serie televisiva vennero ideati, per la quale assolvono alla grande il loro compito ancora oggi. Sarebbe stato più…logico (!) inventare nuovi protagonisti di sana pianta. Invece no.
Star Trek di JJ Abrams è sicuramente un film spettacolare, divertente, ben girato, ma somiglia più ad un videogioco e meno a un lungometraggio serio.