Submarino (Thomas Vinterberg, 2010)

Nel gergo carcerario ‘submarino’ è una pratica che consiste nel mettere a testa in giù una vittima con il capo immerso in un recipiente pieno di piscio e merda. Con questo titolo Vinterberg intende realizzare una metafora sulla vita dei due protagonisti, un’esistenza densa di brutture e fallimenti che dall’infanzia li accompagnerà fino all’età adulta.
Film bellissimo nella sua terribile messa in scena, si comincia con un flashback tremendo con una scena da far gelare il sangue, poi il racconto prosegue su due linee narrative che tendono a sfiorarsi senza ma scontrarsi, una scelta registica molto azzeccata e funzionale. Per la cronaca i due protagonisti sono due fratelli che per una serie di dolorose circostanze si ritrovano a dover fronteggiare i loro fallimenti.

Cinema della disperazione che non lascia alcuno spiraglio di speranza, vivere nella merda e non essere in grado di rialzarsi. Tutto dentro una pellicola dai toni gelidi e sostenuta da due attori in parte anche dal punto di vista fisico ed un paio di scarti sociali che tendono ad allargare il già tragico quadretto urbano.

Bello e devastante.

Purtroppo inedito in Italia nonostante si parli di Vinterberg, bene o male non è un autore proprio sconosciuto.

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Lo ricordo anch’io come molto buono, tra i migliori film di un regista altalenante.