Sun of eject aka The son with the missing corner (Fu-Ti Lin, 1990)

FILM COMPLETO:
https://youtu.be/y3jKx2L2_GM

Un altro di quegli oggetti misteriosi taiwanesi che sfuggono all’anagrafe ufficiale del cinema di imdb. Quantomeno io non l’ho trovato…

Un film particolarissimo, che parla di disabilità ed emancipazione, temi non certo facili da approcciare per una cinematografia popolare e tendenzialmente povera (a livello di risorse economiche) come quella di taiwan. Chiaro che quello che stai producendo non sarà mai un blockbuster al botteghino, eppure i soldi qualcuno ce li ha investiti lo stesso…

Il film si apre con quest’uomo disabile che si trascina faticosamente lungo una strada di notte. Poi arriva in una sorta di sala convegni, sale sul palco ed inizia a raccontare la sua storia.
Scopriamo che il suo passato è stato molto duro: era un bambino poliomielitico nato in una famiglia di contadini ignoranti e poveri, gente di campagna ruvida e dura. Il bimbo aveva delle deformazioni agli arti che non gli consentivano di camminare; dapprima il padre vorrebbe lasciarlo morire, ma egli sopravvive. Poi lo vuole segregare in casa perché si vergogna di lui, ma il bambino è molto intelligente e vuole andare a scuola. Per farlo scappa di casa, spostandosi trascinando a forza di braccia una tinozza nella quale tiene ripiegata la gamba che non riesce a muovere…
Inizia così una storia personale di difficoltà, fatica, solitudine e bastonate ricevute a iosa dalla vita.
La cosa che colpisce di più è vedere come all’epoca la disabilità era vissuta e percepita a livello sociale, come non ci fosse nella taiwan dell’epoca nessun welfare, nessuna politica di inclusione, come il disabile fosse abbandonato a sé stesso, peso morto a carico della famiglia, sempre se essa intendeva prendersene cura. Generalmente la sua situazione gli viene rimproverata dalle persone a lui vicine, che lo trattano con violenza, derisione e colpevolizzazione.
Anche quando il protagonista, arrivato a Taipei, diventa un cantante famoso, è incredibile vedere come non esistano in quel paese degli strumenti che possano aiutarlo a muoversi e spostarsi: se si deve spostare in autonomia si trascina in giro appeso ad uno sgabello che sposta difficoltosamente a forza di braccia, non esistono le sedie a rotelle; altrimenti deve sperare nella buona volontà della gente che se lo carica sulle spalle come un sacco di patate.
La prima metà film è intrigante e mostra tutte queste difficoltà di essere disabile in un paese povero che ha ben altri problemi a cui pensare che alla tutela dei diversamente abili; la seconda parte diventa più standardizzata, con grande spazio a una storia d’amore impossibile e alle immancabili canzoni performate live su palcoscenici che tanto piacciono al cinema popolare di Taiwan.
Tutto sommato resta comunque un film particolare a cui vale la pena di dare un occhiata.

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