The Burning Plain

Vittime di una delle discordie piu durature del mondo del cinema Arriaga e Inarritu divorziano dopo diversi film scritti dal primo e girati dall’altro: sembra fossero perennemente in conflitto su quale fosse l’essenza di un film. Per portare acqua al proprio mulino l’uno sosteneva l estrema importanza della sceneggiatura, l altro metteva in primo piano la regia. Inevitabile dimostrare le proprie teorie sul campo, girando film da single: The Burning Plan è la prima regia di Guillermo Arriaga, se si escludono due corti di qualche annetto fa, ed è stato presentato all ultimo Festival di Venezia. Niente di nuovo sotto al sole, solita sceneggiatura destrutturata, senza le esagerazioni che si temevano, solita ambientazione sul confine messicano, soliti intrecci narrativi. Fin troppo semplice la trama, fin troppo scontate le coincidenze, esasperati, forse inutili, i reminder tra i tre momenti della sceneggiatura, che inevitabilmente andranno a confluire nel finale. Quello che manca al film è forse il mordente, una potenza che Inarritu riusciva a conferire con l immagine e la messa in scena, qualcosa che riusciva sintetizzarsi con la frammentazione narrativa e creava un tutto con essa.
Mi ha lasciato perplesso. Un paio di nudi frontali, non integrali, della Theron valgono il prezzo del biglietto comunque.

Io continuo a preferire Arriaga come romanziere. Come sceneggiatore trovo abbia dei limiti, mi convince meno.

Visto adesso e sono soddisfatto a metà, anch’io, come Michelangelo, sono un po’ perplesso.
Al film, che comunque non è certo disprezzabile, manca certamente qualcosa ma non riesco ad identificarla.
Il gioco ad incastri tra i diversi piani temporali continua a funzionare anche se stavolta le carte vengono scoperte un po’ troppo in fretta nel senso che tutto è facilmente intuibile.
Però è stata una visione piacevole, bravi tutti gli attori e bella la fotografia. La regia invece mi è parsa molto scolastica, senza una grande personalità.
Una nota negativa è data dalle musiche: banali e poco incisive.

Ottimo il blu ray italiano Medusa che ha il pregio di non avere i sottotitoli forzati nella traccia in lingua originale (in inglese e spagnolo) e un master praticamente perfetto.