Visto ieri notte questo terrificante film di Robert Wise, e fortuna che non l’ho visto da solo. Basato sul romanzo di Shirley Jackson “The Haunting of Hill House”, il film del 63 narra le vicende di un gruppo di “ricercatori” che vogliono verificare l’esistenza del soprannaturale in una casa che dovrebbe essere infestata. Wise riesce a ricreare le atmosfere del romanzo, e crea un’autentica inquietudine, anche grazie alle eccellenti performance dei 4 attori principali, in particolare Julie Harris & Claire Bloom (deliziosa); c’è anche Lois Maxwell (Miss Moneypenny) in una breve parte. Rumori strani, porte che si chiudono, visioni fugaci intraviste con la coda dell’occhio: tutto contribuisce a creare un film veramente pauroso, in cui però non si vede mai nulla nella miglior tradizione 60’s. Wise è un maestro nel creare disagio e paura utilizzando lenti e posizioni di mdp “strambe”, variando in questo modo la geometria della casa e la stessa nostra visione del film, aumentando l’angoscia e l’inquietudine. Ottimo il DVD WB, in formato corretto e anamorfico, oltre alla traccia originale in Inglese ha anche quella in Italiano, un commentary dei 4 attori, del regista Wise e dello sceneggiatore, e un’interessante photogallery, in più si trov a poco (io lo pagai già caro, 9,9 €). Indispensabile per gli amanti dell’horror.
PS: stendo un velo pietoso sul remake, realizzato qualche anno fa, con Liam Neeson e la Zeta-Jones.
Capolavoro del cinema horror e fantastico in generale,per anni sottovalutato e solo di recente riscoperto per la sua reale importanza,da noi grazie anche all’ottima recensione contenuta nel Dizionario dei film del Mereghetti,riesce a spaventare senza mostrare niente,facendo sua la lezione degli horror RKO prodotti da Val Lewton (che Wise conosceva bene avendone diretti due splendidi esemplari,The Curse of the Cat People,il seguito del Bacio della pantera, e The Body Snatcher,con uno straordinario Boris Karloff),grazie ad un uso barocco della macchina da presa e delle inquadrature,quasi wellesiano (Wise del resto era stato il montatore di Citizen Kane e The Magnificent Ambersons),e ad un uso straordinario degli effetti sonori,creando così un’atmosfera di tensione insostenibile che verrà sciolta solo nel finale e riuscendo a far dubitare lo spettatore fino alla fine sulla veridicità dei fenomeni che avvengono nella casa(sono autentici o frutto della mente dei protagonisti?).
Opera immensa e del tutto all’altezza della sua fama: gustato goduto e apprezzato 3 anni fa, anch’io in dvd (prestatomi). Non mi vergogno di dire che in alcuni momenti, senza effettoni (o “acci”) speciali di sorta, ho avuto qualche inaspettato brivido, vista l’atmosfera magistralmente creata dalla regia. Quaranta e rotti anni sulla gobba, ma “mette sotto” ancora quasi tutto il cinema orrorifico-fantastico in circolazione: ho detto poco…
P.S. Il remake con Neeson e la Zeta-Jones? A suo tempo piaciucchiatomi, ma dopo aver visto il film di Wise, di certo non ho voglia di rivederlo!
La scena con la Presenza che tenta di forzare la porta della camera da letto è fra le cose più terrificanti che abbia visto in un film dell’orrore. Mi ha spaventato perfino più del libro della Jackson, e non era facile; del resto Wise era uno specialista in spaventi, come dimostra il suo La Jena. Comunque non sono d’accordo con quanti affermano che sarebbe stato sottovalutato; la sua bellezza ha ispirato una mole di rifacimenti e scopiazzature (pensiamo a film come Dopo la vita o il televisivo Rose Red) e Stephen King lo citava nel suo Danse Macabre (ma lui adora anche il romanzo ispiratore). Concordo sulla pessima qualità del remake di qualche anno fa.
Il mio riferimento alla sottovalutazione del film alludeva naturalmente a quella della critica cinematografica,che purtroppo ha colpito molti altri film di genere soprattutto fantastico e lo stesso regista del film in questione,Wise,per anni considerato niente più che un abile mestierante della regia privo di talento, e non a quella del pubblico e degli appassionati che sicuramente l’hanno amato e apprezzato fin dall’inizio
Boh, io il film l’ho sempre visto lodare sperticatamente dai criticonzoli delle solite guide televisive. Gli stessi che ovviamente esaltano un horror in bianco e nero per rampognare i blood & gore attuali, con filippiche del tipo “questo è il vero cinema del terrore! Altro che Dario Argento e L’Esorcista, il vero horror è quello che spaventa senza mostrare una goccia di sangue e bla bla bla”. Che poi Wise fosse considerato un mestierante non mi sconvolge; lo era, e bisognerebbe accettare una buona volta l’idea che “mestierante” non sia una parolaccia. Il cinema l’han fatto grande proprio i mestieranti, Fulci non negava di esserlo e guarda un po’ i risultati. Se li tengano, i cosiddetti “autori”; magari esistesse ancora quella concezione artigianale del cinema popolare dei tempi che furono…
Il problema è che la critica ha usato il termine “mestierante” sempre con accezione negativa e dispregiativa,succube in questo della teoria degli autori dei cahiers du cinèma,finendo con lo snobbare e sottovalutare registi importanti come Wise e col riflettersi poi nel giudizio critico sui singoli film.Sul fatto che che poi Wise sia stato un mestierante nel senso di sublime artigiano della regia(e prima ancora del montaggio)posso anche essere d’accordo con te.
la moglie del professore appare all’improvviso dalla finestra dell’attico
la sua bellezza ha ispirato una mole di rifacimenti e scopiazzature (pensiamo a film come Dopo la vita o il televisivo Rose Red) e Stephen King lo citava nel suo Danse Macabre (ma lui adora anche il romanzo ispiratore). Concordo sulla pessima qualità del remake di qualche anno fa.
E difatti trovo che ci siano molti riferimenti in Shining.
King lo ha dichiarato apertamente, di essersi ispirato al romanzo della Jackson. L’idea che i due racconti hanno in comune è quella di una casa che assorbendo le nefandezze di cui è stata teatro finisce col diventare un’entità viva, un babau che gioca con la mente dei suoi ospiti materializzandone le peggiori paure. E rimanendo in tema di scene da cardiopalma, pure quella con la protagonista che accende la luce e si rende conto che a stringerle la mano non era la sua compagna di stanza ha messo a dura prova i miei nervi.
Una scena perfetta nel suo equilibrio fra umorismo nero e terrore è quella dove, davanti alla porta che si gonfia sui cardini, il giovane playboy fa: “dottore, non comprerebbe la casa? Gliela vendo per poco.”