The Informers, un film del 2009, diretto da Gregor Jordan.
Ho cercato qui dentro qualcosa su questo film ma non ho trovato nulla. Allora ho cercato ancora. Poi ho cercato un’altra volta. E poi ancora. E poi di nuovo. E di nuovo ancora. E di più. E di su. E di giù. E di sopra. E di sotto. E poi a sinistra. E poi anche a destra. In fondo al corridoio. Dentro al cesso. Nel sottoscala. All’aeroporto. Poi sono andato dal negro. A casa di Caltiki. Dal farmacista. Dal qualunquista. Ho chiesto a Marina. A Martina. A Sabrina. Poi pure a Valentina. Ho messaggiato la Guerritore. Ho scomodato Briatore. Ho insultato il Senatore. Ho poi chiamato Sarkozy. Ho citofonato lì. Infine ho fatto la pipì.
Ma del film, qui dentro, un’emerita sega. Un nulla supremo. Il vuoto perfetto.
Ma è mai possibile?
Tutti al cesso a sparar schizzi, eh?
Ma certo che è possibile.
Da gente che se ne sta in paralisi intellettuale da quando è nata che mi dovrei aspettare? Chiaro: le stesse cose che mi aspetto da gente che apre i topic sui Dream Theater nella sezione “musica” e che poi continua a triturarsi l’uccello con quella cagata di “Expandables”.
Ma un bel dì (anzi era notte) San Giovanna Dalle Lunghe Coscie e Dalla Voglia Tanta venne a me (che poi venni anch’io neh?) e mi disse: - Oh mio bel Morello! A me reca 'l tuo uccello! Ma a loro - quei scimmuniti - porta tanta comprensione, pazienza e turgore!
E così eccomi qui, allora. A fare quanto mi disse la Giovanna (e me ne disse… oh quante me ne disse! E me ne diede… oh quanta ma quanta me ne diede!).
E così vi dico di questo film affascinante, a tratti abbacinante.
E mica per il cast, pieno zeppo di fiche, fichi, zone fiche, ville fiche, piscine fiche, strade fiche, party fichi, auto fiche, fiche fighe, fighe fiche, concerti fichi, fiche in spiaggia, fiche nude, fiche a smorzanadela, fiche con di quelle coscie così sugose che dopo averle viste c’è da correre subito in cucina, aprire il frigo e piazzarsi tutta la granita nel porta-pacco.
E mica perchè c’è una colonna sonora che Stubby, al solo sentire un certo pezzo, gli è venuto su un tal durello che la moglie, finora abituata a santificare i soli dì di festa, d’ora in poi sarà tutta una santificazione.
E mica perchè è piaciuto un mucchio ad Agente.
Mica.
E mica perchè è piaciuto a Sofia Coppola, a Tony Musante, a Nancy Sinatra, ad Iggy Pop, ad Ivan Cattaneo, ai Ricchi & ai Poveri, a Gegè Telesforo, a Boy, a George, a Big, a Jim, al Ken, alla Barbie, ai Massive Attack e pure Isaac Hayes (sempre in gloria) che non l’ha potuto vedere - questo no - pure lui durante il sonno m’ha confidato che l’ha di molto apprezzato!
Mica.
E mica perchè ci piace a me, ci piace a te, ci piace a noi, ci piace a voi, ci piace ad essi.
Mica.
E mica perchè il film l’ha diretto Gregor Jordan.
Mica.
E mica perchè ci stan dietro le zampine di Bret Easton Ellis (beh sì, forse anche).
Mica.
E mica perchè ci sono gli A Flock Of Seagulls.
Mica.
E mica perchè c’è Chris Isaak.
Mica.
E mica perchè c’è Winona Ryder.
Mica.
E mica perchè c’è Billy Bob Tortone.
Mica.
E mica perchè c’è Kim Basinger che più invecchia e più tutti ce la vorremmo scopare come dei cazzutissimi lanzichenecchi a spingi-spingi se-non-chè lei ieri sera m’ha chiamato e m’ha confidato che di voi gliene importa sega.
Mica.
E mica perchè c’è l’ultima apparizione di Brad Renfro.
Mica.
E mica perchè c’è Mickey.
Mica.
E mica perchè c’è Rourke.
Mica.
Ma allora, perchè cazzo è così tanto fico, eh? - mi fa Giorgio Brass ancora incazzatissimo per il fatto che, dopo essersi visionato tre stagioni complete di The Wire in lingua originale e parlando lui l’inglese esattamente come parla il sardo, non ha nemmeno realizzato che si tratta di un poliziesco. - C’è forse le scopate ai feti, eh?
- No, quelle c’è mica.
E allora che cazzo ci sarebbe di così super-ganzo, eh? - mi sacramenta Vent’uccello tutto risentito per la storia dei Dream Theater - Ce lo dici sì o no, eh?
E va bene allora. Ve lo dico il perchè.
Questo film parte subito a tutto pieno di patina, sesso e vizio anni ottanta. Tutta roba che siamo abituati a cavar fuori dal mondo immaginario di Easton Ellis. E magari American Psycho c’è manco piaciuto. I primi minuti sono anche troppo “teen” (almeno per me che sono un cazzo di quarantenne allo sbando), anche troppo “finti” e zeppi di clichè. Ciula, se non ci fosse quel pezzo che ci pompa il 1982 su pel culo, qualcuno potrebbe pure aver già cambiato programma (certo non Stubby che sta già lì a brache calate e, noncurante della figliuolanza, ci da già dentro a tutta manetta). Ma ci vuole proprio meno di un niente per accorgersi della poetica di cui tutta ma proprio tutta la pellicola è intrisa. E altro che American Psycho, Dawson Creek o come diamine si intitolava quel cazzo di telefilm anni novanta dove c’erano quei sedicenti sedicenni che se la spassavano sui pontili del lungo-fiume. Il film è un cazzo di urlo muto, davvero estremo, che solo ogni tanto sembra placarsi in quei quintali di moquette piazzati ovunque. Ma la patina, che ovunque giace, è funzionale nel veicolare un’alienazione che mai riposa. Qui non c’è violenza che si esprime con sangue o bieca truculenza ma sono soprattutto le nudità, esteriori e soprattutto interiori, a farsi protagoniste del dramma. Il dramma di esistenze che assistono passive allo scivolare dei loro destini, ben al di là della linea di stop.
Non serve raccontare molto altro di questo film. Non serve perchè questo, più che uno di quei lungometraggi che poi ci si racconta tutto fra amici, è uno di quei film che poi ci si racconta tutto da soli. A tu-per-tu con la propria sensibilità e con i propri vuoti. Gli stessi attori - e che popò di attori che abbiamo qui - sono come appiccicati ai margini della storia. In secondo piano rispetto al non-senso che tutto uccide. Il film poi, non finisce. Dopo gli ultimi minuti, infatti, si rimane come “in sospensione”. Continuando a scivolare nell’infinito vuoto dell’ultima sequenza - davvero spiazzante nella sua immensa genialità - che sintetizza e sublima tutto il senso del film.
Questo è un film estremamente drammatico, chiariamo subito. Ma non è un film per chi si avvicina al cinema come se fosse pastorizia. Non è roba per chi chiede sempre le fette vicine al culo “perchè-c’è-più-grasso-e-mi-sento-più-uomo”. Non proprio.
Il fatto che la pellicola si beva bene, come se in realtà fosse meno alcoolica di quello che in realtà è, è un gioco che può divertire. Butti giù e poi stai a vedere se ce la fai a guidare. Il bello è che sono in tanti a dire di riuscire a guidare dopo due martini. Loro mettono in moto. L’auto si muove innanzi e questi si credono dei cazzuti mammasantissimi. Quando arrivano a casa, però, provate a chiedere loro che hanno visto durante il viaggio. Ecco, sta tutto lì.
Quindi non mi sorprenderò se qualcuno di voi mi dirà che ha visto un film così-così. O cosà-cosà. Oppure che “Due mafiosi contro Goldigger” gli è molto più duro. Non mi metterò a questionare, a cercare di convincervi o chessò, a succhiarvelo fino all’alba dei morti viventi.
Sarebbe un po’ come cercare di cavare acqua dal sole.
Awanagana!