The Internet's Own Boy: The Story of Aaron Swartz (B. Knappenberger - 2014)

Ottimo documentario che racconta la vita di uno dei grandi geni dell’informatica, morto suicida a 26 anni nel 2013, visto la scorsa notte su Netflix, la piattaforma di film e serie tv in streaming, per la quale pago regolarmente con la carta postepay l’abbonamento mensile. Il merito maggiore del film risiede a mio avviso nella chiarezza con la quale viene illustrato e spiegato il percorso di progressiva presa di coscienza politica del protagonista, senza alcuna forzatura ideologica e senza strizzatine d’occhio ad alcuna causa specifica. Ciò che emerge, è il ritratto di un giovane - in questo come ce ne sono tanti - che aveva come obiettivo nella vita quello di tentare di rendere il mondo in cui viveva un posto migliore. Swartz aveva un’idea fissa: la condivisione del sapere, libero e accessibile a chiunque. Siccome era un genio, e siccome faceva paura, gliela hanno fatta pagare. Sconsigliato ai fans di Steve Jobs, Mark Zuckerberg e affini: Swartz poteva infatti diventare pure lui miliardario, ma fece la scelta di percorrere un’altra strada, fregandosene dei soldi. Si può essere più pericolosi di così?